MESSINA. Si chiamano “contribuenti fantasma” (e non sono nè contribuenti, perchè non pagano tasse e tributi, nè fantasmi, perchè sono vivi e vegeti), e costano al comune di Messina più o meno venti milioni all’anno di mancate entrate correnti.

E’ il risultato del colloquio di stamattina tra il sindaco Cateno De luca, la sua giunta ed il dirigente ai Tributi Antonino Cama: “La riunione si è focalizzata – ha sottolineato il Sindaco – sull’attuale anomalia riguardante il mancato collegamento telematico tra i vari dipartimenti e tra uffici anche di medesimi dipartimenti, che non hanno consentito di avere una banca dati unica dei contribuenti, accentuando così il fenomeno dei cosiddetti ‘contribuenti fantasma’ che ad oggi sfuggono a qualunque forma di compartecipazione tributaria. Le stime in merito al fenomeno dei “contribuenti fantasma” si aggirano ad oltre il 20 per cento della complessiva base impositiva per l’ammanco di circa 20 milioni di euro l’anno di entrate correnti“. 

Un problema che attanaglia Palazzo Zanca da sempre. Nella relazione di 55 pagine alla Corte dei conti, si parla di “assenza di entrate accertate relativamente a Tosap/Cosap (occupazione suolo)” e “bassa o pressochè assente” percentuale di riscossione dei tributi sulla spazzatura, Tarsu, Tia e Tares (quindi risalente ad almeno dieci anni addietro), che arrivano ad un misero 13,36%, o addirittura l’inesistente tasso di riscossione di “altri tributi”, che ammonta allo 0,1%.

Poi ci sono le multe per infrazioni al codice della strada. E anche qui, pagano in pochi: 8,73%, e valore decrescente, dato che era del 9,19% nel 2014 e dell’11,43% nel 2013. Quindi la “bassa o pressochè assente percentuale di riscossione per quanto concerne il recupero dell’evasione Tarsu, Tares e Tari: due milioni e 600mila euro appena.

In tale ottica si è concordato di istituire una task force interdipartimentale denominata ‘ufficio unico delle entrate municipali’ finalizzata alla creazione di una sola banca dati per ogni singolo contribuente con un servizio unico di accertamento e riscossione. Anche in merito al patrimonio municipale si è avuto modo di evidenziare alcune anomalie con particolare riferimento al mancato aggiornamento dell’inventario con evidente disallineamento dello stato giuridico di una parte dei beni di proprietà del Comune. Cama evidenzia che deve essere svolta un’intensa attività di recupero crediti tributari sia sotto il profilo del recupero dei crediti (il residuo attivo in bilancio) sia per quanto attiene i crediti dei soggetti evasori dei tributi degli ultimi cinque anni in quanto non prescritti”.

Il Comune di Messina ha attualmente un contenzioso in corso con Riscossione Sicilia (con ricorso rigettato in primo grado) per 62 milioni di euro di “indennizzo pari al non riscosso“, e riguardava “l’accertamento dei crediti riscossi e non versati.

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Maria Capaldo
Maria Capaldo
20 Luglio 2018 13:47

Tanto a loro cosa importa?????ci sono dei coglioni che pagano anche x loro xche disturbarti. ..uomini di malaffare speriamo finiscano se ruberie xche di questo si tratta