MESSINA. Ventisei biglietti per il “Concerto grosso” di maggio 2017. Quaranta per “I Siciliani di Antonio Caldarella”. Spettacoli con 194 presenze. Sono i dati sventolati da Matteo Pappalardo, direttore artistico della sezione musica del teatro Vittorio Emanuele di Messina, che insieme alla collega alla prosa Simona Celi, in una conferenza stampa dall’aspetto molto simbolico (tavolo con drappo rosso al centro del palcoscenico, illuminato da due spot”, hanno svelato un po’ di cifre sulle precedenti gestioni artistiche, lanciando un  messaggio confortante: “La stagione é pronta ed il teatro non è affatto morto”.

Due fatti che si portanno verificare solo a condizione che, sottolinea “La politica operi le sue scelte in tempi brevi, con scadenze nell’immediato“. Perchè al Vittorio Emanuele c’è una mancanza di organi di governance che va avanti dall’inizio dell’estate: dalle nomine del sindaco Cateno De Luca stoppate dalla Regione per uno statuto da modificare. “Quando potremo recuperare al Traviata, prevista a maggio e rinviata? Quando potranno iniziare le stagioni? Non possiamo non vogliamo sostituirci agli organi di governance, presidente, consiglio d’amministrazione e soprintendente, però in due anni di mandato abbiamo avuto un commissario straordinario, un presidente, un commissario ad acta e non si sa con chi in futuro. Vi sembra normale?”

Dopo il grido d’allarme, però, è la volta di qualche sassolino nelle scarpe: “Non intendo restare inerme davanti a chi mistifica la realtà”, spiega Pappalardo mentre sciorina i catastrofici dati sullo sbigliettamento e sugli incassi delle precedenti gestioni, e li mette a confronto con le quasi duemila presenze della Carmen di febbraio 2018, o con le 2446 del musical “La regina di ghiaccio”.

I numeri forniti da Pappalardo parlano chiaro: ventiquattro spettacoli, oltre 220 mila euro d’incassi per quasi 11.600 spettatori, con una media di spettatori di 482,96 persone e di incassi di oltre novemila euro. La stagione precedente, 2016-2017, contro i sei spettacoli, 1573 spettatori e meno di 19mila euro di incazzi della stagione precedente.

A fargli eco è Simona Celi: “E’ il 56% di pubblico in più rispetto alle precedenti stagioni, ma siamo stati abbandonati dalla politica, e nessuno ci ha mai spalleggiato. Il teatro ha attività costante, eppure c’è stata la corsa a chi lanciava veleno. Quando si scrive “il teatro è morto” è un danno per chi vorrebbe abbonarsi, per l’immagine dell’ente stesso, per le compagnie che hanno già preso impegni con noi. Non è vero che “tutti amiamo il teatro”. Ora basta, siamo oltre la deadline: chiedo alla deputazione regionale di proteggere questo teatro, perchè se passa ancora tempo senza che sia chiara la governance, e che approvi la nuova stagione non potremo fare gli abbonamenti, le compagnie non ci saranno più, i progetti con le scuole non si faranno”. La conclusione è di speranza: “Il teatro è economicamente a posto, i conti si sono ripianati. Manca la logica di teatro normale, speriamo arrivi”.

Perchè accada, è necessario che l’assessore regionale allo Spettacolo Sandro Pappalardo nomini la governance del Teatro, perchè il compito del commissario ad acta arrivato in città da poco è solo quello di approvare i bilanci (di giugno) e di aggiornare lo statuto.

 

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