MESSINA. Il 20 e 21 Luglio la città di Messina ospiterà nuovamente la Freedom Flottilla, ovvero la coalizione internazionale costituita da attiviste/i per i diritti umani, giornalisti, reporters, parlamentari, politici, sindacalisti, studiosi, artisti, che da anni cerca pacificamente di violare il blocco navale della Striscia di Gaza “per accendere i riflettori dei media e l’attenzione delle istituzioni di tutto il mondo sulla drammatica segregazione in cui versa il popolo palestinese”.

Il programma dell’iniziativa prevede per la sera di venerdì, dalle 18 in poi, un momento dedicato all’animazione, con disegni e musica per bambini e interventi della coalizione internazionale. Il giorno successivo, invece, si terrà al Salone delle Bandiere di Palazzo Zanca, alle 11, l’ormai consueto incontro delle/gli attiviste/i e membri dell’equipaggio con la stampa cittadina. Alle 18 seguirà incontro-dibattito con i pescatori messinesi sulla pesca e un collegamento skype presso la sede della Pro Loco Capo Peloro con gli stessi pescatori di Gaza, a cui è dedicata l’iniziativa.  Al momento hanno aderito all’iniziativa: Articolo Uno Movimento Democratico e Progressista Messina, Associazione Smasher, Cambiamo Messina dal Basso, Circolo ARCI Thomas Sankara, Comunità Islamica e Centro islamico italiano, Comunità palestinese Messina, Coordinamento siciliano di solidarietà alla Palestina, CUB Sicilia, Democrazia e Lavoro CGIL – Messina, Frida Onlus, Partito della Rifondazione comunista, Potere al popolo! Messina, Sinistra italiana – Messina.

Tutte le organizzazioni aderenti hanno organizzato momenti di confronto e informazione per una presa di coscienza collettiva  e saranno il loro supporto al viaggio della Freedom Flottila verso Gaza, “manifestando la loro solidarietà, la lotta e la vicinanza con un caloroso benvenuto a Messina venerdì 20 luglio alle 18 alla Passeggiata a mare”.

«Ogni anno donne e uomini di paesi diversi in solidarietà con gli occupati dal governo israeliano – si legge in una nota – tentano di arrivare a Gaza per portare visibilità alle loro condizioni di vita disumane e umilianti. La quotidianità a Gaza, infatti, è fatta di blocchi militari che impediscono la libera circolazione, abusi da parte delle forze di occupazione israeliane, persecuzioni politiche e giudiziarie attraverso incarcerazioni in prigioni militari, negazione del diritto alla manifestazione, all’espressione, all’assistenza legale, depredazione da parte sempre delle autorità israeliane delle risorse territoriali palestinesi, povertà, bombardamenti. Le testimonianze di questa prigione a cielo aperto sono innumerevoli e fra quelle che sentiamo più vicine, ricordiamo il diario del giornalista-attivista per la pace Vittorio Arrigoni, che fu unico corrispondente italiano a Gaza durante l’operazione militare israeliana “Piombo fuso” avviata il 27 dicembre 2008 e il cui bilancio in termini di vite umane fu di 1500 palestinesi uccisi, molti dei quali bambini, e di circa 5000 feriti. Soltanto qualche anno dopo – prosegue il comunicato –  lo stesso  stato di Israele ha avviato una nuova offensiva militare con l’operazione “Protective Edge” (margine protettivo)  nel luglio e agosto del 2014, per la quale le Nazioni Unite hanno stimato  2.104 abitanti di Gaza uccisi – 1.462 dei quali (il 69 %) erano civili e tra cui 495 bambini, a fronte, sul versante opposto, di 6 civili israeliani e 66 soldati uccisi. Durante la protesta palestinese “Marcia del ritorno” 139 vittime e più di 2700 feriti (dati del Ministero della salute di Gaza), culminando nell’uccisione lo scorso 15 luglio dei due adolescenti Amir al Nimra,15 anni e Louai Kahil, 16, periti nei bombardamenti che hanno distrutto l’ex biblioteca nazionale di GazaOgni anno la Freedom Flottilla, unitamente al principale obiettivo di rompere il silenzio su Gaza, abbraccia temi specifici che contraddistinguono bisogni e lotte della resistenza palestinese e quest’anno il tema scelto è quello della difficile condizione dei pescatori palestinesi, che per via del blocco navale e dei progressivi restringimenti e divieti nella navigazione, vengono continuamente vessati, impoveriti, viene impedito loro di lavorare e se ne mette in serio pericolo la sopravvivenza. È notizia di ieri infatti – si legge nella nota – che “Israele riduce la zona di pesca e chiude il valico a Gaza”, come riportato da Gaza-IMEMC News: “La decisione include la riduzione della zona di pesca di Gaza dalle sei alle tre miglia nautiche, anche questo fino a nuovo avviso, e per le stesse “ragioni”. Ci sono più di 4 mila pescatori e circa 700 imbarcazioni nella Striscia di Gaza che forniscono mezzi di sussistenza ad almeno 70 mila palestinesi, mentre l’esercito e la marina israeliani continuano ad attaccarli, rapirli e a confiscare le loro barche. Hanno, inoltre, provocato decine di vittime. Vale la pena ricordare che, in base agli Accordi di pace di Oslo, firmati tra Israele e l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina nel 1993, la zona di pesca venne fissata a venti miglia nautiche, dove i palestinesi avrebbero potuto pescare e navigare, ma Israele continua a violare l’accordo”».

 

 

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