MESSINA. Riportare la biblioteca regionale universitaria ai fasti di un tempo. E’ la crociata lanciata da Gino Sturniolo, ex consigliere comunale, attivista politico e dipendente della stessa biblioteca, che da tempo si batte perchè uno dei centri della cultura messinese, sprofondata sottoterra fino ad essere ormai socialmente irrilevante, ritorni a contare.

“Il declino della Biblioteca Regionale Universitaria “Giacomo Longo” di Messina è iniziato quasi 30 anni fa, quando la sede istituzionale venne “temporaneamente” chiusa per adeguamenti tecnologici alle nuove norme sulla sicurezza degli edifici. Da allora è stata una lunghissima deriva. Nei locali della sede istituzionale non si è più tornati e la Biblioteca è stata smembrata distribuendosi su più sedi, alcune di queste anche molto distanti tra loro”, scrive Sturniolo, ripercorrendo la spirale discendente della struttura..

Una biblioteca è, principalmente, un patrimonio librario e il suo catalogo. Poi, intorno, si costruiscono, servizi, accoglienza, promozione, implementazione, ma ciò che è fondamentale è che il catalogo e i libri intrattengano un rapporto di prossimità, che ci sia un collegamento, che le ricerche si traducano nell’accesso al libro. In questo modo la conoscenza a disposizione diventa più della somma dei libri che i magazzini librari contengono perché è il lettore stesso che, mescolando le informazioni che ricava dai libri, produce ulteriore conoscenza.

Lo smembramento della Biblioteca “Giacomo Longo” ha prodotto questa rottura: il catalogo e i servizi da una parte, i libri in un altro posto. E i progressivi tagli operati nei confronti dei servizi pubblici e delle biblioteche in particolare hanno fatto il resto. Anche l’auto di servizio, ad un certo punto, è stata sottratta e poi sono arrivati la riduzione del personale e le risorse economiche per la tutela del patrimonio e la sicurezza dei lavoratori sono state sempre più contenute. Insomma, la Biblioteca da 30 anni è sotto attacco.

Per fortuna i libri sono resistenti, soprattutto quelli antichi. Niente a che vedere col deperibile supporto informatico. Per fortuna nel corso degli anni il patrimonio librario ha incontrato nel proprio percorso qualche direttore, qualche bibliotecario e tanti dipendenti che, in qualche modo, con mille difficoltà, e nonostante il generale disinteresse di gran parte delle istituzioni del territorio e dell’intellettualità locale hanno tenuto in piedi la baracca, hanno fornito, almeno in parte i servizi, hanno provato mantenere il più possibile standard di conservazione accettabili.

Il Covid-19 rischia di dare la mazzata definitiva alla Biblioteca sia nei termini della garanzia dei servizi che della tutela del patrimonio librario. I protocolli per il lavoro in sicurezza, si sa, sono molto complessi. Ne sanno qualcosa tante attività che hanno dovuto chiudere i propri battenti. I protocolli di sicurezza, infatti, devono traguardare non solo l’attuale congiuntura, ma il prossimo inverno, quando potremmo assistere ad una nuova ondata di contagi e, soprattutto, faremo fatica a distinguere la consueta influenza con l’infezione da Coronavirus. Una biblioteca, poi, ha il problema che i libri devono respirare, devono essere mantenuti a temperatura e percentuale di umidità adeguate. E questo non è molto facile da garantire se una biblioteca rimane chiusa. Quando, poi, una Biblioteca, come avviene appunto per la “Giacomo Longo”, possiede raccolte di libri antichi a stampa e manoscritti di valore inestimabile la situazione diviene drammatica.

Per affrontare tutto questo ci vogliono soldi e organizzazione. Ecco, a volte accade, però, che la capacità organizzativa delle istituzioni sia modesta e, soprattutto, che vengano prodotte le norme necessarie a garantire sicurezza e tutela, ma non vengano date le risorse necessarie perché queste vengano garantite. Quello che è certo e che la Biblioteca Regionale Universitaria “Giacomo Longo” debba riaprire, che debba riaprire al più presto, che questo debba avvenire garantendo la sicurezza di lavoratori e lettori e che venga salvaguardato il patrimonio librario. Le biblioteche, infatti, non rispondono alla contemporaneità. Le biblioteche hanno carattere storico, svolgono il loro compito nella misura in cui si riesce a consegnarle in buono stato alle generazioni successive. Perché questo avvenga ci vuole una mobilitazione generale, un moto di indignazione per una istituzione così importante sottratta alla comunità”.

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