MESSINA. Non piove da mesi e, a detta di molti, quello che sta passando è stato uno degli inverni più secchi e più caldi degli ultimi 50 anni. Questo, purtroppo, avrà ripercussioni sull’agricoltura, soprattutto su quella interamente biodinamica che non usa fermenti chimici e che basa la coltura dei suoi frutti sulle stagioni e sulla terra. Come la mancanza di acqua piovana e le alte temperature stanno danneggiando i campi? Se il terreno non assorbe acqua adesso non ne avrà nemmeno per l’estate e le piante che a causa delle troppe giornate soleggiate non sono riuscite a “riposarsi” periranno o si indeboliranno.

“Mentre in alcuni paesi di montagna o del nord il terreno riesce a sopperire all’assenza di acqua con la neve, qui in Sicilia, e soprattutto a Messina, città sul mare, il terreno non può nemmeno sfruttare la neve una volta sciolta per assorbire liquidi”, sottolinea Rosy, dell’azienda agricola “Il giardino dell’Ortora” di Galati.

A spiegare il motivo del cambiamento dell’ecosistema, invece, è Nino Ammendolia, dell’azienda agricola biologica “Castagea”. Nino, infatti, spiega che l’humus presente nel terreno funge da spugna per l’acqua che poi, come l’aria in un polmone, viene rilasciata nella stagione estiva quando le piogge sono meno frequenti. “Secondo uno studio, in cento anni la percentuale di humus nel terreno si è ridotta dall’8% allo 0,03%. Questo deficit, dovuto all’agricoltura convenzionale, causa problemi atmosferici perché venendo a mancare la sostanza che trattiene la pioggia l’acqua evaporerà tutta in una volta e velocemente, e quando pioverà ritornerà al suolo allo stesso modo. Senza l’humus che funge da ‘zona di transito’ si crea uno squilibrio che danneggia la coltura delle piante“.

“Gli ortaggi che proprio in questo periodo avrebbero bisogno di acqua sono soprattutto tutte le specie di cavoli, fave, i piselli e gli altri legumi, che avranno sicuramente uno sviluppo inferiore e se la pianta rimane più piccola farà meno frutti“, continua Nino, allargando il suo discorso anche alle aziende che sfruttano i torrenti in quanto, se resteranno asciutti, non potranno fornire acqua nemmeno in estate.

La mancanza di acqua piovana, inoltre, non può essere sopperita dall’irrigazione perché, spiega ancora Rosy, “l’acqua che utilizziamo noi non contiene quelle proprietà che fanno bene alle piante“, teoria condivisa anche da Nino.

Rosy, inoltre, evidenzia anche un altro problema di questo inverno bizzarro, quello delle belle giornate, troppe per l’agricoltura: “Io paragono spesso le persone alle piante e come noi abbiamo il nostro ciclo per cui la notte dobbiamo dormire, anche loro hanno bisogno di riposarsi durante determinati periodi dell’anno, altrimenti soffrono. L’eccesso di giornate soleggiate ha scombussolato il loro ecosistema e per questo, quelle che non periranno, si indeboliranno. Per non parlare delle piante che si sono già svegliate: siamo a inizio marzo e il mio pesco ha già fatto i primi frutti; a questo punto, non so per quanto potrà farne”.

“In più, stare in campagna con queste temperature è quasi impossibile: dal terreno arriva un caldo insopportabile. Sembra che la terra abbia la febbre”, conclude la titolare dell’azienda agricola di Galati.

Sia per Nino che per Rosy, la soluzione al problema è “assecondare la terra“. Entrambi, infatti, gestiscono due aziende agricole biodinamiche, ovvero che non utilizzano prodotti chimici che danneggiano l’ecosistema. “Con l’agricoltura biodinamica riusciamo ad aumentare ogni anno dell’1% l’humus nel terreno. Quindi non solo coltiviamo seguendo le stagioni e mangiamo bene, ma attiviamo anche un processo risanatore“, spiega concludendo Nino.

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