LA MANO SINISTRA non sa cosa faccia la destra: l’assessorato al Turismo del Comune di Messina si fa promotore di un video da “offrire” ai croceristi prossimi allo sbarco e quello alla Cultura, almeno una parte del suo assetto collettivo, ovvero Mariateresa Zagone, commenta: “Un Comune grosso con fior fiore di Storici dell’Arte non dovrebbe prendete un testo da Wikipedia… ma forse c’era qualche interesse perché il partner fosse lo Jaci”.
Volendo evitare di raccontare tutta la genesi del video (per tale scopo si rimanda al link), qualche osservazione va fatta, lasciando da parte pregiudiziali come la qualità delle riprese fornite da Rtp.
Al di là dei difetti veri (il Don Giovanni d’Austria su via Garibaldi, il Colapesce “affrescato” da Guttuso, il parco dei monti Peloritani che non esiste) o presunti, il filmato promozionale non ha senso logico e, soprattutto, logistico. Si propongono, a chi arriva a Messina, luoghi da visitare distanti “anni luce” o non sempre accessibili, come Santa Maria di Mili, Capo Peloro e la Badiazza, senza seguire alcun criterio. Il problema non è da poco, visto che, una volta scesi, i croceristi che non hanno scelto uno dei due pacchetti messinesi da acquistare (che non comprendono certo Mili) sono preda, in ordine sparso, degli operatori catanesi (destinazioni Taormina ed Etna), dei tassisti e, infine, degli organizzatori dei tour in bus per la città. Chi mai fosse attirato dalla chiesa normanna di Santa Maria o da Santa Maria della Valle, come mai potrebbe giungervi? La questione è rilevante, ma, come dire, cerchiamo di metterla in secondo piano di fronte all’atto di buona volontà promozionale.
Il vero dramma, però, è un altro, ed è concettuale: questa amministrazione che cosa intende proporre? Qual è la sua idea di Messina? Quale l’identità che vuole trasmettere? Di fronte a tali quesiti, viene solo da allargare le braccia per farle cadere meglio a terra.
In poco più di cinque minuti di filmato, la città ricostruita e liberty, eclettica, razionalista, la Messina unica nel suo genere, manca quasi del tutto. Così come non appare buona parte del patrimonio precedente al terremoto rimasto intatto o ricomposto: così Cristo Re è un panorama (come Montalto) e i resti della Fortezza Matagrifone non esistono; il Monte di Pietà, evidentemente, faceva pietà a chi ha scelto i luoghi; la chiesa di Santa Eustochia, con i suoi spettacolari marmi, sarà apparsa poco appetibile al pari delle absidi di San Francesco, della chiesa di San Giovanni di Malta, di San Tommaso il Vecchio, di Sant’Elia, del Duomo (per tenersi stretti). Tutti monumenti e luoghi, tacendo di quelli della ricostruzione (la Galleria, la nuova Palazzata, il Tribunale, La Dogana, ad esempio), che si trovano in un’area vasta, ma percorribile a piedi dai turisti.
Il nodo vero è che Messina non ha ancora una identità e chi la governa, ancora una volta, non ha contribuito a definirla. In ballo, oggi, come dieci, venti, trenta anni fa, c’è la solita girandola di luoghi fisici e comuni divenuti misura di un’approssimazione cocciuta e inguaribile.
E allora, di fronte a un video del genere, solo un consiglio: se proprio con Nino Principato vien difficile parlare, almeno consultatevi con Mariateresa Zagone, la prossima volta…