MESSINA. «Nel settembre del 2017 ho fatto il mio ultimo concerto in band. Da allora ho girato da solo, seduto a un pianoforte per un numero imprecisato di concerti. Praticamente non ricordo nemmeno più come si canti in piedi. Non so se ballerò, se farò il matto o se me ne starò immobile a godermi la musica. So solo che a marzo 2022 tornerò in scena con dei musicisti e anche se non lo è assomiglia molto ad una prima volta».

Esattamente così, mesi fa, Lorenzo Kruger, dopo una breve pausa dagli ultimi concerti estivi, ha annunciato il suo ritorno sul palco per presentare, nel modo più completo possibile, il suo nuovo e primo album d’esordio da solista, pubblicato il 10 Settembre 2021 ed intitolato “Singolarità”.

Un tour di 12 tappe, saltando dal nord al sud, tra i live club più importanti d’ Italia, e che toccherà anche la Sicilia con due date esclusive: venerdì 22 Aprile 2022 ai Candelai di Palermo, e sabato 23 Aprile 2022 al Retronouveau di Messina. Per l’occasione il cantautore romagnolo, già frontman dei Nobraino, e una delle voci e delle menti più interessanti della scena musicale attuale italiana, torna ad esibirsi full band, in compagnia di tre nuovi musicisti da lui definiti “Anonima musicisti”, dopo gli ultimi anni in cui ha portato, da solo, voce e pianoforte le canzoni dei Nobraino in giro per tutto lo Stivale.

Buona la prima, l’1 Aprile al Largo Venue, a Roma dove la scaletta ha visto protagonista, principalmente, l’esecuzione di quasi tutti i pezzi del nuovo album e tra i bis una mini selezione delle storiche canzoni dei Nobraino (La Statua, Film Muto e Michè), e la raffinata cover “Sparring Partner” del maestro Paolo Conte.

L’album d’ esordio solista di Kruger racconta un percorso di cambiamento durato ben quattro anni, tra innumerevoli live e la ricerca di un sound nuovo, moderno ed elegante, sul quale però aleggia il suo inconfondibile timbro. Ne viene fuori un cantautorato di stampo classico, capace di toccare corde magnificamente naif, accompagnato da basso e batteria, ed avvolto da note strumentali manuali di contorno e sonorità synth. Già il titolo la dice lunga. “Singolarità” è una parola polivalente, che può avere significati diversi in base al contesto, spaziando dalla fisica alla sociologia. E Kruger che ama giocare, soprattutto con le parole, la equivoca e la spende fondamentalmente su due piani: il passaggio in solo come artista, ed il tema dell’individuo nei testi delle sue canzoni. Dieci tracce che raccontano della condizione di essere e stare soli, che parlano di storie standardizzate, di banalità, di frasi fatte e di schemi mentali di cui non è facile liberarsi. A testimonianza del fatto che quando il pensiero si smarrisce, e diventa sempre più complicato amare, ecco che si palesa un pesante senso di isolamento, di inadeguatezza, di smarrimento e solitudine, che lega fortemente la condizione di Kruger artista a quella dei soggetti protagonisti dei suoi testi. La “singolarità” di cui parla Kruger altro non è che una solitudine cosciente, che cerca di risolversi attraverso l’autoanalisi, cercando di evolversi ed andare oltre i preconcetti che possono causarla. Persino la copertina dell’album racchiude e riassume il tema della “singolarità”, sia concettualmente che graficamente. Altro non è, infatti, che un “artwork” frutto della campagna di sensibilizzazione “Spazi miei” a sostegno della scuola di teatro per i bambini di Cesena “Casa di Gesso”. Una vera e propria call to action lanciata direttamente dal cantautore romagnolo sulla piattaforma dedicata, che ha visto la messa in vendita di tutti gli spazi disponibili all’ interno della cover, ed il cui risultato finale è proprio un grande puzzle di circa una centinaia di quadratini tra foto ed immagini pubblicate da chi è riuscito ad acquistare il proprio spazietto.

Kruger ha abituato, da sempre, il suo pubblico a una presenza scenica poliedrica, in bilico tra musica, teatralità ed intrattenimento. A volte si spogliava e restava a suonare in canottiera e cappello, altre si cambiava semplicemente d’ abito davanti all’ intera platea, altre ancora intramezzava le canzoni a letture di suoi appunti o di sarcastiche freddure da lui stesso scritte. Un artista fuori dagli schemi, provocatorio e irreverente ma totalmente dedito alla musica e a cantautori dello spessore di Fabrizio De André e Paolo Conte. Un uomo dall’enorme senso dell’umorismo, con un pungente e malinconico senso critico, capace di ironizzare su tutto, ma allo stesso tempo sempre impegnato a trattare senza mandarle a dire le problematiche varie eventuali che affliggono l’uomo e la società in cui viviamo. Un ballerino d’ eccezione, un paroliere e pianista dal cuore grande, in cui convive il dolce e l’amaro, dotato di una straordinaria sensibilità analitica, e che appartiene sotto sotto alla rara categoria dell’ultimo dei romantici.

Ormai, da anni, la città dello Stretto è una tappa immancabile nel calendario degli spettacoli Kruger.

Non sono poi così tanto lontani i tempi in cui calcando più volte il palcoscenico del Retronouveau con i Nobraino cantava dondolandosi appeso ad una corda che lo faceva letteralmente volare sulle teste del pubblico o declamava direttamente in piedi passeggiando sul bancone del bar, o ancora da quel fatidico momento in cui rasava a “boccia” la testa di un volontario tra i presenti in platea mentre intonava “Il Mangiabandiere”. Per non dimenticare le esibizioni in solitaria sempre sul palcoscenico o terrazzo del Cub di Via Croce Rossa voce e piano, con i suoi look stravaganti da artista dandy, in cui arrivava portandosi letteralmente in spalla il pianoforte, che spesso diventava un vero palco su cui salire tra varie acrobazie, e il live della Cicalata a tu per tu con il pubblico raccontando come l’aglio di una “leggerissima” pepata di cozze si fosse impossessato del suo corpo e di come solo un buon vino lo salvò quella sera. Ed infine, tra tante altre, l’ultima il 9 Ottobre 2020, ovvero quella volta in cui nel bel mezzo di uno suo concerto in un locale adiacente a Piazza Duomo ha interrotto all’improvviso il tutto ed ha iniziato a spingere il pianoforte a rotelle fin sopra le scale della Cattedrale, terminando là il suo live tra bis e balletti degni di vero performer fantasticamente sui generis.

I suoi live sono un pugno ed una carezza, si ride e si piange. Sono molto divertenti, ma si prestano anche a dare il là ad infiniti spunti di riflessione, partendo sempre e soltanto da una nuda base di pura musica, incentrata sul valore dell’importanza delle parole.

Finalmente sabato 23 Aprile, alle ore 21:00, Kruger tornerà a calcare il palco del Retronouveau di Messina e a lasciare ancora una volta il segno con il suo modo di far musica e raccontare la vita.

Sarà un concerto particolare ed importante, non solo perché presenterà il suo primo album da solista, non solo perché farà ancora una volta di tutto per lasciare il suo pubblico a bocca aperta, non solo per quel friccico che caratterizza questo periodo di ripartenza della musica live dopo tanti momenti di stop imposti dalla pandemia, non solo perché si cerca di andare avanti nonostante una guerra lontana quasi quanto vicina, ma soprattutto per una presenza-assenza che in occasioni come questa diventa ancora più forte, e che inevitabilmente a molti farà scappare proprio quel tipo di sorriso a ricordare che tutto quello che conta non ci lascia mai sul serio.  A sottolinearlo, in primis, con le sue parole, è esattamente Lorenzo Kruger in persona: «Il mio rapporto con la Messina inizia proprio al Retronouveau più di dieci anni fa, con i Nobraino e da lì è diventata una tappa fissa per ogni mio passaggio sull’isola con tutti i miei progetti. Negli ultimi anni poi mi aveva legato ulteriormente alla città l’amicizia con Nino Cucinotta che mi ha fatto suonare nei luoghi più disparati di Messina, facendomene conoscere degli scorci molto autentici, tra passeggiate e vere granite messinesi. Nino è venuto a mancare improvvisamente quest’anno, ed è stata una notizia molto dolorosa; questa tappa la dedico a lui».

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