PALERMO. «Un nuovo impianto di trattamento dei rifiuti, da realizzarsi a Mili, nel Comune di Messina, sta suscitando molte polemiche per la vicinanza al centro abitato e ad aree su cui insistono impianti sportivi e un pozzo per l’acqua potabile distribuita in città. Il comitato cittadino “Amo il mio paese” ha intrapreso numerose azioni, tra cui un ricorso amministrativo al Tar Sicilia per l’annullamento del Decreto regionale che prevede la realizzazione dell’impianto. Ora il caso approda anche al Parlamento con un’interrogazione al governo nazionale da parte del senatore Nino Germanà che è anche il segretario regionale della Lega in Sicilia.» scrive il senatore della Lega Nino Germanà in una nota.

«Sussiste un grave pregiudizio per la salute pubblica in ordine alla realizzazione di questo impianto per il trattamento della frazione umida dei rifiuti e di supporto al ciclo depurativo nell’area di Mili, a Messina – afferma Nino Germanà- L’ubicazione dell’impianto – è in palese contrasto con una legge regionale (L.R. 9 del 2010), che impone per i siti di gestione dei rifiuti una distanza minima di tre chilometri dal perimetro del centro abitato. Peraltro, il Comitato tecnico scientifico della Regione Siciliana ha già evidenziato gravissime criticità e potenziali interferenze legate alla localizzazione del progetto. Ed è pendente presso il Tribunale amministrativo regionale della Sicilia – ricorda il senatore Germanà – un giudizio che ha già portato lo stesso Tar ad accogliere un ricorso segnalando la non manifesta infondatezza delle questioni sollevate.  Per la conoscenza personale che ho dell’area, non posso non sottolineare – aggiunge Nino Germanà – che a ridosso del sito su cui dovrebbe sorgere l’impianto esistono un fabbricato adibito a civile abitazione, un impianto sportivo comunale coperto (Pala Mili) frequentato da adulti e bambini, il pozzo “Oteri” che fornisce acqua potabile alla cittadinanza e una casa di cura a circa 750 metri di distanza dalla zona dove è previsto l’impianto di trattamento dei rifiuti»

«Nonostante – scrive- la pendenza del giudizio amministrativo, le formali diffide, le criticità sollevate al Cts e le denunce presentate, Invitalia Spa ha indetto la procedura aperta per l’affidamento della progettazione esecutiva e l’esecuzione dei lavori. Inoltre con una procedura lampo è stato definitivamente aggiudicato l’appalto al raggruppamento temporaneo di imprese con capofila il Consorzio Stabile Energos. Va detto chiaramente che un eventuale accoglimento del ricorso al Tar legittimerebbe l’impresa aggiudicataria ad esperire azioni risarcitorie. Per queste ragioni, la mia interrogazione parlamentare ai ministri dell’Ambiente, della Salute, delle infrastrutture e dei trasporti, e degli Affari europei, il sud e le politiche di coesione, serve a comprendere se il governo sia a conoscenza della grave situazione e delle palesi violazioni di legge e dei principi di prudenza che caratterizzano l’iter autorizzativo, ed ha l’obiettivo di far assumere gli atti opportuni e necessari per promuovere la sospensione immediata di ogni attività connessa all’aggiudicazione all’avvio dei lavori, in attesa della definizione del contenzioso pendente dinanzi al Tar o comunque di individuare una localizzazione alternativa che consenta di salvare il finanziamento con i fondi Pnrr ed evitare così lo sperpero di risorse pubbliche»

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