MESSINA. Tra le tante vicende al centro dell’operazione “Dominio” condotta dalla Guardia di Finanza, che ha inferto un durissimo colpo al clan Mangialupi con 21 arresti ed il sequestro di beni, c’è n’è una che, secondo gli investigatori, dimostra come il clan avesse una disponibilità di cospicue somme di denaro. Proprio nel gabbiotto del distributore di benzina gli investigatori, nell’ottobre 2014 hanno trovato 140mila euro in contanti. Tra le pagine dell’inchiesta affiora l’episodio della “consegna lampo” di una somma di denaro ottenuta da Alfredo Trovato che una volta si era rivolto a Francesco Laganà, uomo di fiducia di La Valle, chiedendo 10mila euro in contanti. La consegna del denaro avveniva in pochi minuti, con l’interlocuzione di La Valle, che dopo aver chiesto se il denaro servisse a Trovato ordinava di dare quello che era stato chiesto. «Domenico La Valle – scrive il gip – è da intendersi certamente un finanziatore della cosca» per tutta una serie di spese. «Nella gestione della cassa egli si avvale principalmente della collaborazione di Francesco Laganà, che risulta essere il “cassiere” del gruppo”. L’intercettazione è del 23 agosto 2014 all’interno del gabbiotto del distributore di benzina; Trovato si rivolgeva a Laganà chiedendogli se era possibile avere 10mila euro. “Dimmi una cosa se è possibile, eeeh, mi dai diecimila euro (inc.) pomeriggio te li scendo (inc.) se è possibile”. Laganà gli rispondeva che glieli avrebbe dati tra cinque minuti: “Però prima di li devo raccogliere”,  e Trovato rispondeva “ma perdi tempo diciamo? Oppure…”, ricevendo come risposta: “Cinque minuti, il tempo di raccoglierli”.  Immediatamente dopo, La Valle entrava nel gabbiotto chiedendo se Trovato volesse il denaro subito e Laganà rispondeva in modo affermativo: “Li ho preparati, per questo ti ho chiamato”. “Ricevuta tale affermazione  La Valle ordinava di consegnarglielo subito (“Daglieli!”) dicendo che avrebbe avvisato Trovato di venire a ritirare la somma (“aspetta che te lo mando”). Successivamente La Valle si avviava verso il bar e con un semplice gesto della mano destra, come si vede dai fotogrammi, segnalava a Trovato che poteva andare a prendere il contante. Trovato, quindi, si recava all’interno del gabbiotto dove ad attenderlo c’era Francesco Laganà per la consegna dei soldi”. “Nell’arco di pochi minuti quindi, Alfredo Trovato – scrive il gip – riusciva a procurarsi l’ingente somma di diecimila euro in contanti, attingendo alla cassa controllata da La Valle e gestita da Laganà».

Altra vicenda che per gli investigatori dimostra che il clan aveva il controllo del territorio è quella del furto di un cane restituito al suo padrone, grazie all’intervento del clan, con tante scuse da parte del responsabile. «Dal tenore della conversazione – scrive il gip Monia De Francesco che ha emesso l’ordinanza su richiesta del sostituto procuratore della Dda Liliana Todaro – emerge chiaramente che sia bastato che si presentasse dagli autori del furto con Trovato Alfredo: (“Sono andato là come hai detto tu, siamo andati con Alfredo, eh, dice , gli ha detto: “Alfredo va bene, quello che si… lo sapevo…” dice “che venivi tu stamattina” gli ha detto “per il fatto di quello che è successo ieri sera” gli ha detto “lo sapevo che spuntavi tu”. Dice “ma io non ho cani non è che vado a rubare cani, cose. Ora mi interesso” dice “vabbè” dice Alfredo “A me non mi interessa. Il cane mi interessa! Portiamo questo cane ed evitiamo queste discussioni , queste cose qua”) perché gli venisse consegnato immediatamente il cane”. Così se prima l’autore del furto era in una posizione quasi dominante nei confronti del padrone del cane, dopo l’interessamento aveva cambiato atteggiamento mostrandosi remissivo e volendo anche offrirgli qualcosa al bar : “Minchia ma oggi io l’ho visto, da ieri sera che si storceva il muso e faceva il malandrino, oggi era tutto… che mi voleva cercare scusa, mi voleva offrire qualcosa al bar”.

 

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