MESSINA. Il sud, i territori, di nuovo al centro delle considerazioni politiche. Questo ha sottolineato Paolo Gentiloni dal palco del Teatro Vittorio Emanuele a Messina, in occasione della presentazione della fusione delle due testate siciliane, Giornale di Sicilia e Gazzetta del Sud.

Una presentazione in pompa magna per i due giornali, che danno vita da oggi a una nuova realtà editoriale rivolta a Sicilia e Calabria. Sul palco del Vittorio, si sono alternati Lino Morgante, direttore editoriale della Gazzetta del Sud, e il direttore responsabile, Alessandro Notarstefano. Per il Giornale di Sicilia, invece, il vicedirettore Marco Romani.  Alla discussione hanno  partecipato anche il presidente della Fieg, Maurizio Costa e il direttore del Tg1, Andrea Montanari. L’incontro è stato moderato dalla giornalista Rai Annalisa Bruchi.

Ma ad occupare il palco messinese soprattutto il presidente del consiglio, con un lungo discorso sull’informazione e sul Sud: “Non ci sono mai state condizioni più favorevoli di quella attuali per investire nel Mezzogiorno: dobbiamo cogliere l’occasione che abbiamo davanti”.

Il Premier si è rivolto al mondo dell’Informazione in particolare, vista l’occasione editoriale della presentazione dei due “giornali: gemelli diversi”, come li ha definiti il direttore della Gazzettad del Sud, Alessandro Notarstefano: “Siamo qui per celebrare due grandi famiglie di editori che hanno lavorato in questi decenni in Sicilia e Calabria – ha proseguito Gentiloni – e hanno deciso di mettersi insieme. Penso che dobbiamo dirgli innanzitutto grazie perché proprio per le difficoltà che l’editoria può mettere in luce, è una decisione di cui penso questi territori vi siano grati”

“Lo dico anche da ex ministro delle Comunicazioni  – ha continuato il presidente –  ex appassionato di queste materie, credo che dobbiamo tutti riconoscere che comunque ci sono difficoltà, modelli di business che faticano a stare al passo con i tempi, ma c’è un dato di fondo che credo dobbiamo tutti riconoscere perché ne siamo tutti utilizzatori. Abbiamo visto dei cambiamenti straordinari, se pensiamo alle generazioni precedenti alla mia negli anni ‘20, ’30, ’40, nel volgere di 70 anni siamo passati da un divieto di informazione, da una fase o per ragioni politiche, le dittature, o per ragioni sociali, per cui leggere era limitato ad alcune persone, mai si poteva pensare allora che le masse potessero arrivare all’informazione: in 70 anni da una situazione di scarsità a una di sovrabbondanza”.

L’informazione è in difficoltà, ma per Gentiloni questa rivoluzione è una “conquista”: “La sovrabbondanza è di certo un problema, mette in difficoltà dei modelli a cui siamo affezionati ma comunque è una conquista. Stiamo cercando di utilizzare al meglio questa quantità di informazione che ci viene dalla rete. E se fossi un giornale, risponderei con Mark Twain, che la notizia della mia morte è francamente esagerata. E la notizia della morte dei giornali è francamente esagerata. Giornali che organizzano dando senso e capacità di lettura alle cose che ci circondano, a questa cornice sarà molto difficile rinunciare e io credo che non ci rinunceremo mai, anzi i tempi rendono ancora più necessario avere una griglia di qualità”.

Il discorso prosegue sui media, dati per morti da tempo: “Si è parlato di morte della radio, della tv, sono morti tutti i media negli ultimi 70 anni. Sappiamo che la radio gode di ottima salute, meglio ancora la tv. Non è una sfida per la sopravvivenza ma per la qualità, per la credibilità, perché quella cornice, quella chiave di lettura io la acquisto nella misura in cui mi dà quella qualità che non posso inseguire giorno per giorno nell’enorme flusso di informazioni che dilaga nella rete, ho bisogno di un’organizzazione, ho bisogno di qualcuno che mi cucini dei piatti e mi organizzi un menù. E questo mestiere ha bisogno sempre più di credibilità, affidabilità, qualità. Io penso che ci sia un grande avvenire per la nostra informazione”.

Una rivoluzione, quella del mondo dell’informazione, che deve essere accompagnata dal Governo: “Sono diverse le esperienze internazionali che ci mostrano che gradualmente stiamo trovando modelli di business vincenti. Il governo può accompagnare questa traversata, non semplice, con misure come quella dei provvedimenti dal sottosegretario Lotti, adesso ministro, nel corso di questi anni. Le transizioni hanno bisogno di essere accompagnate. Soprattutto se il prodotto è un bene pubblico”.

La meraviglia di internet, nonostante tutto: “Questi giganti del web che minacciano e creano problemi alla fiscalità, comunque consentono l’accesso all’informazione a miliardi di persone e sono una meravigliosa, incredibile invenzione. Internet è nato ed è tuttora una gigantesca impresa spontanea su cui poi sono nati gli over the top. Una tappa spettacolare per quanto riguarda l’evoluzione dell’umanità”.

Ma l’Europa deve mettersi al passo, secondo il primo ministro italiano: “Non sarà facile colmare il gap dell’Europa rispetto a Cina ed Usa. Per prima cosa dobbiamo ridurre il gap nella tutela della riservatezza dei dati dei nostri concittadini, che non possono essere liberamente oggetto di scorrerie. In secondo luogo l’armonizzazione fiscale, che com’è noto fa sì che alcuni colossi si stabiliscano in alcuni paesi e il resto d’Europa non abbia entrate fiscali. C’è qualcosa che l’Europa può e deve fare per accompagnare la transizione alla quale dobbiamo guardare con convinzione e fiducia”.

L’importante è soprattutto guardare ai territori: “Una delle chiavi del successo per il futuro dell’informazione oltre la qualità, è la radice nel territorio. Questo è valido in ogni parte del mondo. I giornali e le emittenti che hanno sentito meno le difficoltà derivanti da questa enorme trasformazione sono da un lato in grado di rispondere a quella necessità di credibilità e dall’altro quelle che affondano nel territorio. Un messaggio questo non solo per i giornali ma anche per la Politica, per l’Impresa: le  radici nel territorio sono e restano fondamentali”.

 

 

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