MESSINA. La sentenza è attesa nel pomeriggio quando, dopo la replica dell’accusa alle deduzioni del collegio difensivo, la prima sezione penale del Tribunale di Messina, composta da Maria Pina Scolaro, Massimiliano Micali e dalla presidente Silvana Grasso si riunirà in camera di consiglio e ne verrà fuori col destino del deputato di Forza Italia Francantonio Genovese, accusato di associazione a delinquere, riciclaggio, peculato, frode fiscale, truffa e tentata concussione.

Le richieste dell’accusa, l’aggiunto Sebastiano Ardita, i sostituti Antonio Carchietti e Fabrizio Monaco sono di 11 anni per il deputato di Forza Italia e 5 anni e sei mesi per Franco Rinaldi. Sei anni per le mogli dei due deputati di Forza Italia a Roma e in Sicilia, cioè per le sorelle Chiara ed Elena Schirò e più di un milione di euro di sanzioni pecunarie per gli enti di Formazione.

Il processo è durato meno di due anni – la prima udienza era stata nel febbraio del 2015 – ed ha avuto testimoni illustri come l’ex ministro della coesione economica, Fabrizio Barca, l’ex dirigente della Formazione, Ludovico Albert e il governatore Rosario Crocetta, che ha dichiarato di non aver “mai parlato di Formazione con Genovese”.

Per Genovese è la seconda pronuncia di una corte in pochi giorni: lo scorso 19 gennaio, il collegio tributario regionale lo ha condannato al pagamento di tasse su 16 milioni di euro, ovvero la cifra che avrebbe sottratto al fisco, depositandola in una banca svizzera.

Le tappe della vicenda:

Maggio 2013: il gip Giovanni De Marco firma la proroga delle indagini, appare così per la prima volta il nome di Francantonio Genovese e del cognato Franco Rinaldi nelle indagini della procura messinese sulla Formazione.

Maggio 2014: La giunta per le autorizzazioni, presieduta da Ignazio La Russa dice sì alla richiesta di arresto della procura. È il 7 maggio, il 15 sarà la Camera a dare il consenso. Al termine del voto Genovese volerà subito sullo Stretto e dopo un breve passaggio nella villa di Faro si consegnerà alla giustizia. Resterà in carcere pochi giorni ma ci tornerà. Il gip infatti gli concede i domiciliari ma la procura ricorre al Tribunale della libertà.

Gennaio 2015: Il Riesame accoglie il ricorso della procura. Genovese rientrerà in carcere dove resterà per sette mesi. Il luglio successivo otterrà i domiciliari. 

Febbraio 2015: Inizia il processo Corsi d’Oro 2 a carico di Genovese

Novembre 2015: Revoca dei domiciliari: ma può ricevere ospiti. Sullo Stretto si precipita Gianfranco Micciché: sarà così che il ras dello Stretto dirà addio al Partito Democratico per passare in Forza Italia.

A carico del deputato del Pd c’è ancora l’obbligo di firma.

Luglio 2016: Undici anni a Genovese, 5 anni e sei mesi a Franco Rinaldi. Questa la richiesta di Sebastiano Ardita, Antonio Carchietti e Fabrizio Monaco. Seconda la procura è emersa “una rete estesa e preoccupante di complicità in palese conflitto di interessi” che ha sottratto “importanti risorse ad un settore vitale come la formazione professionale con tanti giovani in cerca di occupazione” per reati che “appaiono di rilevante gravità, per le responsabilità pubbliche di chi le commette”.

La procura chiede una condanna a sei anni per le mogli dei due deputati di Forza Italia a Roma e in Sicilia, cioè per le sorelle Chiara ed Elena Schirò e più di un milione di euro in sanzioni pecuniarie per gli enti di Formazione. Per Lamacchia e l’ex segretaria e tesoriera del Pd, Concetta Cannavò, sono state sollevate dai procuratori le attenuanti generiche, per loro la procura ha chiesto una condanna a due anni e due mesi per il primo e due anni e sei mesi per la Cannavò.

 

Le testimonianze chiave durante il processo:

È l’11 novembre del 2015. Due testimonianze incastrano Genovese. La prima sarà quella di Salvatore Lamacchia, ex capo della segreteria particolare dell’assessorato alla Formazione e uomo fidato del deputato. 

Lamacchia confermerà la testimonianza di Ludovico Albert, che solo pochi giorni prima aveva dichiarato di avere ricevuto delle chiare avvertenze dall’ex sindaco di Messina: «L’onorevole non fu tenero, mi disse: ti dovremo attaccare a 360 gradi». Un attacco, secondo quanto riferisce l’ex dirigente della Formazione, perché Albert non avrebbe voluto dare vantaggi alla Training, una delle tante società riconducibili a Genovese. Lamacchia conferma che la conversazione è avvenuta e i toni erano stati quelli. Per questo Ardita chiederà l’iscrizione di un nuovo reato: tentata concussione. Lo stesso giorno testimonia l’ex segretaria del deputato, nonché tesoriera del Pd sullo Stretto. Di fronte ai giudici della prima sezione penale di Messina l’ex segretaria, Concetta Cannavò, si dichiara profondamente “delusa” da Genovese:  «Io mi fidavo di lui, mi accorsi di quanto avevo firmato solo quando sono stata arrestata».

Tutti i reati contestati:

associazione a delinquere, riciclaggio, peculato, frode fiscale, truffa e tentata concussione.

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