MESSINA. Sulla questione sismica del ponte sullo Stretto è botta e risposta, tra la società Stretto di Messina e il comitato “Invece del ponte”. A rinfocolare la polemica c’è stato l’incontro di venerdi scorso in cui il comitato ha invitato Carlo Doglioni, ex presidente dell’Ingv, l’istituto nazionale di geologia e vulcanologia, che ha spiegato come sia “incomprensibile la volontà di sottovalutare le faglie proprio nei punti in cui si vorrebbero collocare le torri del ponte”.
La risposta della Stretto di Messina non si è fatta attendere: “In relazione alle affermazioni del Professor Doglioni sul progetto del ponte sullo Stretto di Messina, come ribadito più volte e chiarito in consessi scientifici, la Società Stretto di Messina precisa che il progetto del ponte sullo Stretto ha ampiamente analizzato le tematiche geologiche e sismiche.
Parlare di accelerazione al suolo è un modo semplicistico, e concettualmente errato, di affrontare un problema complesso come la resistenza di una struttura a sollecitazioni sismiche. Come è noto a chiunque si occupi di ingegneria sismica va considerato lo spettro sismico di progetto. Sul tema i tecnici della Stretto di Messina hanno più volte risposto puntualmente a queste osservazioni. Il progetto del ponte prevede accelerazioni massime superiori a 1,5 g, allo stato limite di integrità strutturale, e non di 0,58 g come grossolanamente affermato. Sul sito istituzionale della Società è anche presente un documento redatto dai progettisti in cui viene confrontato lo spettro di progetto dell’opera con lo spettro registrato in occasione dei terremoti di L’Aquila e Amatrice, citati da Doglioni. Si evince chiaramente che alle frequenze di interesse per il ponte le accelerazioni di progetto sono sensibilmente superiori a quelle registrate nei terremoti di L’Aquila e Amatrice, e quindi le osservazioni di Doglioni sono del tutto prive di fondamento.
Per gli aspetti geologici e sismici il progetto definitivo è corredato da oltre 300 elaborati geologici frutto di nuova e più ampia documentazione a varie scale grafiche, realizzata con l’ausilio di circa 400 indagini puntuali, tra sondaggi geologici, geotecnici e sismici. Tutte le faglie presenti nell’area dello Stretto di Messina sono note, censite e monitorate, comprese quelle del versante calabrese. I punti di contatto con il terreno dell’Opera, sulla base degli studi geosismotettonici eseguiti, sono stati individuati evitando il posizionamento su faglie attive.
Le costruzioni di ponti sospesi in zona sismica avvengono da sempre in ogni parte del mondo in aree con potenziali sismogenetici più rilevanti dello Stretto di Messina: Turchia; Grecia; Giappone; California. Il potenziale sismogenetico dello Stretto di Messina non è in grado di produrre terremoti superiori a 7.1 della scala Richter. In ogni caso il ponte sullo Stretto è progettato per restare in campo elastico anche con magnitudo superiore”.
Elaboratissima la replica del comitato “Invece del ponte, corredata da una nutrita serie di elaborati grafici che contestano punto per punto le affermazioni della Stretto Spa: “Definire “semplicistico” l’approccio che valuta pericolosità e rischio per la costruzione tramite l’utilizzo delle accelerazioni di picco al suolo (PGA o Peak Ground Acceleration) è semplicemente contrario alle norme tecniche di costruzione nazionali ed europee, che obbligano a fare riferimento a quel valore per le specifiche di sicurezza dei progetti. Saranno “semplicistiche” anche le norme e gli eurocodici, ma che questo sia il parametro da utilizzare è un dato di fatto (e di legge).
SdM afferma che: “il progetto del ponte prevede accelerazioni massime superiori a 1,5g allo stato limite di integrità (SISL) strutturale, e non di 0,58”. Però, che la PGA di progetto sia 0,58g è dichiarato dallo stesso Progetto Definitivo del 2011 (Elaborato CG0001_F0, pag. 259), ed è confermato dagli elaborati di aggiornamento del 2024 (Elaborato PBW0040, pag. 13). Il valore di 1,5 cui fa riferimento SdM è il SISL, l’accelerazione alle alte frequenze, non la PGA (l’accelerazione detta “di ancoraggio” per il progetto), ed è ben strano che vengano confusi due parametri tecnici differenti, facendo confondere anche i lettori.
SdM afferma che confrontando “lo spettro registrato in occasione dei terremoti di L’Aquila e Amatrice, citati da Doglioni si evince chiaramente che alle frequenze di interesse per il ponte le accelerazioni di progetto sono sensibilmente superiori a quelle registrate nei terremoti di L’Aquila e Amatrice”. L’affermazione è smentita dalle evidenze relative al sisma di Amatrice, dove si vede che alle alte frequenze (0,2-0,3 s) si raggiunge il valore di 2,3g, ben superiore a quello di 1,5g da SdM richiamato. Terremoti recenti nel mondo hanno evidenziato accelerazioni anche di quasi 12g alle alte frequenze (0,2-0,3 secondi nel terremoto della Penisola di Noto del 1 gennaio 2024 in Giappone). Inoltre, i terremoti estensionali determinano una forte componente verticale che può essere estremamente pericolosa per le fondazioni delle torri e degli ancoraggi delle funi del progetto. Viene infine affermato che: “I punti di contatto con il terreno dell’opera, sulla base degli studi geosismotettonici eseguiti, sono stati individuati evitando il posizionamento su faglie attive”. Ma a posizionare il pilone lato-Calabria a circa 20 m dalla “Faglia di Cannitello” (definita attiva da ISPRA) è lo stesso progetto, nell’elaborato PB0010_F0, dove la faglia è segnata dalla linea rossa:
Che poi il sistema di faglie dello Stretto sia pienamente attivo è testimoniato anche da letteratura recentissima, che rileva sollevamenti di 0,7 mm/anno sul lato calabrese ed estensione tra le sponde dello Stretto di circa 3 mm/anno, movimenti coerenti con la palese sismicità di fondo dell’area che, dal 1985 a oggi, in un raggio di 30 km da Villa S. Giovanni, ha registrato oltre 6000 terremoti, e un evento di Mw 7-7.1 come quello del 1908, se non di magnitudo superiore, si ripeterà certamente nell’area in futuro.
Quanto sostenuto dal Prof. Doglioni al convegno di “Invece del ponte” è tutto fuorché “semplicistico” e “privo di fondamento”. Non comprendiamo perché, di fronte ad argomenti posti con serenità e rigore di argomentazione, la società Stretto di Messina, concessionaria di Stato, si limiti a ripetere in maniera ossessiva argomenti che contraddicono le stesse evidenze del progetto. Il Governo blocchi l’approvazione del progetto e imponga, nell’interesse della sicurezza pubblica, tutti gli approfondimenti e le indagini necessarie che, ovviamente e per legge, devono essere parte integrante del Progetto Definitivo e non possono essere rinviati alla fase esecutiva”.