MESSINA. Non si terrà il referendum per la “secessione” di Montemare, previsto per il prossimo 16 dicembre. Lo ha stabilito l’Assessorato delle Autonomie Locali, che ha accolto la richiesta del sindaco Cateno De Luca. Fino alla definizione del ricorso da parte del Comune, quindi, tutto è sospeso. Lo scorso 12 novembre, il primo cittadino aveva presentato un ricorso straordinario al presidente della Regione Nello Musumeci contro il decreto che l’8 agosto ha autorizzato il referendum per la secessione di dodici villaggi della zona nord.

Perché De Luca si era opposto? Intanto per una “rilevante e non manifestatamente infondata questione di legittimità costituzionale, e poi per “violazione della rappresentatività della Città Metropolitana scaturente dall’istituzione del nuovo comune”, poi per “la disagiata situazione economico-finanziaria per la quale il comune di Messina, in stato di predissesto, ha deliberato il ricorso al piano di riequilibrio, che subirebbe inevitabili scompensi sotto il profilo economico a seguito dell’eventuale indizione del referendum”.

Motivazioni accolte dall’Ente regionale, che sospende di fatto le disposizioni impartite con il decreto referendario pubblicato sulla Gazzetta della Regione Siciliana lo scorso 24 agosto.

La data per il referendum era inizialmente fissata per domenica 16 dicembre: la cittadinanza sarebbe stata chiamata ad esprimere il proprio consenso o il proprio diniego sulla nascita del nuovo comune “Montemare”, che andrebbe dovuto inglobare gli ex XII e XIII Quartiere, coprendo una superficie di circa 60 Kmq, circa un terzo di tutta Messina. L’area comprende ben 12 villaggi rivieraschi e collinari, con una popolazione pari al 3,40% del totale.

La proposta, portata avanti da 8 anni dal Comitato promotore Montemare, è motivata dal fatto che “La realtà periferica costituita dai diversi villaggi collinari pur appartenendo al comune di Messina non riscontra una effettiva comunanza di bisogni, di continuità fisica e di interessi con la città, e di fatto rappresenta un’entità territoriale e sociale, per tradizioni e cultura, distante e diversa dal contesto cittadino”, si evince sul decreto, firmato dall’assessore Regionale autonomie locali e della funzione pubblica l’8 di questo mese.

Il referendum sarebbe stato esteso a tutti i messinesi, in quanto, nel caso in cui alla porzione interessata fosse riconosciuto un interesse qualificato, sarebbero stati chiamati ad esprimersi “tutti cittadini elettori residenti nel comune“, si legge in una nota, rispettando le condizioni dell’art. 8 comma 3 della legge regionale n 30 del 2000 e successive modifiche, che prevede anche, al comma 7, la raccolta e la valutazione dei risultati distintamente, “con riguardo alla frazione di cui si chiede il distacco e con riguardo al restante ambito comunale”.

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