Duomo e centro storico

 

Un poligono irregolare vasto e armonioso, circondato da imponenti palazzi (ancora senza sopraelevazioni e baraccopoli sui tetti). È così che si presenta il “cuore di Messina” nell’ultimo decennio dell’Ottocento, vent’anni prima del sisma che squarciò per sempre il volto della città. A mutare, rispetto all’immagine attuale, è la stessa Cattedrale (all’epoca priva del Campanile, crollato in parte con il terremoto del 1783 e demolito interamente nel 1863), ma anche l’abitato intorno e l’assetto urbano. Da un parte la lunga e affollata via I° Settembre (già Austria), con le Quattro Fontane disegnate da Giacomo Calcagni all’incrocio con via Cardines; dall’altro, fra i palazzi Musolino e Raffa, la piccola via dei Librai che conduce sul corso Cavour.

Scenografici gli edifici: di fronte alla Cattedrale l’ex Casa dei Padri Minoriti, sede del Comando della Divisione Militare, e il Palazzo dell’Appalto; accanto al Duomo, a ridosso di via Pianellari, il Palazzo Pulejo.

 

Piazza Duomo, albumina, L.Mauro, 1890 c.a. (tratta da Messina Cento e più anni fa)

 

Piazza Duomo, albumina, Ignoto, inizi secolo XX (tratta da Messina Cento e più anni fa)


Corso Cavour e la Strada dei Monasteri

 

A nord-ovest di Piazza Duomo, percorrendo la breve via dei Librai, ci si inoltra sul Corso Cavour prima di giungere a Piazza dell’Annunziata, con al centro il monumento eretto in onore di Don Giovanni d’Austria, opera in bronzo di Andrea Calamech (1572). È in quello slargo, a sinistra, che sorge la maestosa Chiesa della SS. Annunziata dei Teatini, con il prospetto disegnato da Guarino Guarini. Poco più avanti, procedendo verso il torrente Boccetta, ecco invece le Fontanelle dei Quattro Cavallucci, realizzate nel 1742 da Giovan Battista Marino.

Più in alto, parallela a Corso Cavour, si trova la Strada dei Monasteri, l’arteria più importante della Messina medievale, con la splendida Chiesa di San Gregorio, fatta costruire sul colle della Caperrina sui resti dell’antico Tempio di Giove. A breve distanza, in un dedalo di stradine piene di chiese e palazzi, ci si imbatte quindi nella Chiesa di S. Maria della Scala, nel teatro La Munizione, inaugurato nel 1897 dopo il restyling del 1895, e in Santa Maria della Pietà, all’interno del Monte di Pietà. Più in alto, come ultimo baluardo dello sguardo a nord, troneggia il castello di Rocca Guelfonia, con il carcere giudiziario e l’antica torre ottagonale.

 

Piazza Dell’Annunziata con la statua di Don Giovanni d’Austria, albumina, L.Mauro, 1890 c.a. (tratta da Messina Cento e più anni fa)

 

Teatro La Munizione, prospetto, cartolina postale inizi XX secolo (tratta da Messina Cento e più anni fa)

 

Chiesa di San Gregorio, prospetto con il campanile, albumina, ignoto, fine XX (tratta da Messina Cento e più anni fa)

 

Chiesa di Santa Maria della Pietà, prospetto e scalinata, albumina, L.Mauro, 1890 c.a. (tratta da Messina Cento e più anni fa)

 

Chiesa di Santa Maria della Scala, albumina, L. Mauro, 1890 c.a (tratta da Messina Cento e più anni fa)

 

Rocca Guelfonia, albumina, ignoto, inizi XX secolo (tratta da Messina Cento e più anni fa)


Via Garibaldi, Boccetta e villa Mazzini

 

Cuore pulsante di Messina, chiamata in precedenza Via Ferdinanda, la Strada Garibaldi è la via più aristocratica e frequentata della città, piena di negozi, alberghi, banche, ritrovi eleganti, dimore signorili e monumenti, fra cui il Teatro Vittorio Emanuele e il palazzo del Banco di Sicilia (già Palazzo Cianciafara). Il colpo d’occhio è da film, con i calessi trainati dai cavalli, la gente a passeggio sui marciapiedi, Porta Messina sulla destra e gli eleganti candelabri in ferro battuto realizzati alla fine del secolo dalla ditta “Celesti & Fratelli”. Fra i luoghi più frequentati, l’ampia piazza d’innanzi al Municipio, ultimato nel 1828 e inserito all’interno della nuova Palazzata, con due ingressi principali, uno su via Garibaldi, l’altro su via Vittorio Emanuele.

Lunga circa due chilometri, la strada si estende a nord fino al torrente Boccetta (del tutto diverso dall’attuale arteria), nei cui pressi sorge una quasi irriconoscibile Villa Mazzini, con accanto la chiesa di San Giovanni di Malta.

 

Strada Garibaldi, albumina, L.Mauro, 1890 c.a. (tratta da Messina Cento e più anni fa)

 

Piazza del Municipio e Strada Garibaldi, cartolina postale, inizi XX secolo (tratta da Messina Cento e più anni fa)

 

Torrente Boccetta visto da Corso Cavour, cartolina postale, inizi XX secolo (tratta da Messina Cento e più anni fa)


Corso Vittorio Emanuele

 

Adesso non è nient’altro che una lunga arteria destinata alla autovetture e al tram. Un non-luogo in pieno centro privato perfino del suo affaccio sul mare. Eppure un tempo, il Corso Vittorio Emanuele, per il popolo “La Marina”, era uno dei centri nevralgici della città, che prendeva il via dal porto e proseguiva per chilometri e chilometri fiancheggiando la “nuova” Palazzata, con al centro il Municipio, posto di fronte allo Scalo di Marmo, realizzato nel 1855 su disegno dell’architetto Giacomo Fiore. È qui, fra pescatori, mercanti e imprenditori (nei paraggi avevano sede gli uffici della “W. Sanderson & Sons”) che sbarcavano i passeggeri dalle navi, a poca distanza dalla Pescheria, dal Chiosco sormontato da una cupola “orientale” (poi spostato a Piazza Cairoli) e dalla Fontana del Nettuno, scolpita nel 1557 dal Montorsoli. La statua posta alla sommità, copia di Gregorio Zappalà datata 1888, era allora rivolta verso il centro urbano, con il dio del mare posto su un piedistallo e fiancheggiato dai mostri Scilla e Cariddi.

 

Corso Vittorio Emanuele, pescheria e chiosco, albumina, L.Mauro, 1890 c.a. (tratta da Messina Cento e più anni fa)

 

Corso Vittorio Emanuele, Fontana del Nettuno, albumina, L. Mauro, 1890 c.a. (tratta da Messina Cento e più anni fa)


La litoranea nord

 

Al termine del Corso Vittorio Emanuele, una grande area verde rappresenta l’affaccio cittadino sullo Stretto: è il Giardino a Mare, comunemente inteso come “Chalet”, dal nome del padiglione in stile svizzero, posizionato all’interno, che funziona da bar-ristorante. Spiccano, nell’area, la vegetazione curata, il laghetto artificiale (dove vennero trasferiti i Quattro Cavallucci), la fontana di ghisa e il Gazebo della Musica.

Procedendo verso nord, oltrepassato il Viale Principe Amedeo, con il palazzo Bonanno, la Villa Rizzotti-Lella e la Chiesa di San Francesco di Paola, si giunge alla Riviera del Ringo, con gli stabilimenti balneari “La Trinacria” e “La Vittoria”.

Oltrepassata la foce del torrente Annunziata l’abitato si dirada: a bordo del tram a vapore che conduce fino all’estrema punta della Sicilia si attraversano le contrade di Paradiso e Contemplazione, con le case basse e le colline incontaminate, per poi giungere al villaggio di pescatori di Pace, con la Chiesa di Santa Maria della Grotta, e quindi al Lago Grande di Ganzirri, sulle cui rive sorge la celebre “Trattoria della Napoletana”, uno dei principali ritrovi dell’epoca, di proprietà di Antonio La Torre. L’ultimo scalo è al sobborgo di Faro, con il relitto del piroscafo “Amerique” arenato sulla spiaggia (siamo agli inizi del ‘900) e lo splendido panorama che si gode dalla cima di Torre Faro, a “duecento gradini” sul livello del mare.

 

Giardino a mare, Gazebo della musica, albumina, ignoto, inizi XX secolo (tratta da Messina Cento e più anni fa)

 

Pace, Chiesa di Santa Maria della Grotta, cartolina postale, inizi XX secolo (tratta da Messina Cento e più anni fa)

 

Ganzirri, cartolina postale, inizi XX secolo (tratta da Messina Cento e più anni fa)

 

 

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