MESSINA. Mezzo milione di euro spesi nel 2016, un aumento del 25% degli interventi e quasi 2000 cittadini ascoltati nei Centri d’ascolto della Diocesi. Sono alcuni dei dati forniti dalla Caritas di Messina nel corso di un incontro con la stampa al quale hanno preso parte il direttore don Giuseppe Brancato, il referente diocesano dell’Osservatorio diocesano delle povertà e delle risorse Enrico Pistorino, e la referente diocesana dei Centri d’Ascolto Chiara Pistorino.

L’IDENTIKIT DEI BISOGNOSI. Sono state in totale 1953 le persone ascoltate nei Centri d’ascolto della Diocesi di Messina Lipari S. Lucia del Mela durante il 2016. Il totale risulta così distribuito rispetto alle diverse zone della città: 72 della Zona Sud che comprende i villaggi di Tremestieri, Pistunina, Zafferia e S. Lucia sopra Contesse, 303 della Zona Centro Sud ovvero l’area cittadina tra Provinciale e Viale Europa, 184 nel Centro Città, l’area tra Via La Farina e Via Cesare Battisti; 187 tra Camaro e Bisconte, 441 nella parte Centro Nord, tra Viale Boccetta e Viale Giostra, 106 nella zona Nord tra viale Giostra e Torre Faro, 191 nella Zona di Gazzi (villaggi di Bordonaro, Quartiere Padre Annibale, Santo, Fondo Fucile e Villaggio Aldisio) e 320 nel Centro diocesano “Salvatore Finocchiaro” istituito nella sede della Caritas e che abbraccia utenze territorialmente non circoscritte.  

Nel confronto con il 2015 si registrano alcuni dati particolarmente significativi. Il totale delle persone ascoltate praticamente non cambia (erano 1984 nel 2015, sono state 1953 nel 2016), ma all’interno di questo quadro generale diminuiscono percentualmente le presenze degli uomini (- 2,5), degli stranieri (- 5,9)  e delle persone in età “media”, dai 36 ai 64 anni (- 6,5). Aumentano parallelamente le donne (+ 2,5), gli italiani (+ 5,9), giovani e anziani (rispettivamente + 4,9 le persone con meno di 36 anni e + 1,6 i maggiori di 64 anni). 

Dal punto di vista della tipologia di interventi resi, aumenta,  e di molto, il sostegno per beni e servizi primari, che segna una crescita percentuale del 14,2. Peraltro beni e servizi primari, che comprendono tutti gli aiuti forniti rispetto a necessità fondamentali, dai farmaci al cibo, dalla casa ai libri di scuola, rappresentano il 53,4 % del totale degli interventi resi. 

Seconda solo agli interventi per beni e servizi primari è l’attività dell’ascolto. Il 19,5% delle richieste presentate, il 21,7% dei bisogni rilevati e il 28,2% degli interventi resi sono da ascriversi proprio a questa funzione, che rappresenta la principale “chiave” per conoscere più approfonditamente la situazione degli interlocutori. 

I DATI. Volontari, tirocinanti e seminaristi si avvicendano nei Centri, a partire da quello Caritas, che ha sede in via Emilia 19. L’impegno svolto dagli operatori di questa “porta della Chiesa messinese” aperta ad accogliere “incondizionatamente” è rivolto ad una collettività che non è circoscritta ad un particolare quartiere. Qui arrivano persone da tutta la città e in situazioni assai differenti. Una particolare attenzione va dunque rivolta ai dati che riguardano questo Centro che – per dirla in sintesi – in qualche modo fa da “lente di ingrandimento” della situazione generale. Chi sono le persone che si rivolgono al Centro d’Ascolto diocesano? Il 55% sono uomini, la maggior parte di loro sono italiani, 61%, e quasi il 67% hanno un età compresa tra i 36 ed i 64 anni. Rispetto all’anno precedente, stabile rimane il numero delle donne, aumenta invece il numero degli uomini: aumenta inoltre rispetto allo scorso anno di quasi 6 punti percentuali il numero di uomini e donne, anzi di ragazzi e ragazze sotto i 36 anni. Un dato che si evince chiaramente è il fatto che il numero degli interventi resi supera quello delle richieste. E più della metà degli interventi è realizzato senza alcun contributo economico ma attraverso l’orientamento, attivazione della rete di aiuto, la consulenza, il semplice ascolto, a testimoniare che “è proprio la relazione la parola chiave del lavoro degli operatori: l’unica vera risorsa necessaria”. Gli utenti sono spesso poveri al di sotto della soglia della sussistenza, oppure non hanno lavoro né possibilità di trovarne. 

Fra gli elementi presi in esame dagli operatori, la solitudine, il senso di emarginazione e l’ereditarietà della povertà e soprattutto la mancanza di lavoro. Il 13.4% delle richieste presentate e il 15,7% dei bisogni emersi dall’analisi degli operatori riguardano infatti il “lavoro che non c’è”. 

LE CIFRE DEGLI INTERVENTI. L’importo complessivo destinato a interventi di sostegno e aiuto supera di poco il mezzo milione di euro (554.269,73), con oltre centomila euro in più rispetto all’anno precedente e un aumento pari al 25% del totale. Il totale si compone di diverse macrovoci: 292.003,83 euro, più della metà della somma complessiva, sono andati a persone bisognose,  216.265,90 euro sono stati utilizzati per le opere caritative diocesane (centri e strutture di assistenza e accoglienza) e 46.000 euro sono stati assegnati alla compartecipazione da parte della Diocesi di Messina Lipari S.Lucia del Mela alle progettazioni di Caritas Italiana per attività di contrasto alle povertà.

Più nel dettaglio, nell’ambito della distribuzione a persone bisognose, 104.803,33 euro sono stati utilizzati per il supporto alle famiglie povere incontrate attraverso il Centro di Ascolto diocesano e le parrocchie, 76.088.23 euro come contributi per le utenze domestiche, 44.827,07 per affitti e 42.411,44 per libri e altri materiali necessari alla frequentazione della scuola, 15.152,81 per viaggi riguardanti la salute o il ricongiungimento familiare, e ancora 5.705,95 per acquisto di farmaci e 3.015,00 per alimenti. 

Significativo il dato riguardante la somma complessiva destinata alle opere caritative diocesane, che è praticamente raddoppiata rispetto all’anno precedente: 216.265,90 euro nel 2016 a fronte di 121.000 euro nel 2015. E all’interno di questo quadro, la voce che “pesa” di più è quella delle opere per i senza dimora, che nel 2016 hanno ricevuto dalla Caritas diocesana 81.617,29 euro, più del doppio di quanto speso nel 2015 (37.000 euro). A comporre il totale, infine, concorrono anche i 53.180,54 euro per i diversamente abili, i 17.238,00 euro per i minori,i 15.673,41 per migranti e immigrati, i 10.000 per gli anziani, i 4.534,00 per i carcerati e  i 4.022,66 per i tossicodipendenti. E i 30.000 euro versati alla Fondazione Antiusura, mantenendo inalterato il contributo che era stato dato nel 2015. 

A concludere, un altro elemento di riflessione. Se nel 2016 la Caritas diocesana ha speso centomila euro in più rispetto al 2015, già nel 2015 aveva speso centomila euro in più rispetto al 2014. Si conferma cioè una crescita degli interventi che, per un verso, è indizio eloquente della condizione sempre più critica della comunità e, per altro verso, è di portata tale da apparire quasi “insostenibile”. 

 

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