MESSINA. Oltre all’ondata pandemica, sin da novembre l’Italia è stata presa d’assalto da un’altra ondata: l’arrivo dei panettoni e pandori nei corridoi dei supermercati, con molte imprese artigianali siciliane a specializzarsi nella produzione dei due, raggiungendo anche eccellenti livelli qualitativi e prestigiosi premi, come quello dei maestri Francesco Arena e Lillo Freni. Ma la produzione dolciaria messinese offre diversi prodotti unici che soltanto nella nostra terra si possono mangiare durante le festività di fine anno.


La stella di natale 

Non è una pianta dalle foglie rosse da adagiare sul pianerottolo, ma è un pregiato dolce da tavola. Composto da pasta di mandorla, spesso aromatizzata da arancia e vaniglia, la stella di natale si caratterizza per il suo ripieno di cedro candito. Il dolce, oltre ad essere perfetto per concludere la cena della vigilia, è anche un ottimo regalo da destinare ad amici e colleghi o da spedire a chi vuole assaggiare un prodotto della raffinata pasticceria messinese.  La produzione del dolce avviene, quasi sempre, esclusivamente nel periodo natalizio: per questo motivo, almeno una volta all’anno, è fondamentale deliziarsi il palato con un assaggio della stella di natale.


La nipitella

In dialetto si scrive nipitiddata, ma l’italianizzazione di questo nome ha reso più semplice la sua pronuncia. La nipitella è il dolce tradizionale dell’8 dicembre, quando si celebra la festa dell’Immacolata. La nipitella si presenta composta da un alto cestino di soffice pastafrolla, con fragranze di agrumi siciliani, ripieno di frutta seccacedro candito. Nella confinante Calabria, la nipitella è detta nepitella. Si caratterizza, invece, per il ripieno, di frutta secca e marmellata di amarena e fichi secchi, che è chiuso all’interno della pasta frolla a formare un panzerotto.


Le scorze di arancia candite

Del maiale non si butta via mai niente. Ma lo stesso vale anche per l’arancia: tolta la polpa, resta la buccia che oltre ad aromatizzare molti piatti mediterranei, nella pasticceria tradizionale messinese prende nuova vita. Tagliate a strisce e immerse nell’acqua, le bucce diventano morbide e pronte ad essere candite con lo zucchero e, per i più golosi, il cioccolato. Nonostante questo dolce sia legato alla produzione dei grandi lievitati del periodo natalizio, quasi tutte le pasticcerie vendono le scorze d’arancia candite durante tutto l’anno.


Riso nero

Oltre ai prodotti tipici della pasticceria, la cucina messinese offre una serie di dolci “facili” da preparare in casa: uno di questi è il riso nero, detto in dialetto risu niru che si può presentare in due differenti versioni: quella nera dove la cottura avviene nel latte con il cacao e amido per dolci, e quella bianca dove il riso è cotto senza cacao ma è aromatizzato alla vaniglia e può essere accompagnato da una crema esterno al cioccolato.


Sfingi (no, scherziamo, “‘i spinci”

Tradizionali  della cena della vigilia sono le sfingi di riso, e non. Le sfingi, infatti, possono essere anche di pasta: il comune denominatore delle due varianti sono la frittura, i canditi e l’uvetta nel ripieno e, infine, il passaggio nello zucchero. Nonostante la facilità della preparazione, ormai la maggior parte dei panifici di Messina, e provincia, si è adeguata per la vendita di questo dolce.


Sanguinaccio

Per concludere la lista dei cinque, un sesto dolce che non è per tutti: il sanguinaccio. Il sangue di animale, normalmente di maiale, e cacao e zucchero viene bollito per addensarlo e successivamente viene fatto raffreddare. Il dolce, raro nelle pasticcerie cittadine, prevede, oltre la manualità, anche un macellaio capace di procurare tutto il necessario per la preparazione.

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