Appendice all’articolo di Alessio Caspanello (Messina, la calata degli Unni….)

Storia di ordinaria messinesità. Sui Colli San Rizzo si è visto anche questo. Comitive di messinesi arrostire con mega-barbecue carni di vario tipo e poi, a pasto consumato, versare la carbonella ancora accesa ai piedi dell’albero più vicino, tanto “chi ti nni futti, cumpari? Pari chi è ’a to’ casa….!” (frase registrata da testimone oculare).

Comitive? Orde di barbari, direi. Dopo avere in tal modo arrecato all’albero quel calore ardente di cui ha bisogno (e meno male che altri messinesi per bene hanno provveduto a spegnere gli inizi d’incendio), le orde hanno infatti avvolto in fretta e furia in due o tre sacchettoni i residui di cibo, le carte oleate, le stoviglie di plastica, tutto ciò che insomma si getta in pattumiera, e lo hanno delicatamente adagiato sul prato. Forse intendendo con ciò marcare il territorio con una loro impronta peculiare, come fanno i gatti quando pisciano in un angolo della casa a loro congeniale.

Questo déjeuner sur l’herbe ha caratterizzato pochi giorni fa molti, troppi spazi di quella che dovrebbe essere una risorsa per Messina, lo straordinario polmone verde dei Colli, che viceversa viene ridotto a discarica pubblica da gruppi di persone la cui esistenza fa disperare che questa città possa ritenersi, in un futuro non si sa quanto lontano, redimibile.

Senonché, nello stesso giorno e nei medesimi luoghi, famiglie di Srilankesi (i cui componenti campano probabilmente facendo i badanti dei nostri anziani) sono state viste (anche in questo caso da testimoni) arrivare, allestirsi un sobrio picnic e poi dopo aver mangiato, ordinatamente, raccogliere tutto e lasciare il posto più pulito di come l’avevano trovato arrivando.

Domanda da un milione di euro: chi sono secondo voi i veri cittadini messinesi? I cafonstreet del “chi ti nni futti cumpari”, o questi gentili e rispettosi migranti di fronte ai cui comportamenti siamo indotti ad arrossire?

E poi mi vengono a parlare dello jus soli, di quella meta agognata che sempre più si allontana per questi nostri “fratelli separati” perché – si sa – per accedere alle magnifiche sorti e progressive si deve pur essere disposti a pazientare qualche decennio!

Io, personalmente, lo jus soli lo toglierei senza alcuna remora agli incivili che il suolo lo deturpano con i loro schemi mentali, prima ancora che con i loro barbari comportamenti. Che siano loro ad inoltrare domanda di cittadinanza, posto che quella ricevuta per nascita l’hanno abbondantemente infangata.

 

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Giancarlo Rizzo
Giancarlo Rizzo
4 Maggio 2018 9:03

Si chiamano Colli Sarrizzo

Nicola Pètrina
Nicola Pètrina
4 Maggio 2018 10:21

bravo! Ma visto che ogni anno è la stessa storia, basterebbero un pò di forestali, tra le migliaia di cui dispone la Regione, a presidiare i boschi e portare a più miti consigli i cafonstreet. Se poi non bastasse, potremmo rinchiudere alcuni di questi esemplari in apposite gabbie tra i Colli, così i bimbi possono andarli a visitare come allo zoo, e lanciargli la stighhiola e le palle di bue

Emanuele
Emanuele
4 Maggio 2018 10:55

Interessante l’idea di togliere diritti che non ci sono