Grande è la confusione sotto il cielo, quindi la situazione è eccellente. Non so se il Commissario del Pd di Messina Ernesto Carbone conosce questo pensiero del Presidente Mao, ma c’è da dire che Carbone ha dato un grande contributo, nel suo ruolo, a creare una situazione di confusione nella vicenda politico-amministrativa del Comune di Messina e nel Pd, partito mai nato dopo l’esodo di Francantonio Genovese e dei suoi verso destra. Nessuno può dimenticare il modo come è stata gestita la questione della mozione di sfiducia, del teatrino di “ un passo avanti e due indietro “, del “voglio ma non posso” e via di seguito.
Certo sarebbe ingeneroso scaricare tutte le responsabilità dei ritardi sulle spalle di Ernesto Carbone.
Altri, e mi riferisco a Sicilia Futura dell’onorevole Beppe Picciolo e all’ UDC di Gianpiero D’Alia, hanno concorso a fasi alterne, in questi mesi, al gioco del rimando, nel tentativo di trovare un posizionamento favorevole di parte. E tutto questo mentre il giudizio negativo nei confronti di Renato Accorinti, della sua Giunta e del loro operato si allargava a dismisura nell’opinione pubblica, interessando persino La Gazzetta del Sud che, all’inizio di questa esperienza amministrativa, aveva mostrato un grande interesse. Un giudizio fortemente negativo che è agli atti dei ripetuti pronunciamenti del Pd, di Sicilia Futura, dell’Udc e di Ncd. Nelle ultime settimane c’è stata un’accelerazione nel percorso che ha portato alla mozione di sfiducia. Accelerazione dovuta, forse, a un rinnovato attivismo di D’Alia, impegnato in una partita politica complicata a livello regionale e per la sopravvivenza del suo movimento a livello nazionale. E’ vero che le 17 firme si raggiungono con quelle di Emilia Barrile, di Peppuccio Santalco, di Nora Scuderi e di Carlo Cantali di cui il riferimento politico è l’onorevole Genovese. Non tutti i consiglieri comunali che fanno riferimento a Genovese hanno firmato la mozione, per cui non è dato sapere se i quattro consiglieri hanno agito a titolo personale o in base ad un’ astuta strategia partorita nelle stanze di 1° settembre. Lo vedremo nei prossimi giorni.
Non hanno ancora firmato i consiglieri comunali che fanno riferimento all’onorevole Picciolo e a Sicilia Futura che, pur ribadendo il giudizio fortemente negativo sull’esperienza Accorinti, hanno deciso di fare un passaggio democratico all’interno del proprio movimento.
Se sono rose fioriranno.
Per il Pd le cose sono più complicate, come da manuale. Quindici mesi e più di commissariamento, la mancanza di luoghi di confronto tra gli iscritti ( che tra l’altro non ci sono perché da 15 mesi sono tutti pre-aderenti e in una condizione di purgatorio ). L’assenza e/o l’insufficienza dell’iniziativa politica, coordinata sul territorio, attorno alle questioni più scottanti della condizione economica e sociale di Messina e della sua Provincia, hanno portato questo Partito, sfibrato e sfilacciato, in una condizione di grande difficoltà all’appuntamento con la “ mozione di sfiducia “.
C’è grande confusione, ma la situazione non è eccellente per il Pd messinese. C’è sicuramente una grande responsabilità del Commissario Carbone, che non si è mostrato all’altezza del compito che gli era stato affidato dalla Direzione nazionale: ricostruire e rilanciare il partito nella realtà messinese dopo l’uscita di Genovese e dei suoi.
Immobilismo, assenza delle proposte del Partito sui grandi temi che hanno interessato Messina e la sua provincia, incapacità nel ricostruire una comunità politica ferita e smarrita dalle vicende giudiziarie del suo principale esponente politico. Se oggi ci sono ancora le condizioni di una ripresa, si deve all’abnegazione e al sacrificio di tanti nelle istituzioni e nelle realtà dei comuni, che, spesso in solitudine, hanno agito, in questa lunga vacatio del partito organizzato, nel mantenere viva in qualche modo la presenza del Pd.
Sciagurata è stata l’idea che, portando a Messina qualche ministro e qualche sottosegretario, si potesse surrogare la mancanza di iniziativa politica e l’incapacità di dare al partito una valida piattaforma programmatica e si potesse così fare diventare il PD soggetto politico centrale nella situazione politica di Messina. Ho tentano di ricordare a tutti che “ asfaltar no es gubernar “ e che un partito vive ed è “ necessario “ quando è capace di discutere al suo interno, con un confronto anche aspro tra i suoi iscritti, capace di definire una sua linea politica e programmatica, che deve sapere fare vivere nell’iniziativa concreta, giorno per giorno, e nella capacità di costruire alleanze.
Niente di tutto questo, ma non sarei sincero se non dicessi che non solo il Commissario è responsabile per tutto questo, ma c’è anche una qualche responsabilità anche nostra perché non abbiamo saputo reagire con la fermezza necessaria. La mozione di sfiducia, al di là se verrà approvata o meno, mette il PD di fronte alle proprie responsabilità e lo interroga sulle sue capacità di assolvere al ruolo di partito “ necessario “ per il cambiamento nella realtà messinese.
Da come conosco il Pd messinese nella città e nella provincia, si può affermare, con cognizione di causa, che, al suo interno, è pieno di energie e intelligenze vive, di personalità capaci di fare recuperare, in un lasso di tempo ragionevolmente, il terreno perduto. Per questo è essenziale chiudere subito la fase di commissariamento, confermare la data del congresso per il 18 febbraio o.al più tardi, il 25, fare approvare, nei prossimi giorni, dalla Commissione nazionale dei Garanti il regolamento per il Congresso straordinario e per il tesseramento e fare uscire i pre-aderenti dal purgatorio dando loro lo status di iscritti, cancellando così una umiliazione insopportabile.
La lunga pausa di 15 mesi di commissariamento e la fase nuova aperta dalla presentazione della mozione di sfiducia e, se dovesse passare, l’esigenza di costruire uno schieramento di forze alternativo al centro-destra e all’inconcludenza dell’esperienza Accorinti, richiedono al Pd un grande sforzo di iniziativa politica che potrebbe sostenere, nelle condizioni date, solo con un serio accordo unitario tra le sue componenti, sganciato dal gioco delle correnti nazionali e sapendo che tutti debbono partecipare alla ricostruzione del partito messinese ed alla sua politica, non confondendo mai il confronto vero, anche se aspro, con la litigiosità.
Hic Rodhus hic salta.