MESSINA. La Corte dei conti si pronuncia: il servizio dei rifiuti a Messina va tolto al pubblico e aperto al mercato, per effetto della legge Madia sul fallimento di Messinambiente. Una delibera, quella dei magistrati contabili, che non convince Cambiamo Messina dal basso, secondo i quali MessinaServizi bene Comune non ha bisogno di essere messa in liquidazione perchè la Madia invece non si applicherebbe, e accusa l’amministrazione di aver fornito informazioni parziali alla Corte dei conti.

Nel dibattito si inserisce anche Capitale Messina, che invece accoglie con favore la possibilità che siano i privati a gestire il servizio.

“Non è una cattiva notizia il parere della Corte dei Conti che vieta al Comune di Messina per 5 anni di gestire i rifiuti, anzi è una opportunità – scrivono – Noi lo abbiamo scritto più volte, la costituzione della società Messinaservizi è stata la classica pezza peggiore del buco, ovvero Messinaambiente. L’idea prospettata alla città ed ai dipendenti del settore rifiuti, da parte della precedente amministrazione, che la costituzione della nuova società sarebbe stata sufficiente a superare e risolvere le molteplici criticità del settore si è rivelata illusoria. E ciò a prescindere dallo squilibrio finanziario, perché il fallimento della società è stato economico, ma soprattutto sotto l’aspetto della qualità del servizio”.

“Le società Messinambiente e successivamente Messinaservizi, infatti, con il loro apparato spropositato di dipendenti raramente, anzi mai,  hanno garantito gli standard minimi di pulizia in questa città e questo a prescindere dalle chiusure momentanee delle discariche regionali, ed anche, vorremmo dire, dall’assessore in carica. Messina non è mai stata pulita come meriterebbe, e meno che mai in questi ultimi mesi”, commenta il presidente del movimento Gianfranco Salmeri.

“Oggi il cambio di rotta è ineludibile, perché come recita la legge Madia, il Comune deve affidare il servizio a gestori esterni, così come avviene in tante realtà italiane, con aggiudicazione mediante gara europea, e questo è un fatto positivo. Non si tratta di sostenere che “privato è bello” in assoluto, ma bisogna far fare le cose a chi le sa fare meglio. E ciò lo si può ottenere con delle clausole, come ad esempio quella che prevede per la partecipazione alla gara che le società esterne abbiano nel proprio curriculum la soglia del tot % di raccolta differenziata in precedenti esperienze. Questa è la strada per ottenere efficienza e sostenibilità economica, abbandonando una antistorica ostilità verso la gestione privata dei servizi pubblici”, conclude la nota.

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