raissa gorbaciova

 

MESSINA. E’ morto ieri, a 92 anni, Michail Gorbaciov, presidente dell’Unione Sovietica e ultimo segretario generale del Partito Comunista dell’Unione Sovietica dal 1985 al 1991, passato alla storia per le riforme conosciute in occidente come “perestrojka” (ricostruzione) e “glasnost” (trasparenza, ma letteralmente “diffusione”), che portarono alla caduta del comunismo sovietico e alla dissoluzione dell’URSS. Nel 1990 Gorbaciov ricevette il premio nobel per la pace: l’anno precedente, a muro di Berlino caduto da appena tre settimane ma a “cortina di ferro” ancora ben stabile, il presidente russo fu insignito a Messina del premio Colapesce, a cui è legata una bizzarra vicenda. Gorbaciov, con una comunicazione dell’ambasciatore russo a Roma diretta all’allora sindaco di Messina Mario Bonsignore, notificò l’accettazione del premio (conferito dal “centro studi di tradizione popolare dei canterini peloritani), ma a ritirarlo fu la moglie Raissa Gorbaciova, che approfittò di una visita ufficiale del marito a Roma per far tappa a Messina per celebrare i marinai russi che tra i primi accorsero in città durante il terremoto del 1908, inaugurando una mostra fotografica allestita all’uopo: era il 30 novembre del 1989. Donna ben poco legata ai rigidi formalismi, Raissa Gorbaciova non si fece problemi a infrangere il protocollo ufficiale, allontanandosi dalla fanfara per un ingresso al Duomo non previsto, e concedendosi a sorridenti saluti alle due ali di folla che gridavano il suo nome. Per accoglierla, la città fu tirata a lucido, mentre la loggia del Comune che affaccia sulla Fontana Senatoria, all’epoca non esattamente in buone condizioni estetiche, fu coperta con ventimila garofani riproducenti lo stemma di Messina, la bandiera italiana e la falce e martello sovietiche su campo rosso. Per la città (e per Mario Bonsignore) un’altra vetrina internazionale dopo l’arrivo di papa Giovanni Paolo II dell’anno precedente.

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