MESSINA. Continua l’esperienza dell’Expo Arte Messina, l’evento ideato da Gianfranco Pistorio per diffondere arte in città e organizzato in partnership con l’Ordine degli Architetti e Fondazione Architetti nel Mediterraneo di Messina.

Una prima fase si è già conclusa ottenendo più di 11mila visitatori, che hanno potuto vedere le mostre, ma anche partecipare a laboratori e assistere a concerti, performance e convegni.

La seconda parte è stata inaugurata mercoledì 16 ottobre con l’apertura della mostra “Audentes fortuna iuvat” alla Chiesa dei Catalani (che resterà fruibile fino al 27 ottobre), mentre dal 18 il Museo Accascina ospita “Cantico”, mostra fotografica di Francesco Mento visitabile fino al 23 ottobre.

Sara Fosco, critica di arte contemporanea che si occupa della comunicazione artistica dell’evento, racconta così l’Expo Arte Messina.

 

L’intervista

Si è già conclusa la prima fase dell’Expo Arte Messina. Come sta andando questa esperienza?

Le esposizioni chiuse hanno ottenuto un discreto numero di visite sia durante l’apertura che nei weekend. Alla chiusura ci è stato chiesto di prorogare, ma ci aspetta ancora parecchio lavoro. Abbiamo appena inaugurato la collettiva alla Chiesa dei Catalani e la personale di Francesco Mento al Museo Accascina e si avvicinano la mostra Palacultura – 25 ottobre – e la sezione sul fumetto – con Maurizio Gemelli, Aurelio Mazzara, Marcello Crispino, Gianluca Gugliotta, Lelio Bonaccorso, Umberto Giampa.

Le mostre hanno ospitato sia collezioni private, come quelle della famiglia Belfiore e Ghersi, che giovani artisti di cui ha parlato evidenziando ricerche personali e la comune esperienza messinese. Cosa significa secondo lei l’arte a Messina e per Messina?

Essendo di recente adozione messinese, posso dire di non avere grossi pregiudizi in merito e rispondo per quello che ho osservato in poco più di due anni. L’arte a Messina è un desiderio d’azione inespresso, o per lo meno pronunciato entro il circuito chiuso degli addetti ai lavori. Si percepisce una gran voglia di fare, di esserci, di costruire, ma questo entusiasmo viene poi spesso speso in sterili rivalità da borgata. Per Messina l’arte è la risposta ad un’esigenza di mobilitazione e riconquista del suo ruolo di attrattore culturale.
In questo senso ho una grande fiducia nella Messina che verrà, proprio perché ho una grande fiducia nei mezzi dell’arte.

È stato difficile organizzare un evento così ampio rispettando le diverse professionalità degli artisti? – Qual è il filo conduttore?

Sì, la complessità di questa manifestazione si evidenzia già al momento della comunicazione perché non è una collettiva e né una grande mostra diffusa a tema unico.
Arti visive e performative, nonché una profusione di partnership in mostre collaterali, seminari, laboratori e convegni hanno ampliato la manifestazione ben al di là di una esposizione in senso stretto. Non c’è una poetica comune né un tema, si è ritenuto più opportuno accogliere e rispettare l’eterogeneità degli artisti considerando che la diversità espressiva in questi contesti è una grande sfida, ma anche una grande opportunità di raccolta, studio e divulgazione.

Come sono stati scelti i luoghi che ospitano le opere? Come hanno sposato la visione artistica?

I luoghi sono stati resi disponibili dalla persistenza del presidente, Gianfranco Pistorio, che ha ottenuto l’apertura al pubblico, a titolo gratuito, di chiese e palazzi storici. Per la scelta si è tenuto conto naturalmente della distribuzione nel tessuto cittadino: dovevano essere collocati in centro e a breve distanza gli uni dagli altri. Una parte di questo itinerario turistico lo abbiamo testato all’inaugurazione del giorno 5 ottobre quando ci siamo spostati in corteo per visitare Arcivescovado, Palazzo della Città Metropolitana e Palazzo Zanca.

La prima fase si è chiusa con un focus sul Gyotaku con il laboratorio di Elena Di Capita e l’incontro “Gyotaku e Scienza” con la partecipazione della ricercatrice Adriana Profeta. Lo Stretto sembra il luogo adatto in cui portare questa forma d’arte, nata come tecnica di stampa nata dei pescatori giapponesi per documentare il pescato.

L’intervento di Elenca Di Capita ci ha stregato, non poteva essere altrimenti. La risposta a Messina è forse più felice che altrove, oltre che banalmente per il legame col mare, anche per la storia degli studi condotti sui pesci abissali dall’IRIB CNR e dunque l’interesse per la rappresentazione delle specie marine. Il sodalizio tra arte e scienza del resto è largamente consolidato.

In che modo unire queste diverse discipline è utile per capirle e apprezzare al meglio?

L’arte ci aiuta a comunicare concetti complessi, non solo emozioni. Anche la Dottoressa Adriana Profeta proprio in uno dei seminari da noi organizzati in collaborazione con BC Sicilia ricordava che il CERN di Ginevra organizza residenze d’artista e premi.
Viceversa la scienza è un valido strumento per sperimentazioni artistiche. Altra lectio, altro incontro di Expo, stavolta a S. Maria Alemanna, giorno 11, ha visto l’architetto Francesco Ferla parlare di realtà aumentata in ambito architettonico e per i beni culturali, fra tutti l’esempio di Erice e il suo virtual tour inaugurato nel 2024.

L’evento è anche anticipazione di una Biennale prevista per il 2025. In che modo si prevede sarà simile e come si distinguerà?

Questa prima edizione dell’Expo si è configurata come un rilievo dello Stato delle Arti, una summa di personalità attive sul territorio divise per categorie artistiche. È stato un banco di prova per noi e la città. Siamo certamente determinati a superare le criticità organizzative con cui ci siamo scontrati in questa esperienza preliminare, ma per altri dettagli dovrete aspettare la fine dell’Expo.

 

Qui il programma dei prossimi eventi. 

 

 

 

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