MESSINA. Si pagherà un pedaggio, si “mettono le mani avanti” circa la proroga dei termini della realizzazione, c’è una deadline per l’approvazione del progetto esecutivo: il decreto legge che fa ufficialmente ripartire il ponte sullo Stretto di Messina (qui tutti i dettagli del progetto), approvato due settimane fa in consiglio dei Ministri ed entrato in vigore venerdi con la pubblicazione in gazzetta ufficiale, fa chiarezza su alcuni punti rimasti in sospeso dalla messa in liquidazione della Stretto di Messina spa del 2012, e fissa diversi criteri per programmazione, realizzazione e gestione dell’opera.

La prima è che si pagherà un pedaggio, circostanza che nelle “carte” del progetto definitivo approvato nel 2011 era stata lasciata in sospeso. All’epoca un pedaggio non era stato previsto, oggi il decreto parla chiaramente di “ricavi complessivi previsti e le tariffe di pedaggiamento per l’attraversamento del collegamento stabile, stradale e ferroviario, determinate sulla base di uno studio di traffico aggiornato, secondo criteri idonei a promuovere la continuità territoriale tra la Sicilia e la Calabria, e in misura tale da perseguire la sostenibilità economica e finanziaria dell’opera”, mentre nel 2011 si era ipotizzata la gratuità dell’attraversamento. Questo perchè, diversamente dall’ipotesi di finanziamento interamente pubblico, si apre una finestra nel piano economico finanziario per “la copertura finanziaria dell’investimento, anche attraverso finanziamenti all’uopo contratti sul mercato nazionale e internazionale“.

Per quanto riguarda i tempi, il decreto prevede eventuali ritardi nella realizzazione: “eventuali proroghe dei termini per la realizzazione dell’opera comportano corrispondenti proroghe della durata della concessione”: concessione che è ipotizzata in trent’anni a decorrere dall’entrata in esercizio dell’opera. Quanto al cronoprogramma relativo alla realizzazione dell’opera, la previsione è che “il progetto esecutivo” sia “approvato entro il 31 luglio 2024“. E i contenziosi instaurati dal general contractor con lo Stato dopo la messa in liquidazione del 2012, chiedendo danni, indennizzi e risarcimenti ? Tutto azzerato: E’ prevista la rinuncia ad ogni azione legale “fino a definitiva e completa tacitazione di ogni diritto e pretesa maturata”, non solo presente e passata, ma anche “tutte le ulteriori pretese in futuro azionabili a qualsiasi titolo in relazione ai rapporti contrattuali”.

In nessuno dei cinque punti del decreto, invece, si fa menzione dell’abbattimento del tetto di emolumenti (ad oggi 240mila euro per le governance delle società pubbliche) per l’amministratore delegato, come paventato in una prima bozza del decreto: Però si specifica che “ai fini dell’esercizio del controllo analogo, lo statuto definisce particolari prerogative e diritti spettanti agli amministratori designati dal Ministero dell’economia e delle finanze”, quindi presidente e amministratore delegato.

Ovviamente, il progetto andrà aggiornato per adeguarlo “alle norme tecniche di costruzione NTC2018 e alle conseguenti modifiche alla caratterizzazione geotecnica, alla normativa vigente in materia di sicurezza, alle regole di progettazione specifiche di cui ai manuali di progettazione attualmente in uso, salvo deroghe, alla compatibilità ambientale, agli eventuali ulteriori adeguamenti progettuali ritenuti indispensabili anche in relazione all’evoluzione tecnologica e all’utilizzo dei materiali di costruzione, alle prove sperimentali”

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