MESSINA. “Una scelta senza ritorno, scendo in campo”. Le prime sette parole di Dino Bramanti, alla prima uscita ufficiale da candidato a sindaco, sono queste. Le altre, le più ricorrenti, in ordine sparso, sono “apertura”, “giovani” e “presidente della Regione: la prima diretta alle altre forze politiche, la seconda a “chi ogni anno va via da Messina perché non trova opportunità”, la terza all’unico personaggio politico nominato espressamente durante l’incontro, e cioè Nello Musumeci, la cui paternità Bramanti rivendica nel parlare della sua candidatura.

Il candidato sindaco ci tiene a sottolineare la sua distanza dai partiti, “almeno per questo primo incontro”. E infatti, in sala, un pieno foyer del teatro Vittorio Emanuele, non c’è nessuno dei leader politici di centrodestra che sosterranno la corsa del dimissionario direttore scientifico dell’Irccs Neurolesi. “Non ho fatto tattica per avere poltrone e benefici, ne ho fatta per avere di più per la mia città. In caso di successo la Regione sarà con noi”, spiega, durante l’incontro.

Come? “Intanto con una valutazione dell’esistente sul bilancio comunale. Ci sono già opzioni regionali per Messina, ma bisogna andare coi progetti, non con scudetti di partito e cappello in mano. Abbiamo istituito tavoli tecnici permanenti per promuovere istanze di finanziamento per progetto, e ad occuparsene saranno i giovani – sottolinea Bramanti – e si prenderanno la stanza del sindaco”. Poi l’apertura: “Io non devo litigare coi partiti politici, includeremo tutte le forze politiche, destra, centro e sinistra per realizzare progetti e dare un futuro a questa città. Sono al primo e ultimo mandato, non ho altri obiettivi”.

Su un argomento Bramanti è categorico: sul suo non essere “politico”. “Ci saranno altre abitudini che dovrò acquisire, un dialogo politico al quale non sono abituato – non manca di sottolineare – Io non ne capisco di politica, ma bisogna trovare un modello nuovo, l’ho detto al presidente della regione Nello Musumeci. Applicheremo alla politica il modello che ho applicato al lavoro: snello, articolato, una risposta alla gente insoddisfatta che non arriva a fine mese. Ogni anno migliaia di giovani vanno via, noi dobbiamo farli restare. Non voglio fare polemica e attaccare politici, dobbiamo suggerire proposte. Abbiamo già tre ipotesi di finanziamento, le altre le porteremo coi giovani, andremo a Roma, Bruxelles e Palermo”.

Quindi l’argomento principe delle campagne elettorali, affrontato però molto “laicamente”. “Il ponte? Si farà un referendum tra i messinesi, così vedremo una volta per tutte quanti messinesi sono favorevoli e quanti no. Se ci dovesse essere una volontà europea e nazionale dovremo farci trovare pronti”. Un argomento sul quale Bramanti sottolinea la sua differenza da Renato Accorinti, per il quale però ha parole di amicizia e apprezzamento. “Non siamo in queste condizioni per colpa sua, abbiamo avuto dieci anni terribili dal 2003 al 2013, quelli prima di me si sono trovati questa terribile iattura”.

Sulle polemiche intorno alla sua candidatura, tutte provenienti dalla stessa coalizione che dovrebbe sostenerlo, è invece molto tranciante: “Non sono espressione della partitocrazia, dobbiamo cambiare le regole del gioco. Apriamo a tutte le forze politiche l’appartenenza al dialogo”. Con chi? “Con tutti, da Emilia Barrile a Beppe Picciolo, a chiunque voglia sposare un programma, senza preclusioni”, chiude, non prima di sottolineare nuovamente il concetto: “Le rivendicazioni riguardano la politica trascorsa e equilibri che sono nati da una loro provenienza. Apertura con tutti, senza conflittualità con ogni frangia politica e partitica. Però dobbiamo cambiare il metodo. Si parte dalla coalizione del presidente e da lì si apre, non c’è uno schieramento contro un altro schieramento”.

Per ultimo una parola sulla ventilato assessorato all’ex portiere del Messina FC Marco Storari. “Non può per motivi contrattuali, ma piacerebbe a me e piacerebbe a lui. Ci aiuterà, così come lo farà Vincenzo Nibali“.

 

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