MESSINA. Un’ordinanza cessazione dell’attività per il Kibanda Afro beach bar di Pace, sulla Litoranea, e una di sgombero per demolizione del gazebo del Baciamo le mani di via Lepanto. Proprio mentre la movida estiva sta per cedere il passo a quella autunnale, il Comune di Messina emette provvedimenti che colpiscono due dei locali più gettonati dalla vita notturna messinese.

Il primo, un’ordinanza di “divieto di prosecuzione dell’attività di conduzione dello stabilimento balneare”, è stato emanato da Salvatore De Francesco, dirigente del dipartimento Servizi alle imprese per una vicenda abbastanza paradossale: l’inizio dell’attività del lido (sia come stabilimento balneare che come somministrazione di alimenti e bevande) è stata comunicata l’11 agosto, a stagione ampiamente iniziata. Il Comune ha richiesto una relazione di conformità dei luoghi rispetto alla concessione demaniale del 2014 e all’autorizzazione edilizia che risale addirittura al 2008, e l’ha fatto l’ultimo giorno di agosto. Secondo l’ordinanza del dipartimento, a questa richiesta, la ditta che gestisce il lido non avrebbe mai risposto, “e pertanto l’ufficio è impossibilitato a rilasciare la necessaria autorizzazione amministrativa”. Da qui l’ordinanza (“immediatamente esecutiva”, specifica De Francesco) di divieto di prosecuzione dell’attività e dell’esercizio di somministrazione di cibo e bevande, “per mancata conformazione dell’attività”.

E se per il Kibanda la stagione è praticamente terminata, con l’arrivo dell’autunno quella del Baciamo le mani sta per iniziare, e con essa è arrivata la tegola: Il gazebo va demolito. L’ordinanza è firmata dal dirigente del dipartimento all’edilizia privata, Antonella Cotroneo, e riguarda addirittura un provvedimento del 2014, anno di realizzazione del gazebo, trasmesso nel 2016 alla ditta proprietaria del locale, “per avere questi abusivamente realizzato opere edilizie contravvenendo alle vigenti disposizioni di legge e di regolamento”: un gazebo da 60 metri quadrati su suolo pubblico, oggetto di ordinanza di demolizione a febbraio del 2017, “e conseguente rimessa in pristino dello stato dei luoghi”.

Ordinanza contro la quale i proprietari del locale hanno proposto ricorso al Tar, che però ha rigettato la domanda di sospensione cautelare delle ordinanze a luglio (la discussione sul merito del ricorso non si è ancora tenuta), sostenendo che “appaiono, ad un primo esame, fondate e rilevanti le eccezioni sollevate dal Comune resistente, relative alla mancata impugnazione di numerosi provvedimenti precedenti che costituiscono presupposti dell’atto oggi impugnato (e segnatamente, dell’ingiunzione di sgombero dell’area pubblica con ripristino dello stato dei luoghi, dei pareri del genio civile e della Soprintendenza dell’atto che dichiara risolta di diritto di concessione””

A fine agosto, una nuova visita da parte dei vigili urbani, che ha segnalato che il gazebo non era stato ancora smontato, ha portato all’ordinanza emanata oggi dal dipartimento. I proprietari hanno dieci giorni per ottemperare, salva diversa pronuncia del Tribunale amministrativo: altrimenti, a demolire il gazebo, d’ufficio, sarà l’Amministrazione. Contro i due provvedimenti, sia quello a danno del Kibanda che del Baciamo le mani, è ammesso il ricorso al Tar.

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