Il Comitato Italiano di Reinserimento Sociale, presidente Maria Celeste Celi, incontra il sottosegretario di Stato per la famiglia e le disabilità, Vincenzo Zoccano. L’incontro, che si è svolto presso la sede del Ministero della Famiglia è stata un’importante occasione di confronto con il Sottosegretario sui temi inerenti la violenza sulle donne, il problema del inserimento sociale di persone svantaggiate e la formazione dei giovani.
“Noi – dichiara Maria Celeste Celi – non siamo venuti qui, oggi, per chiedere, ma per dare. Il Cirs si occupa di supporto alle donne che vivono situazioni di difficoltà, ed anche di disabilità, da più di 50 anni. Vogliamo mettere a disposizione le conoscenze e le metodologie che abbiamo acquisito. Le azioni della nostra associazione mirano a superare l’assistenzialismo, e sono soprattutto educative ed istruttive, finalizzate alla prevenzione e all’inserimento lavorativo. Bisogna lavorare in sinergia con le istituzioni, le altre realtà presenti nel settore dell’aiuto ai più deboli. Dobbiamo essere capaci di mettere da parte divisioni e diffidenze, e riuscire a fare squadra. Non esistono infatti soluzioni di tipo generale. Questo è un settore dove ogni caso va affrontato nella sua specificità, in maniera diversa e con approcci che cambiano anche a seconda del contesto geografico e sociale in cui si opera”.
“Proprio di recente – continua il sottosegretario Vincenzo Zoccano – si è tenuta la prima riunione del Comitato Tecnico Antiviolenza, organismo costituito da questo governo. Il contrasto alla violenza sulle donne, la tutela dei più deboli, dare forza e concretezza alla frase ‘nessuno deve rimanere indietro’ è parte importante della nostra azione. Auspichiamo una piena collaborazione e di poter lavorare in sinergia con il Cirs, e tutti gli altri enti impegnati in prima linea nell’aiuto di chi vive in situazioni di disagio. Quello dell’impegno volontario è un mondo dal quale provengo anche io e di cui conosco bene le difficoltà, e la frustrazione nel non riuscire, spesso, a trovare interlocuzioni adeguate. Questo governo cambierà anche questo. Valorizzare le azioni che puntano al reinserimento e non all’assistenzialismo, in sinergia con tutti gli attori in campo, è proprio la strada che intendiamo percorrere”.
«Quella del Cirs – dichiara la deputata più giovane del parlamento, Angela Raffa, che ha partecipato all’incontro – è sicuramente un’esperienza da valorizzare a livello nazionale, soprattutto adesso che, come Movimento 5 Stelle, puntiamo a discutere una versione avanzata del piano operativo antiviolenza. Da siciliana sono poi orgogliosa di aver potuto accompagnare qui una donna, eccellenza della nostra terra, come la dottoressa Celi, che ha dedicato tutta la sua vita all’aiuto ed all’assistenza di chi vive in situazioni di disagio. Come Movimento 5 Stelle non ci stancheremo mai di ripetere come sia fondamentale il dialogo con i cittadini, di cui siamo i portavoce. Soprattutto con quelle realtà che, lontane da ruoli di potere o tavoli di rappresentanza, operano davvero in prima linea. Non tutti sanno che tra le tantissime attività del Cirs c’è la gestione di una delicatissima residenza a indirizzo segreto per l’accoglienza di donne vittime di violenza».
«Abbiamo apprezzato particolarmente l’apertura e la disponibilità all’ascolto dimostrate dal Sottosegretario – continua Maria Celeste Celi – è un segnale importante di come la politica abbia voglia di confrontarsi con chi vive sul campo tutti i giorni le problematiche sforzandosi di ascoltarne le istanze».
La storia del Cirs (Comitato Italiano Reinserimento Sociale) ha inizio nel febbraio 1950, (con la denominazione di Cidd – Comitato Italiano di Difesa morale e sociale della Donna), quando un gruppo di parlamentari, trasversale fra più partiti dell’arco costituzionale, fonda un’associazione per svolgere un’azione in favore  delle fasce femminili più deboli ed emarginate, con un più preciso focus sulle donne in uscita dal mondo della prostituzione. Oggi il Cirs promuove una cultura di prevenzione e di assistenza nel campo del disagio psico-sociale e dell’emarginazione. Sono dieci le sedi attive nel territorio nazionale che danno vita a case di accoglienza, case-famiglia, comunità alloggio per ragazze madri, centri di formazione professionale e di avviamento al lavoro, centri diurni per disabili psico-fisici, ecc., ponendosi, ciascuno per la propria vocazione e specificità, come punto di riferimento per i problemi inerenti il reinserimento nella società delle persone in difficoltà.
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