MESSINA. Cinquantacinque candeline e una scaletta di circa 30 pezzi. Così Daniele Silvestri, ieri sera, ha festeggiato il suo compleanno regalando un concerto, pieno di emozioni, al pubblico dell’Arena Capo Peloro. In riva allo Stretto, sotto al pilone, il cantautore romano entra in punta di piedi ma con un intento ben preciso: lui e la sua band suoneranno per quasi tre ore, ininterrottamente, tra vecchi successi, grandi classici e brani tratti dal nuovo album. Non mancano le parole e gli spunti di riflessione, di chi della canzone d’autore ne continua a fare anche un mezzo di denuncia poetica e una missione. Integrazione, inclusione, senso di appartenenza, tutela dei minori e lotta alla mafia. Nel mezzo c’è tutto il resto: i sogni, l’ amore, i valori e le ambizioni di un ragazzo che dall’uomo col megafono è entrato da tempo nell’olimpo dei grandi. Ricorda Gino Strada a cui dedica, da solo al pianoforte, “Le Navi”, continua ad interrogarsi a gran voce sui misteri legati alla scomparsa dell’agenda di Paolo Borsellino ne “L’ Appello”, con una suggestiva platea che partecipa sentitamente sventolando i cartoncini rossi, omaggia l’amico scomparso Renato Vicini, noto interprete Lis (linguaggio dei segni), con “A bocca chiusa”, intona le note di “Cara” in saluto a Lucio Dalla per uno dei momenti più belli e suggestivi del concerto. Il pubblico non può far altro che cantare e divertirsi: il romanticismo di “Occhi da Orientale”, l’ironia di “Ma che discorsi”, le speranze de “Le cose che abbiamo in comune”, la dolcezza di “Sempre di domenica”, e così via fino ad arrivare ai bis di chiusura con una platea che balla e salta sulle note di “Salirò” ed al grido dell’immancabile “Cohiba”. C’è grande intesa tra chi sta sopra e sotto il palco, solo un piccolo momento di misunderstanding quando durante “Monetine”, alla frase “uno monetina per il ponte sullo Stretto di Messina”, insorge un boato di ribellione No Ponte. Alla mezzanotte, sulla fine de “La Paranza”, la band intona a sorpresa “Tanti auguri a te” dando il là al coro del pubblico che accompagna Daniele Silvestri mentre spegne le candeline di una torta. Brinda e stappa cantando “Testardo” come solo un romano doc può fare, e dopo, gli abbracci e gli auguri dei suoi compagni d’avventura, i saluti finali e corali in una divertentissima sfida all’ ultimo rullante tra tutti i musicisti presenti sul palco. Per una sera, come l’artista stesso ha affermato, la sua casa è stata Messina, e più che uno spettacolo molto bello è stato un forte abbraccio, commovente e caloroso, ma soprattutto un meraviglioso inno alla vita e alla musica.