MESSINA. Dal momento che “è emerso è il sostanziale rispetto dei tempi fissati” riguardo lo stato delle procedure avviate dalla società Stretto di Messina Spa, propedeutici alla realizzazione del ponte, l’ordine degli ingegneri di Messina chiede l’istituzione di una scuola di alta formazione delle professioni tecniche e giuridiche che “potrebbe avere nel più ampio bacino del Mediterraneo la propria sfera di influenza ed interesse. Perchè per il momento a Messina non è previsto nulla del genere (ma a Catania e Reggio si).

E’ la lettera aperta che Santi Trovato, presidente dell’ordine degli ingegneri di Messina ha inviato a a politici, sindaco, rettori ed Eurolink (il general contractor del progetto del ponte) per chiedere che venga istituita a Messina la scuola di alta formazione che rimetta al centro delle scelte la città di Messina, oggi esclusa sulla base di “alcuni accordi che sarebbero stati siglati con le regioni Sicilia e Calabria che prevederebbero nelle città di Reggio e Catania la sede di centri di formazione indirizzati a qualificare la manodopera che lavorerà alla realizzazione del ponte”.

“Su questo punto si apprezzano gli sforzi delle nostre due Regioni di dare certezze sulla effettiva futura occupazione di maestranze, artigiani e operai presenti nei territori interessati dalla realizzazione del Ponte, ma nel contempo vorremmo segnalare alla deputazione nazionale e regionale ed al sindaco della città di Messina l’ opportunità di individuare a Messina, la sede di una altrettanto necessaria ed innovativa scuola di alta formazione delle professioni tecniche e giuridiche che potrebbe avere nel più ampio bacino del Mediterraneo la propria sfera di influenza ed interesse”, scrive Trovato.

“La Scuola avrebbe l’obiettivo prioritariamente di trasferire non solo le conoscenze acquisite in fase di sperimentazione sui nuovi materiali e di utilizzo di nuove tecnologie, che sono bagaglio altamente scientifico ed innovativo della costruzione del ponte, ma anche formare professionalità negli ambiti tecnici, giuridici ed economici che possano rispondere ai fabbisogni di occupazione di alta specializzazione richiesti dalla Società Stretto, dal Contraente generale e dalle altre Società coinvolte. E’ fuori di dubbio che nel corso dei lavori e soprattutto nella futura gestione dell’opera, verranno richieste nuove competenze che oggi mancano e la Scuola avrebbe proprio il compito, in raccordo con le categorie imprenditoriali e sindacali e coinvolgendo le Università di Messina, Catania, Palermo e la Kore di Enna, il cui Rettore è oggi il messinese Franco Tomasello, di identificare e formare i nuovi profili professionali”.

“Inoltre rinnoviamo al sindaco della città la proposta, già avanzata da questo Ordine in data 9 maggio 2023, di ricostituire e riconvocare con estrema sollecitudine il Comitato tecnico interistituzionale che avrebbe il ruolo di affrontare con voce unica non solo le strategie territoriali ed occupazionali connesse al Ponte, ma anche potrebbe avere la funzione di monitoraggio e conseguente informazione alla Città sul livello di approfondimento delle varie problematiche che interesseranno il territorio cittadino ( ricordiamo il grave problema del dissesto idrogeologico legato all’estrema instabilità dei versanti, alcuni dei quali interessati da aree di deposito materiale di risulta anche temporaneo, 15 Aree di cantiere principali, innumerevoli Attraversamenti stradali e ferroviari con relative Aree di cantiere, 40 km di nuove Reti stradali e ferroviarie )”.

“Segnaliamo tali proposte ( la Scuola di Alta Formazione e la ricostituzione del Comitato Tecnico Interistituzionale) alla riflessione della classe Politica messinese per le iniziative che vorranno e potranno assumere a garanzie delle legittime aspettative che la comunità cittadina nutre in merito alla prossima apertura dei cantieri del Ponte. Se il Contraente Generale e la Società Stretto di Messina non renderanno proficue le relazioni con le parti sociali, imprenditoriali e professionali cittadine, si correrà il rischio che la realizzazione della grande Opera Infrastrutturale non equivarrà ad un volano di sviluppo per l’Area dello Stretto, ma invece potrebbe rappresentare un elemento estraneo al territorio che non porterà i possibili e probabili benefici previsti ma disagi diffusi ed insofferenza sociale”.

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