MESSINA. È botta e risposta fra il Comitato Scientifico per il Ponte sullo Stretto di Messina e il Corteo No Ponte, che all’organo che svolge compiti di consulenza tecnica e all’amministratore delegato di Webuild, Pietro Salini risponde con un decalogo «per smentire le fake news di Salini a Re Start su Rai3», scrivono in una nota.

Proprio ieri, infatti, dopo la trasmissione, il Comitato Scientifico, nell’ambito delle periodiche riunioni, ha riaffermato la fattibilità tecnica del ponte sullo Stretto di Messina con una nota: «L’Organo, previsto dalla legge per compiti di consulenza tecnica e composto da nove esperti nelle discipline legate alla realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina (Geologia, Geotecnica, Ingegneria Civile e Ambientale, Ingegneria del Vento, Scienza delle Costruzioni, Ingegneria Strutturale), alla luce di alcune osservazioni sul progetto definitivo emerse di recente, ha riaffermato all’unanimità il parere favorevole, rilasciato a gennaio 2024. Ha inoltre ribadito che le 68 osservazioni, che in parte riprendono quelle del precedente Comitato Scientifico, non sono in contraddizione con il parere favorevole, ma riguardano aspetti da approfondire in sede di progettazione esecutiva e non inficiano la fattibilità tecnica dell’Opera. Il ponte, hanno chiosato i nove esperti, è uno dei progetti più studiati al mondo con un patrimonio di dati formidabile», scrive in un nota il Comitato.

«Smentire tutte le dichiarazioni fatte da Salini, amministratore delegato di Webuild, alla trasmissione odierna Re Start di RAI3 è difficile, ma non per le cose che ha affermato, bensì per l’incredibile mole di fake news miste a propaganda di cui sono infarcite», hanno scritto, invece, i componenti del Corteo No Ponte. Di seguito i punti riportati integralmente:

1)         Non è vero che ormai basta la decisione del Cipess per approvare il progetto definitivo del ponte ed iniziare i lavori, perché prima è necessario che l’Italia chieda una “deroga” alla Commissione europea, visto che il progetto ha avuto una Valutazione d’Incidenza negativa da parte della commissione Via/Vas, in quanto vìola la direttiva europea Habitat e non è scontato che la commissione europea la concederà;

2)         A essere politica e non tecnica (meglio, anti-tecnica) è la scelta di realizzare il ponte, non la posizione di chi vi si oppone, perché non si è data risposta ai tanti dubbi tecnici sollevati da esperti di fama nazionale ed internazionale che hanno ripetutamente inviato le loro osservazioni critiche;

3)         Per essere collegati al resto del Paese i siciliani non hanno bisogno dell’ennesima cattedrale nel deserto ma di una rete di infrastrutture viarie, ferroviarie, idriche e di servizi sociali che riduca le diseguaglianze nord-sud; non è vero, inoltre, quanto dichiarato da un intervistato e cioè che servono 3 o 4 ore per attraversare lo Stretto in traghetto, visto che la traversata dura solo 20 minuti (le file sono solo una volta l’anno, concentrate nei giorni di ferragosto);

4)         L’alta velocità non raggiunge Reggio Calabria, non si sa neanche come e quando verrà realizzata da Salerno a Reggio Calabria, né è stata realizzata in Sicilia, e anche il raddoppio a Messina è fermo a causa del sequestro dell’area di cantiere, poiché gli scavi della galleria appaltati da RFI a Webuild hanno prodotto terra con arsenico che ha inquinato le falde acquifere e lasciato senza acqua potabile due comuni;

5)         Per fare fronte alla crisi idrica non abbiamo bisogno dei costosissimi, inquinanti ed energivori impianti quali i dissalatori che Webuild promette di realizzare, ma semplicemente investimenti per ridurre le perdite della rete ed un uso sostenibile e virtuoso delle risorse idriche, la cui proprietà e gestione deve rimanere in mano pubblica;

6)         Le opere ferroviarie e stradali previste per il ponte sullo Stretto non servono né alla Sicilia né alla Calabria ma sono funzionali ad un’opera che si sa che non si costruirà mai. Quella che viene chiamata la futura metropolitana dello Stretto prevede ad esempio lato Sicilia solo tre fermate su 18 chilometri di lunghezza, mentre la linea A della metropolitana di Roma è lunga 18 chilometri e ha ben 27 fermate;

7)         Il sistema ponte provocherebbe ferite irreversibili sul territorio dell’area dello Stretto che le presunte opere di mitigazione e compensazione ambientale non potranno mai sanare ma anzi accentuerebbero;

8)         È vero che il progetto del ponte è stato assegnato ad Eurolink con un gara internazionale, a cui tra l’altro hanno partecipato solo due cordate, ma stiamo parlando di 20 anni fa, nel frattempo Eurolink ha fatto causa allo Stato e l’ha persa; è cambiata la composizione societaria perché  sono andate in liquidazione due società le cui azioni Webuild ha acquistato pagando 5 milioni di euro al concordato di Cementieri Ravenna, promettendo altri 6 milioni nel caso di approvazione del progetto esecutivo entro giugno  e opzionando l’acquisto delle azioni del fallimento di Società Condotte già acquistate da altra cordata. Inoltre è aumentato il costo delle materie prime e quindi del progetto, è cambiata la normativa di riferimento, insomma è cambiato il mondo ma solo l’ad di Webuild sembrerebbe non rendersene conto;

9)         La presenza di faglie attive e capaci sotto il pilone lato Calabria è individuata nelle stesse carte del progetto del Ponte, come evidenziato da esperti a cui ancora non si è risposto;

10)       Per concludere, parafrasando l’ultima dichiarazione di Salini, “Che il Ponte si possa fare è un azzardo, che è sicuro è un altro azzardo, se si vuole fare è una scelta contro l’Italia”.

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