MESSINA. Siamo nati nella decade sbagliata. È questo il titolo, tradotto in italiano, dell’album concettuale pubblicato lo scorso settembre dai The Jester, quartetto rock nato nel 2011 in riva allo Stretto e composto da giovani messinesi emigrati altrove per lavoro.

Un concetto molto caro e ricorrente nei nati tra i primi anni ottanta e la metà dei novanta. Un disagio generazionale acuito dalle incertezze economiche dovute al Covid-19 e che i quattro millennials con Messina nel sangue e le sonorità britanniche nelle orecchie hanno cercato di trasmettere per dar voce ad una generazione dimenticata.

“È un progetto che un giorno speriamo di raccontare ai nostri figli, non è facile riuscire a portarlo avanti vivendo in città diverse. Nonostante tutto, nonostante le difficoltà di poter fare musica alle nostre latitudini, cerchiamo di dare sempre visibilità a Messina in giro per l’Italia durante i nostri concerti”, raccontano i The Jester. Sanny Tripoli, voce e chitarra del gruppo, vive a Modena, Mattia Monaco al basso a Torino, Nicola Cassata alla chitarra a Milano ed Antonio Arena alla batteria e percussioni, ma anche lui in procinto di lasciare la città dello Stretto.

I The Jester nascono nel 2011 come un quartetto rock tradizionale di quelli che fondano le loro radici tra i banchi di scuola. Antonio e Sanny, insieme dai tempi del liceo “Bisazza”, incontrano Mattia e Nicola. Da quel momento la promessa di creare una musica portatrice di un messaggio positivo di crescita e miglioramento, in antitesi col messaggio che la società riserva ai più giovani.

Una band pendolare tra il Sud e il Nord, dal mare della Sicilia alle nebbie della pianura: “Anche se non costantemente insieme, la musica riesce ad abbattere le distanze e a creare un’empatia irriducibile che ci ha permesso di trovare lo spirito alla base di “We were born in the wrong decade””. Un album rock dai toni internazionali rispetto alla musica italiana contemporanea che crea una rottura anche con l’attuale scena rock per i temi trattati e per l’attenzione e lo studio compositivo dietro ogni brano.

“We were born in the wrong decade” è un lavoro maturo che racchiude realizzazioni, indolenze e finanche sogni infranti dei nati tra gli anni ottanta e novanta. Quella schiera che fa parte in modo prepotente dei duemila messinesi costretti ogni anno a salutare le sponde dello Stretto in cerca di lidi migliori. Un canto per radunarli tutti e per accedere i riflettori su di una generazione dimenticata.