Trionfo messinese alla trentanovesima edizione del Premio Ubu con la vittoria di Tindaro Granata e della Compagnia Scimone Sframeli, che si aggiudicano a pari merito il primo premio nella categoria “Miglior novità italiana e ricerca drammaturgica” con gli spettacoli “Geppetto e Geppetto”, dell’autore originario di Tindari, e “Amore”, scritto e diretto da Spiro Scimone e Francesco Sframeli.
La serata finale del premio, fondato nel 1978 da Franco Quadri per esaltare le eccellenze del teatro italiano, si è tenuta sabato 14 gennaio 2017 su Radio3. Fra i vincitori anche lo scenografo ferrarese Lino Fiorito, premiato per l’allestimento scenico di “Amore”, giunto secondo nella categoria “Miglior Spettacolo dell’anno”. Ha dovuto accontentarsi invece del terzo posto nella categoria “Miglior attore Under 35” il giovane attore messinese Angelo Campolo, della compagnia DAF.
LA SCHEDA. Compagnia Scimone Sframeli
La Compagnia Scimone Sframeli nasce nel 1994 grazie alla collaborazione artistica tra Spiro Scimone e Francesco Sframeli.
Spinti dalla necessità di sperimentare nuovi linguaggi, i due attori messinesi mettono in scena l’opera prima “Nunzio”, che si rivela una tappa fondamentale del loro percorso artistico, grazie all’incontro con una delle figure più eminenti ed autorevoli del teatro internazionale: Carlo Cecchi. L’artista, infatti, cura la regia della spettacolo che debutta al Festival Internazionale “Taormina Arte” e si aggiudica il Premio IDI “Autori Nuovi” 1994 e la Medaglia d’oro IDI per la drammaturgia nel 1995. Il film tratto da Nunzio, “Due Amici” (2002), diretto e interpretato dal duo siciliano, si aggiudica il Leone d‘oro come miglior opera prima alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia 2002 e la candidatura come miglior opera prima al Premio David di Donatello, ai Nastri d’argento, e all’European film awards (Oscar europeo).
Nel 1997 Scimone scrive “Bar”, interpretato insieme a Sframeli con la regia di Valerio Binasco e la scenografia di Titina Maselli. Nel 1999 i due attori interpretano “La festa di Scimone” (premio “Candoni Arta terme” per la nuova drammaturgia 1997) con la regia di Gianfelice Imparato. L’opera viene messa in scena nel 2007 dalla Comédie Francaise al Théâtre du Vieux-Colombier di Parigi con la regia di Galin Stoev e l’anno dopo viene inserita nel programma della Stagione Culturale della Presidenza Francese dell’Unione Europea per essere rappresentata, insieme a Les Précieuses ridicules di Molière, nei paesi dell’est appartenenti alla Comunità Europea. Nel 2003 la compagnia co-produce con il Festival d’Automne à Paris, il Kunsten Festival des Arts di Bruxelles, il Théâtre Garonne de Toulouse e le Orestiadi di Gibellina, lo spettacolo “Il cortile di Scimone” (premio Ubu 2004 nuovo testo italiano), con la regia di Valerio Binasco.
Nel 2006 Scimone scrive “La busta” che, con la regia di Sframeli, debutta al Festival di Asti (co-produzione del Teatro di Messina). Nel 2009 i due attori interpretano insieme a Gianluca Cesale e Salvatore Arena lo spettacolo “Pali” (premio Ubu 2009 nuovo testo italiano), mentre nel 2012 debutta “Giù”, prodotto dalla Compagnia insieme al Festival delle Colline Torinesi e al Théâtre Garonne de Toulouse. Nel 2015 è la volta di “Amore”, che i due attori interpretano insieme a Cesale e Giulia Weber.
LA SCHEDA. Tindaro Granata
Originario di Tindari, appena ventenne si imbarca su Nave Spica in qualità di Meccanico Artigliere e trascorre un anno in mare occupandosi della gestione e manutenzione delle armi di difesa della nave militare. Dopo lo sbarco si trasferisce a Roma per fare l’attore; nel frattempo lavora come commesso in diversi negozi di scarpe e come cameriere in varie trattorie e ristoranti. Il suo percorso teatrale inizia nel 2002 con Massimo Ranieri, in occasione della messa in scena dello spettacolo “Pulcinella”. Tindaro si presenta al provino teatralizzando la canzone “U pisci spada” di Domenico Modugno. Dopo un grave incidente al ginocchio, che lo costringe a fermarsi per due anni, ricomincia a fatica il mestiere dell’attore ed emigra per la seconda volta, trasferendosi a Milano, dove inizia un felice sodalizio con Carmelo Rifici. Nel capoluogo lombardo inizia a lavorare in diversi spettacoli, fra i quali “Il nemico” e “La testa del profeta”, per il festival di San Miniato, “Il gatto con gli stivali” e “Giulio Cesare”, in scena al Piccolo Teatro di Milano, “Fedra” di Euripide per il festival del Dramma Antico, “La rosa bianca” e “Sanguinre Inciostro”, per lo Stabile di Bolzano .
Il suo debutto in qualità di drammaturgo avviene con “Antropolaroid”, uno spettacolo sulla storia della sua famiglia, seguito dalla pièce “Invidiatemi come io ho invidiato voi”, ispirato a un caso di pedofilia. Nel 2014 è diretto da Serena Sinigaglia nella messa in scena de “Il libro del buio” , spettacolo tratto dal romanzo di Tahar Ben Jelluon. Nel 2016, infine, è la volta di “Geppetto e Geppetto. 1 padre + 1 padre = 1 figlio?”, una storia di diversi e diritti incentrata sul desiderio di paternità da parte di una coppia di uomini conviventi.
LA CURIOSITA’. “Ubu Re”, alle origini della patafisica
Il Premio Ubu, fondato nel 1978 da Franco Quadri, prende il nome dall’opera teatrale “Ubu Re”, scritta nel 1986 dal drammaturgo francese Alfred Jarry. Considerata un’anticipazione del movimento surrealista e del teatro dell’assurdo, è un condensato di provocazione, farse, parodie e umorismo sbracato. Assieme al libro “Gesta e opinioni del dottor Faustroll, patafisico”, dello stesso Jarry, la pièce è una delle opere che hanno dato vita alla patafisica, ovvero la scienza delle soluzioni immaginarie che si prefigge di studiare il particolare e le eccezioni.