MESSINA. Comincia con quarantacinque minuti di ritardo sulla tabella di marcia (inizio previsto alle 22.30, inizio effettivo alle 23.20), e con un salone delle Bandiere di Palazzo Zanca con molte sedie vuote (differentemente dal pienone dell’incontro, sugli stessi temi, di febbraio scorso), il “summit” tra il sindaco Cateno De Luca, l’assessore allo Sport Pippo Scattareggia ed i presidenti di Città di Messina e Camaro Maurizio Lo Re e Antonio D’Arrigo. Emblematica l’assenza dell’Acr Messina, sia nella persona del presidente Paolo Sciotto che di un qualsiasi dirigente.

E’ il coro “meritiamo un grande Messina” ad interrompere Maurizio Lo Re, che aveva pronunciato tre sillabe, e poi la protesta di un tifoso che contesta l’utilità dell’incontro in assenza di Sciotto, convitato di pietra che raccoglie l’ostilità di pressochè tutti in sala. “I tempi non me li faccio dettare da nessuno”, replica battagliero Cateno De Luca. Il clima, diversamente dalle altre volte, non è ecumenico. Anzi, è proprio teso, e De Luca è costretto ad alzare la voce per riportare l’incontro fuori dai binari del casino.

Pochissime parole (poche davvero, un minuto scarso) da parte dei due presidenti, poi la parola passa al sindaco, tra i mugugni dei tifosi. “Il 30 maggio scade la concessione, e noi vogliamo interloquire, ma che nessuno immagini di tenere al guinzaglio la città”, avverte. Il discorso cade subito sui due bandi, uno per il Franco Scoglio di San Filippo e uno per il celeste e altri impianti minori. “Si apre uno scenario interessante, e da qualche mese sono arrivate proposte che sono sfoviate in incontri. Va approfondito qualche aspetto che in passato è stato improvvisato. Nomineremo una commissione per valutare l’accaduto”.

Niente che interessi troppo alla tifosertia, che mormora nelle retrovie, ma si zittisce quando il sindaco inizia a parlare di “cordata”, di “cifre importanti”, di “valutazioni progettuali sui quali fare anche un nostro investimento. però ci vuole una disponibilità seria perchè il Comune faccia un investimento”. Parte l’idea di un azionariato diffuso, con le due (o tre) società di partenza, cioè tutte e tre le messinesi”. De Luca comunque tiene i piedi per terra: “Non crediamo nei salvatori della patria, l’esperienza degli ultimi anni ce lo insegna”.

La notizia è che il Camaro ha acquisito dalla vecchia proprietà di Pietro Lo Monaco dello storico marchio Acr Messina, e secondo De Luca, col presidente del Camaro accanto, “vuole metterla a disposizione. Da lì si potrebbe partire”. Alla domanda ai due presidenti di Camaro e Acr se siano disposti a perseguire questa strategia “comunitaria”,

Risponde D’Arrigo, che dà la sua disponibilità: “Nessuna difficoltà a sederci a un tavolo a discutere”. Tocca a Lo Re: “C’è un dialogo in atto fra le parti. Voi avete scritto quello striscione ed è quello che si deve verificare. Di Messina calcio ce ne deve essere uno. Abbiamo bisogno di risorse e di investitori che vogliano programmare per un lungo periodo. Sciotto, pur sbagliando, ha messo un sacco di soldi (mugugni dal pubblico), e di soldi ne servono tanti. Un’unico Messina – ribadisce – Il sindaco garantisce che farà da garante. Il tempo delle chiacchiere è terminato, adesso bisogna fare i fatti”.

Interviene Massimo Rizzo di LiberaMe, con un pizzico di retorica: “I veri proprietari del calcio a Messina sono seguiti là”, dice, indicando la platea. Poi fa l’esempio di Reggio Calabria e di altre realtà, “che hanno tenuto accesa la fiammella”. “Gli stadi non possono essere regalati solo perché uno arriva e dice di voler fare calcio a Messina”, conclude battagliero.

Riprende la parola De Luca: “Fisseremo una data: in 15 giorni dobbiamo arrivare a una conclusione”.

Termina l’incontro e i tifosi lasciano lentamente la sala. Prima però c’è tempo per un confronto vis a vis fra De Luca e qualche supporters. Partono quindi i cori contro Sciotto, pochi e brevi. Poi cala il sipario. Il panorama calcistico è esattamente quello dell’inizio della ri unione.Nebuloso. E scuro.

 

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