PALERMO. “Dopo le forze dell’ordine, le forze armate, i docenti e le categoria più deboli, chiedo all’assessore regionale alla Salute, Ruggero Razza, di valutare la possibilità di praticare la vaccinazione ai componenti l’Assemblea regionale siciliana ed a tutti i dipendenti, come precauzione, in vista della discussione per l’approvazione del bilancio e della finanziaria regionale”. Lo ha scritto ieri in una nota il Presidente dell’Ars, Gianfranco Miccichè, entrando in un ginepraio.

Ad aprire le danze sono stati immediatamente i parlamentari regionali del Movimento 5 stelle, che hanno puntato il dito verso il presidente dell’Ars in maniera piuttosto veemente (e polemica): ”

“Assolutamente no. Piuttosto che pensare agli odiosi e immortali privilegi di questo palazzo Micchichè pensi alle leggi, visto che lasciano a desiderare parecchio, come testimoniano, ove ce ne fosse bisogno, le freschissime impugnative di Roma. Concedere ai deputati dell’Ars una corsia privilegiata – dicono i deputati 5stelle – non è certo un bel segnale che arriva alla cittadinanza da un palazzo da sempre visto come come la sede dei privilegi. E poco regge la motivazione precauzionale in vista della Finanziaria. Sono  tantissime la categorie professionali che hanno frequentissimi contatti per lavoro e ciò nonostante sono costrette a rimanere pazientemente in attesa della loro dose. Ancora una volta – concludono i deputati – Micciché ha perso un’occasione per rimanere in silenzio. Avrebbe evitato di fare la figura di uno Schettino qualsiasi, che cerca di mettersi in salvo prima di donne e bambini”.

A tendere una inaspettata mano a Miccichè (meglio, alla sua proposta), è l’ex parlamentare regionale e oggi segretario regionale di Sicilia Futura Beppe Picciolo: ““Non è un diritto di casta quello affermato dal Presidente Micciché: si tratta, invece, di mettere in campo un po’ di buon senso e guardare in maniera pratica ai problemi quotidiani. Tutti i politici democraticamente eletti – è il ragionamento del segretario di Sicilia Futura – hanno ricevuto un mandato di rappresentanza che per essere svolto ha, come compito iniziale, la raccolta delle istanze. Per far questo l’interlocuzione personale con gli elettori è basilare e deve essere svolta nel modo più sicuro possibile, sia da parte di chi ascolta sia di chi ha necessità di esporre. Nessuna ipocrisia dunque – ha concluso Picciolo – se si vuole continuare a tenere aperto il dialogo con la società si dia la giusta tutela a chi democraticamente la rappresenta, diversamente si assecondi la caccia alle streghe e si continui a trattare la politica come un orpello da eliminare dalla “vita pubblica”, un ruota da sganciare per lasciare il potere decisionale a chi ha già ampiamente dimostrato, è più volte detto, che la classe politica non serve”.

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