MESSINA. Il tavolo tecnico tra la Stretto di Messina Spa e le associazioni sindacali organizzato ieri mattina nel Salone delle Bandiere di Palazzo Zanca, ha fornito risposte ambivalenti, a seconda di chi ne fornisce i resoconti: positivo per Cisl, secondo cui “questo tavolo deve diventare una struttura permanente che faccia rete e deve avere due parole chiave: responsabilità e partecipazione. Solo così si potrà capitalizzare tutto ciò che arriverà dal Ponte sullo Stretto”, non troppo per la Cgil (“La riunione di oggi, convocata dal sindaco, doveva fornire risposte alle tante domande dei messinesi ma si è conclusa ancora con tanti punti interrogativi”, scrive il sindacato), negativo per il Sunia, cher tra l’altro lamenta anche la mancata convocazione: “una grave mancanza da parte dell’Amministrazione comunale l’omessa convocazione di tanti altri soggetti la cui presenza è imprescindibile”, spiegano.
«Siamo consapevoli che ci saranno disagi ma siamo qui proprio per capire quali saranno e cercare di minimizzarli visto che, siamo realisti, non si potranno azzerare. Immaginare che qualcuno possa farlo è un’utopia – ha spiegato il segretario generale della Cisl Messina, Antonino Alibrandi – Messina è una città depressa, che perde 30.000 ragazzi in 10 anni e non si può non vedere questa mega opera come una grande opportunità, come uno shock economico. Ma dobbiamo capitalizzarlo». Alibrandi ha toccato diversi punti, dalle infrastrutture a sostegno sino all’assistenza e alla tutela degli espropriati, ma ha sottolineato anche il tema occupazionale e come «il sindacato ha il contatto diretto con le persone, abbiamo strutture bilaterali che possono lavorare sulla formazione. Il tema delle competenze non è legato al Ponte e se in questi due anni lavoriamo con una road map chiara, sapendo quali sono le figure che serviranno, possiamo attrezzarci per costruire protocolli di legalità e occupazionali. Deve essere Messina a giocare una partita determinante ma potrà farlo solo se sarà capace di riorganizzarsi, di attrezzarsi. Dobbiamo vedere il Ponte come anche una grande grande vetrina per Messina, una città che può dimostrare di essere capace e avere le competenze per sviluppare una grande opera, dando opportunità. I nostri giovani devono comprendere, avere la percezione, che le opportunità non arrivano solo dalle partecipate pubbliche ma anche dalle aziende private che hanno spazi di autonomia e di lavoro di qualità. Quindi, si deve lavorare insieme, anche con gli enti istituzionali e scolastici, per aumentare le competenze dei giovani e renderli pronti per la nuova sfida”, ha concluso il segretario della Cisl.
Di diverso avviso il segretario generale della Cgil Messina, Pietro Patti: “Abbiamo lamentato l’assenza di enti istituzionali importanti che dalla convocazione non risultano invitati, come l’Asp, Autorità di sistema portuale dello Stretto, l’Arpa, i sindacati degli inquilini, le associazioni ambientaliste e i comitati che rappresentano i cittadini. Abbiamo chiesto all’Amministrazione – prosegue Patti – come intenderà gestire la mobilità da nord a sud della città, considerato che tutto il territorio comunale verrà investito dagli ipotetici lavori. Abbiamo posto l’accento sulla questione ambientale, soprattutto della zona nord, sulle persone espropriate e sulla salute e sicurezza degli abitanti. Alla precisa domanda di quanti posti di lavoro verranno creati non abbiamo ricevuto nessuna risposta né dalla Società Stretto di Messina né dall’Amministrazione. Dai numeri del progetto a disposizione si evince che potenzialmente saranno impiegate circa 2300 persone, a fronte di quasi 4000 lavoratori diretti e indiretti che operano nel settore marittimo e ferroviario nelle due sponde dello Stretto e che rischiano di perdere il lavoro”. Secondo il Segretario Patti, un vero tavolo tecnico deve considerare e affrontare tutti gli aspetti, partendo da quelli procedurali, ambientali e umani che investiranno la città, cambiandola e stravolgendola profondamente. Per la Cgil Messina, il vero cambiamento passa da altre priorità, dagli interventi veramente necessari che possono migliorare le condizioni di vita e di lavoro di cittadini e cittadine. Tra questi, opere ferroviarie, viarie, autostradali, potenziamento del sistema portuale, una rete idrica efficiente, un piano straordinario contro il dissesto idrogeologico (che anche in questi giorni d’estate ha mostrato la grave fragilità del territorio), senza tralasciare l’assoluta priorità del rilancio della sanità pubblica per garantire anche in Sicilia il diritto alla salute. Importante l’utilizzo dei fondi europei, che proprio in Sicilia e al Sud registrano ritardi e riduzioni” .In sede di tavolo tecnico la Cgil Messina, al di là del Ponte, per tutti i lavori che coinvolgono il territorio ha proposto un protocollo d’intesa con al centro la sicurezza e le condizioni dei lavoratori, contro contratti al ribasso.
Claudio Vallone, segretario del Sunia Messina, dichiara: “Tra i vari aspetti da affrontare uno dei principali è rappresentato dall’impatto che avrebbe l’opera nella nostra città in riferimento alla già conclamata emergenza abitativa in atto: non solo ad oggi non v’è chiarezza in merito ai criteri di indennizzo degli espropriandi, ma nessuno si sta realmente occupando del fatto che i destinatari di esproprio dovranno reperire un altro immobile. Un problema che non riguarderebbe esclusivamente la zona nord della città e l’area di Capo Peloro, ma anche la zona Sud, nelle aree di Contesse e zone limitrofe, nelle quali insistono anche numerosi alloggi popolari”. Il Segretario del Sunia Messina, conclude: “forniremo supporto tecnico e legale a chi avrà bisogno di assistenza in merito agli espropri connessi al ponte sullo stretto. E rimaniamo in attesa di un cambio di rotta del Comune avuto riguardo all’allargamento del tavolo tecnico a tutti soggetti ad oggi esclusi”.