MESSINA. Cara redazione,Caro direttore,

nel leggere questo articolo pubblicato l’11 ottobre scorso dal titolo ” Quanto costa Casa Serena e perché De Luca vuole chiuderla “ , ho capito perché in un certo senso la deriva comunicativa dell’attuale sindaco funziona e perché i media locali fanno grande fatica a stare dietro la mole smisurata di materiale da lui prodotta. (Siamo passati dal nulla mediatico della scorsa amministrazione al troppo di questa tale per cui una pagina facebook riconducibile al sindaco ha più valore dell’Albo Pretorio del Comune… e qui ammetto di rosicare un pochino…)

L’articolo in questione, se pur specificato, non chiarisce al lettore medio che si tratta ESCLUSIVAMENTE di dati e ricostruzioni da capogiro dell’attuale sindaco di Messina e, in qualche modo, trasporta il lettore in un analisi di costi e motivazioni come se fossero numeri analizzati e verificati (in questo caso dal giornale o da terzi).
Vi posso assicurare che – in tanti ci sono cascati. Ma è tutta l’impalcatura dell’oramai famoso “Salva Messina” che sta in piedi esattamente nelle stesse modalità – un bombardamento tale che per verificarlo forse serviranno mesi e non una sola seduta di Consiglio Comunale.

Sui Servizi Sociali mi permetto soltanto di chiarire ai lettori alcuni semplici passaggi.
1)  Quando si parla di garantire assistenza a persone in difficoltà in un sistema di Stato assistenziale non si può parlare di costi ma bensì di investimenti per lo sviluppo umano;

2) I Servizi Sociali NON costano “più di 55 milioni di euro all’anno” al Comune di Messina, la spesa del 2018 si attesta attorno ai 17 milioni di euro (equivale a circa 73 euro a cittadino – nel 2011 era di 22 milioni circa);

Di questi 17 milioni di euro, circa 7 milioni di euro interessano ricoveri di anziani e disabili, rispettivamente, in case di riposo  o comunità, a cui si aggiungono i ricoveri dei minori in comunità su richiesta dell’autorità giudiziaria, accoglienza in case famiglia per donne in difficoltà e servizi riabilitativi, come il “Don Orione”.  I restanti sono impegnati nell’affidamento e gestione dei servizi storici ventennali che vengono affidati con gare le cui commissioni sono nominate dall’organo apposito regionale. La casa di riposo “Casa Serena”, ad esempio, è stata aggiudicata con un bando per un solo anno, per circa 1 milione e seicentomila euro, iva inclusa.

3) Tutte gli altri investimenti riguardano invece progetti o finanziamenti ricevuti da Ministero o Regione – per dirla più facile spendi di più se fai progetti validi e finanziabili altrimenti non li vedi questi soldi… facile no ? Oggi ci si chiede dove sia finito il tesoretto di fondi per il sociale accumulato dall’assessora Nina Santisi con l’amministrazione precedente, che, con esso, aveva proprio l’obiettivo di liberare risorse dal bilancio comunale.

A cominciare dal PAC/Piano di Azione e Coesione Anziani (circa 5 milioni di euro) da utilizzare per l’assistenza domiciliare anziani, il PON Inclusione (5 milioni e seicentomila euro per il sostegno al REI).
E le risorse del PON Metro (21 milioni su “Asse Inclusione”) che abbiamo appreso dalla stampa rimodulate in toto dalla nuova amministrazione per destinarle in parte al risanamento e in parte a servizi per le disabilità, stornando per questi ultimi da interventi per le comunità disagiate ed estreme (vedi senza fissa dimora Casa di Vincenzo).
Sono tutti progetti che non gravitano assolutamente sulla spesa del Comune – potevano non esserci e invece ci sono grazie a progetti credibili e quindi finanziati da Stato o Regione.
Certo operare tagli è molto più facile che trovare soluzioni, non condividere nulla con le parti sociali facilissimo; mandare a casa lavoratori, famiglie e mettere in ginocchio un intero sistema di assistenza e accoglienza… insomma…chiunque potrebbe fare il sindaco così. La città di Messina è stata governata per molti anni da un sistema di favori e squilibri sociali ben noti a tutti, la riorganizzazione non può che passare dalla forte convinzione che le scelte politiche devono investire principalmente nei diritti delle persone più fragili.
Improntare tutto su “spesa pubblica e principi di economicità” è la morte della POLITICA.

Il sociale è un ambito di sviluppo importantissimo per qualsiasi città e il fatto che la nuova amministrazione citi la spesa per il sociale come un problema, invece che un impegno per la città, per gli ultimi, per i disagiati per i cittadini più vulnerabili, è significativo.
E’ facile fare così il sindaco.
Mentre noi italiani continuiamo a concentrarci sulle spese altri paesi (rompendo anche loro il “patto con Bruxelles” – vedi la Spagna) si concentrano su famiglie, lavoratori, ricerca e istruzione. E’ un fatto di “prospettiva propositiva” tra chi vuole governare con modernità guardando al futuro e chi sta nel Medioevo e pensando -ad esempio – di risolvere problemi di mobilità nella terza città più trafficata d’Italia togliendo il Tram.Concludo evidenziando il rischio di cadere nella retorica della «guerra tra poveri» secondo la quale aggressori e aggrediti sarebbero vittime simmetriche. Qui a socializzare, manipolare, deviare il rancore collettivo, insultare e denigrare, c’è sempre un attore politico ed è l’attuale sindaco di Messina Cateno De Luca e a pagare sono e saranno sempre (vedi anche rimodulazione delle Mense scolastiche) la fascia più povera e in difficoltà della città.

Cordialmente

Giampiero Neri

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