MESSINA. Una “consorteria agguerrita” (come l’ha definita Marco Olivieri, capo della Squadra Mobile di Messina) quella che faceva capo alla famiglia Arena nel territorio di vico Fede nella Valle degli Angeli a Giostra. La banda mafiosa che questa notte è stata destinataria di dodici misure di custodia cautelare in carcere durante l’Operazione Fortino ha richiesto un lungo impegno e una collaborazione fra la mobile di Reggio Calabria e la mobile di Palermo su richiesta del Procuratore Maurizio De Lucia. Cinque dei componenti, siciliani e calabresi erano già detenuti.

  1. ANGHELONE Lorenzo, nato a Melito di Porto Salvo (RC) in data 07/04/1989 e residente in Bagaladi (RC), via Angelo Ciancia;
  2. ARENA Francesco, nato a Messina il 13.09.1981, ivi residente in Vico Fede nr. 14; già detenuto;
  3. ARENA Michele, nato a Messina il 21.02.1960, ivi residente in Vico Fede nr. 09;
  4. BONANNO Antonio, nato a Messina il 22.12.1982 ed ivi residente in Via S. Jachiddu, 27.
  5. BUCÈ Bartolo, nato a Messina il 23.11.1955, ivi residente in Via Consolare Valeria nr. 2;
  6. CANNAVO’ Filippo, nato a Messina il 04.04.1982, ivi residente in Casette Rurali nr. 7 Ritiro;già detenuto;
  7. CARBONE Ugo, nato a Messina il 07.11.1975, ivi residente in Via Bussone da Carmagnola nr. 127 Rione Condottieri;
  8. CORTESE Giovanni“u criaturi”, nato a Messina il 02.01.1974, ivi residente in Via Gaetano Alessi nr 21 Rione Mangialupi; già detenuto;
  9. MERCURIO Paolo, nato a Messina il 13.02.1993, ivi residente in Vico Fede nr. 11;già detenuto;
  10. MIRABELLO Angelo, a Messina il 21.5.1966, ivi residente in via Gioacchino Chinigò 2\9;
  11. MUSOLINO Paolo Francesco, nato a Messina il 20.12.1986, ivi residente in via Gaetano Alessi nr. 5 rione Mangialupi;
  12. ORLANDO Mario, nato a Messina il 21.12.1980, ivi residente in Via Monsignor Grano;
  13. RAFFA Pietro, nato a Messina il 15.06.1979, ivi residente in Rione Taormina Case IACP, pal. B;
  14. ROSACI Santoro, nato a Melito di Porto Salvo (RC) il 03.01.1985 ed ivi residente in Via Caredia nr. 128;
  15. RUSSO Francesco, nato a Messina F8.8.1983, ivi residente in via 2\N 10 Giostra;già detenuto;
  16. RUSSO Gaetano, nato a Messina il 26.04.1982, ivi residente in via Monte Scuderi p. 19;già detenuto;
  17. SIRACUSA Luigi inteso Angelo, nato a Roma l’8.11.1962, residente a Messina in via Carità 3 Villa Quiete.

Un giro d’affari non quantificabile, una presenza forte sul territorio che ha richiesto oltre un anno di indagini da parte degli investigatori. La base operativa, in vico Fede, era un cortile dove era impossibile penetrare senza essere riconosciuti e avvertiti. Un vero e proprio “fortino” – da qui il nome dell’operazione – dove è stato difficile realizzare l’attività tecnica occultata ma che ha consentito comunque di risalire a Michele Arena che, insieme al padre Francesco, gestiva il traffico di droga. A Russo e a Paolo Mercurio faceva capo invece la banda che si occupava dei furti di motorini.

Tutto nasce dopo un sequestro a novembre del 2015 di 5 kg di sostanza stupefacente che ha messo in allarme gli investigatori. Gli Arena e i Russo avevano creato una vera e propria holding che, facilitata nell’approvvigionamento e nella vendita sul mercato in contatto con la Calabria, ha anche maturato grossi introiti e guadagni (fino a 30 mila euro). Un giro d’affari significativo per il nostro territorio che vede Messina avere un ruolo chiave di smistamento.

«Il gruppo riconducibile agli Arena viveva nel territorio ma disponeva di luoghi pubblici di nascondigli insinuandosi e padroneggiando il territorio con modalità mafiose – ha spiegato il Procuratore Aggiunto della Repubblica Rosa Raffa – Il malaffare ha un giro economico in città molto vitale che possiede ancora agganci con la Calabria che continuano secondo la tradizione a succedersi modificando le persone fisiche ma mantenendo le stesse modalità. Messina è ancora il centro».

Come cambia la mafia.  «L’indagine evidenzia che a Messina sopravvivono gruppi criminali tradizionali collegati ai quartieri tradizionali ma, a differenza che nel passato – ha spiegato ancora Rosa Raffa – vi è fra i vari gruppi una pacificazione. Ognuno mantiene la propria individualità e l’influenza ma sono più inclini a comunicare fra loro o a condividere singoli e specifici affari o ad aiutarsi per reagire facendo fronte comune al nemico». Questo modus operandi rende, così, difficile l’individuazione dei soggetti e le investigazioni nella visione globale e affaristica di più gruppi che agiscono per l’interesse comune. «Sono mafiosi – ha concluso il procuratore – ma non troviamo più la chiusura e la contrapposizione fra un gruppo all’altro che aiutava l’investigatore nell’attribuire a un gruppo piuttosto che a un altro il reato. La geografia a Messina è cambiata».

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