Di Andrea Denaro & Alessio Caspanello

MESSINA. Ci vorrà un milione e mezzo di euro per rimediare al disastro dei viadotti “O” e “P” dello svincolo di Giostra, cioè le rampe (mai entrate in funzione perchè inutilizzabili e pericolose) che dovrebbero collegare la galleria san Jachiddu direttamente con lo svincolo, senza la necessità di immettersi sul viale Giostra alto e poi rientrare (qui tutta la storia).la buona notizia è che per via ministeriale il finanziamento è già stato stanziato. Quella cattiva è che i lavori non saranno semplici, anzi.

Alla luce delle anomalie derivanti dal tempo o da errori durante la fase di costruzione dei viadotti, sono due le linee di intervento individuate nella delibera 462 di settembre 2020 (con la quale si approvava l’esito delle analisi eseguite sulle opere). La prima, “può essere quella di un semplice ripristino delle condizioni previste nel progetto approvato e depositato a suo tempo presso il Genio Civile di Messina”, si legge nella delibera. In questo caso il progetto di manutenzione deve prevedere in primis uno “studio degli interventi che devono essere eseguiti sui singoli dispositivi”. Successivamente, uno studio delle modalità di esecuzione. Il terzo intervento è lo studio del sollevamento dell’impalcato e sulle conseguenze sulla struttura, seguita da un ulteriore “studio della posa in opera dei nuovi appoggi o di quelli ripristinati alla quota corretta, eliminando i controbaggioli e disponendo il corretto collegamento dei vincoli con la struttura dell’impalcato anche in considerazione della allocazione dei cavi di precompressione”. Terminata la fase di studio, restano da predisporre un piano di manutenzione e, infine, una nuova prova di carico sull’impalcato. “In questo caso – sottolinea la delibera – non si produce un adeguamento dell’impalcato alla normativa attuale ma solo un ripristino delle condizioni definite all’atto del collaudo”. Poi c’è il progetto più complicato e lungo, ma più risolutivo.

La seconda linea di intervento, infatti è stata pensata “nel caso in cui si volesse raggiungere l’obiettivo di un adeguamento del viadotto alla normativa sismica vigente“. Pertanto, occorrerebbe “eseguire un calcolo della struttura in condizione statiche e sismiche e sostituire tutti gli apparecchi di appoggio e i dispositivi sismici con dissipatori in modo da far diminuire l’azione sismica agente sulle pile e sulle spalle determinando condizioni di una possibile verifica con le accelerazioni sismiche previste dall’attuale normativa”. In questo caso, quindi, bisognerebbe calcolare l’impalcato con le nome vigenti e con dissipatori sismici adeguati, verificare le sottostrutture, eseguire lo studio del sollevamento dell’impalcato e sulle conseguenze sulla struttura, sostituire tutti gli appoggi e i dispositivi sismici longitudinali e trasversalipredisporre un piano di manutenzione e, infine, eseguire una nuova prova di carico sull’impalcato.

Se l’amministrazione intende eseguire la seconda linea di intervento (che, si legge nella delibera, “appare suggestiva e porterebbe ad un notevole vantaggio nel futuro sulla vita dell’opera”), bisogna tenere conto che questa “è condizionata dai risultati delle calcolazioni in quanto potrebbe emergere che la struttura non può essere adeguata alla nuova normativa sismica. In questo caso, volendo comunque perseguire questa strada, si dovrebbe ricorrere ad un miglioramento sismico e valutare un parametro di miglioramento adeguato alle condizioni sismiche locali”. Cosa significa, in soldoni, e cosa si dovrà fare sulle due inservibili opere per renderle agibili?

Ricapitolando, o si segue la via “breve”, sistemando i disastri in fase di lavorazione, riportando alle quote corrette i sistemi di appoggio che non erano stati costruiti a livello (e poi a livello riportati con sistemi rudimentali, non corretti e pericolosi), e sperando che il tutto basti, per avere poi comunque due bretelle dalla funzionalità limitata perchè non adeguate alla normativa antisismica. Oppure, via “lunga”, oltre ai lavori bisognerebbe rifare, a monte, tutti i calcoli di progetto, e poi adeguare quello che ne resterebbe. In entrambi i casi, l’impalcato andrebbe materialmente “separato” dalle sue pile per la sostituzione dei giunti: più o meno quello che sta succedendo, da otto anni, con il viadotto Ritiro.

Quanto costerà tutto questo? In soldoni, poco meno di un milione di euro per il viadotto “O”, e seicentomila euro per la bretella “P”. La stima nel 2020 era stata eseguita solo per la prima linea di intervento (con i costii previsti nel prezziario ANAS 2019), in quanto “appare comunque quella indispensabile per il ripristino delle condizioni di traffico sui viadotti”. In tutto un importo che si aggira intorno al milione e mezzo di euro, per cui il Ministero ha già stanziato il finanziamento: non resta che stabilire se i lavori vanno fatti dal Comune o dal provveditorato delle opere pubbliche.

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Lillo
Lillo
11 Novembre 2023 7:39

In definitiva non lo vedremo mai.

Francesco
Francesco
11 Novembre 2023 9:53

Intanto qualcuno ha ottenuto ,o forse no, il passi per la propria villa che si immette nella bretelka di uscita a giostra. Credo che sia molto abusivo e pericoloso, ne riparleremo al primo botto . Buongiorno 👋