MESSINA. Sono 44 i rinvii a giudizio al termine dell’udienza preliminare per una tranche dell’operazione “Totem”, l’inchiesta che ha inferto un duro colpo al clan di Giostra mettendo in luce gli affari di Luigi Tibia, considerato personaggio di primo piano. Lo ha deciso il gup Daniela Urbani per il troncone dell’inchiesta legato alla gestione ed alla collocazione in varie attività commerciali degli apparecchi terminali collegati ad internet che secondo l‘accusa avrebbero agevolato il gioco d’azzardo.

Il gup ha disposto il rinvio a giudizio al 6 maggio 2019 davanti al giudice monocratico. Intanto altre due persone sono state ammesse alla “messa alla prova”: si tratta di Antonino Cutè e Giovanni Mancuso. Per entrambi l’udienza è stata fissata per l’11 dicembre, esattamente come per Giuseppe Cucinotta, Fortunato Bellamacina e Antonino Barbera (gli altri tre per i quali era stata già ammessa).

A vario titolo, i sostituti procuratori della Direzione distrettuale antimafia Liliana Todaro, Fabrizio Monaco e Maria Pellegrino, che avevano avanzato richiesta di rinvio a giudizio per tutti, contestano l’installazione e la gestione presso bar, rivendite di tabacchi, sale gioco ed altro, dei “totem” collegati alla rete internet per effettuare il gioco a distanza senza autorizzazione da parte dell’Aams, agevolando con queste condotte il gioco d’azzardo all’interno dei locali pubblici dove erano istallati. Inoltre, secondo l’accusa, avrebbero organizzato e gestito la raccolta di scommesse su eventi sportivi non avendo la  licenza, “compiendo attività di intermediazione  per conto di un allibratore straniero privo di concessione”. Con l’aggravante di aver commesso tutto per agevolare l’associazione mafiosa facente capo a Luigi Tibia.

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