MESSINA.“La questione sollevata dai familiari delle vittime della strage fascista alla stazione di Bologna conferma l’assoluta necessità di un’interpretazione autentica della norma sull’età dei giudici popolari. Fortunatamente, dopo il mio Question Time in Senato, con il ddl sulla riforma della giustizia si chiarisce una volta per tutte che il limite di 65 anni deve essere considerato con riferimento al momento nel quale il giudice popolare viene chiamato a prestare servizio nel collegio.” Così in una nota la senatrice di “Sud Chiama Nord” e vicepresidente del Gruppo per le Autonomie, Dafne Musolino.
“Nel Question Time con il Ministro Nordio sottolineai come la mancata chiarezza normativa aveva portato all’annullamento di due sentenze in Sicilia, di cui una per un processo di mafia – prosegue – In questi giorni scopriamo che un’istanza simile era stata presentata anche dagli avvocati di Gilberto Cavallini, uno dei neofascisti condannati per la strage alla stazione di Bologna. Un vero e proprio vulnus del sistema giudiziario da colmare per sempre il prima possibile”, conclude.
“Oggi è il 43esimo anniversario della strage alla stazione di Bologna. Uno degli attacchi più gravi e vili alla nostra democrazia, alla convivenza civile, alle stesse istituzioni repubblicane. Ci furono 85 vittime, 200 feriti, famiglie intere spazzate via in un attimo. Non dimenticare ciò che è stato è la precondizione per continuare a chiedere verità e giustizia per tutte le vittime di quella orribile strage.” Fa eco, invece, Francesco Gallo, deputato di “Sud chiama Nord”.
Gallo ricorda “il tragico filo di sangue che lega quella strage alla mia regione, la Sicilia. Solo poche settimane prima diversi cittadini siciliani avevano perso la vita nel volo del DC9 dell’Itavia, partito proprio da Bologna e caduto sui cieli di Ustica. Nella strage del 2 agosto 1980 furono nove i siciliani che persero la vita, insieme ad altri italiani e molti turisti stranieri venuti in Italia per trascorrere le loro vacanze”.