Chi ha avuto la fortuna di ascoltare i Maisie già negli anni Duemila avrà pensato che magari si fossero sciolti, chi li ha invece scoperti successivamente (ed, azzardo un pronostico anche su chi li seguirà da qui in futuro), una volta approfondita la loro storia, tende a pensare con soddisfazione che il nostro paese, intendendo l’Italia, nasconde delle perle ed è culla di creatività inaspettate.
 
Figurarsi poi quando vieni a scoprire che si tratta di un gruppo siciliano e di Messina in particolare: troppo internazionali, troppo “strani”, troppo eccellenti per chi ha l’idea (triste ma nemmeno tanto campata in aria) che dalla nostra isola è certamente più difficile emergere.
 
 Ed invece eccoli qui, dopo nove anni di lavoro continuo a limare traccia per traccia, parola per parola, suono per suono, a presentarci il nuovissimo (ed a questo punto atteso) doppio album del ventennale, “Maledette rockstar” uscito giusto ieri e per il quale XL di Repubblica ha attualmente in rotazione il video della title-track (realizzato dal collettivo di videomaker anch’esso siciliano e trapiantato al nord “La Maladolescenza” che per l’occasione ha intrapreso un sodalizio visivo col gruppo).
 
 
 
Ma cosa può aspettarsi l’ascoltatore dal disco dei Maisie? Difficile da riassumere in due parole. Le sonorità contenute spaziano talmente tanto tra vari generi musicali da non poterci sicuramente agganciare l’etichetta di uno in particolare e dire: “Ecco, fanno questo!”. Non è un caso né una esagerazione quindi se importanti riviste di settore li hanno definiti una sorta di Frank Zappa in italiano (definizione utilizzata in passato forse solo per Elio e le Storie Tese e nessun altro, il che rende l’idea dello spessore della loro irriverenza e ricercatezza). Ci si ritrova di fatto proiettati in un collage di suoni per cui ogni singolo pezzo potrebbe tranquillamente essere stata una traccia importante e rappresentativa di una corrente musicale (tale il livello di perizia e paranoia nello studio filologico degli scenari di genere). Di costante, però, si percepisce la mano esperta che non si ritrae dalla complessità di testi a volte anche un po’ disturbanti ma sempre intelligenti, sia quando si muovono nel campo del “serio” che quando invece seguono la strada del non-sense o del sarcasmo. Una sorta di antologia letteraria in musica, insomma, per un pubblico educato a certe forme di humour, ma anche e soprattutto un compendio di bozzetti sonori per chi vuole conoscere, approfondire o allargare i propri orizzonti musicali. Un concentrato di arte ed emozione da godersi a lungo e che, nonostante le sue peculiarità, può far da colonna sonora “probabile” alle vostre giornate. Io, per lo meno, lo consiglio. 
 
 
 
 
 
Credits
 
Maledette Rockstar (2018, Snowdonia Dischi ) 
 

Il disco è stato mixato e prodotto da Emiliano Rubbi @ La Zona – Roma, masterizzato da Maurizio Giannotti @ NewMasteringStudio – Milano e prodotto da Emiliano Rubbi. Il video del brano ‘Maledette Rockstar’ è stato realizzato da La Maladolescenza (autore: Nino Pescecane, regia: Vincenzo Campisi e Antonio Vezzari, attore protagonista: Guido Martella) e girato tra Milano e la provincia di Messina 

 
I Maisie in questo disco sono:
Alberto Scotti Alberto Rag Debenedetti Andrea Tich Carmen D’Onofrio Cinzia La Fauci Donato Epiro Emiliano Rubbi Eugenio Vicedomini Luigi Porto Michele Alessi Massimo Palermo Nico Sambo Serena Tringali Walter Wattabann Sguazzin
 
Si ringraziano: 
 
Alvaro Fella (Jumbo), Claudio Lugo (Picchio dal pozzo), Maurizio Di Tollo (Finisterre, Distillerie di Malto, Moongarden, Maschera di Cera, Hostsonaten), Stefano Agnini (la Coscienza di Zeno, La curva di Lesmo, Il cerchio medianico), Marco Bertoni e Lucio Ardito (Confusional Quartet), Piotta, Simon Balestrazzi (T.A.C.), Antonio Gramentieri (Sacri Cuori), Ausonio Calò (Le Masque), Vittorio Nistri (Deadburger), Claudio Milano (NichelOdeon), Bruno Dorella (Ovo, Ronin, Bachi da Pietra), Diego Palazzo (Egokid), Dario D’Alessandro (Homunculus res), Domenico Salamone (Airfish), Dino Draghen e Prete Criminale (Klippa Kloppa), Manitù Rossi (Le Forbici di Manitù), Massimiliano Raffa (Johann Sebastian Punk), Andrea Lovito (Ance), Zap Zappis (3chevedonoilrE) e tanti, tanti ancora.
 
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