MESSINA. “Questo amministratore accoglie con grande serenità e rispetto la sua legittima scelta di revocare il mandato, in quanto da amministratore di una società pubblica ritiene di dover portare avanrti il proprio mandato con “disciplina e onore (art. 54 della costituzione), ma è difficile comprendere il perchè della scelta del passaggio a consiglio d’amministrazione a tre componenti (a parte il possibile aumento dei costi), dal momento che ella stessa e la sua giunta avete espresso ufficialmente con delibera di giunta la volontà di liquidare Messina Servizi bene Comune, e di affidare il servizio ad in gestore privato, nonostante il contratto di servizio debitamente sottoscritto a luglio 2017 e valido per nove anni. Prendo atto della sue legittime scelte politiche e le rispetto. Purtuttavia, se il rispetto è dovuto, obbligatorio non è il consenso nè l’obbedienza acritica“. Firmato Beniamino Ginatempo.

L’ultimo atto dell’amministratore di MessinaServizi Bene Comune, la società creata dall’amministrazione di Renato Accorinti per sostituire Messinambiente, è una lettera di cinque pagine al sindaco Cateno De Luca, che proprio stamattina sta procedendo alla sostituzione di Ginatempo con il consiglio d’amministrazione di sua nomina (presidente Giuseppe Lombardo, consiglieri Maria Interdonato e Lorenzo Grasso), per “metterlo in guardia” sui pericoli della privatizzazione del servizio.

Dieci punti, in cui Ginatempo spiega, con numeri, perchè pubblico è meglio di privato. “Il trend nazionale è la trasformazione in house o comunque la pubblicizzazione di tutte le imprese di gestione ambientale”, spiega Ginatempo, citando come esempio virtuoso “l’impresa ambientale migliore in Europa, non solo in Italia, e che è additata ad esempio di virtuosità”: è Contarina S.p.A. pubblica in house providing (“come MessinaSerzizi”, specifica Ginatempo), che serve 50 comuni del trevigiano (554.000 abitanti), e “che ha le tariffe ed il costo pro capite del servizio più bassi d’Italia”. Altro esempio? “ASIA, la società che gestisce l’igiene urbana a Napoli, ha raggiunto livelli di raccolta differenziata impensabili sino a qualche anno fa, ed è una S.p.A. pubblica con un solo amministratore unico, nonostante le dimensioni dell’azienda siano 5 o 6 volte quelle di MessinaServizi”.

Di contro, i “disastri” del privato: “La sua dichiarazione che passando al privato si potranno raggiungere immediatamente i livelli di legge sul raggiungimento delle percentuali di RD è smentita dai fatti. Basta infatti guardare ai casi vicini a noi di Catania, Siracusa, Barcellona, Milazzo, Sant’Agata di Militello, in cui le percentuali di legge sono ben lungi dall’essere raggiunte, oltre agli altissimi cumuli di spazzatura per le strade. Ciò perché è indispensabile anche la motivazione e la formazione dei cittadini alla raccolta differenziata ed al recupero di materia dagli oggetti dismessi dopo il consumo”, avverte Ginatempo.

Aspetto da non sottovalutare, commenta poi Ginatempo, è che “il vantaggio della impresa pubblica su quella privata è che gli utili di gestione sono del socio unico (il Comune), e possono essere usati da questo per ridurre la TARI o erogare altri servizi ai cittadini, mentre gli stessi utili sono il profitto dell’impresa privata”.

Oltre a questo, Ginatempo segnala una lunga serie di difficoltà normative per il passaggio da pubblico a privato che renderebbero quantomeno lunga e sconveniente la mossa. Non ultimo il fatto che “Non è vero che se subentrasse un privato  si potrebbe subito eliminare il 30% dei dipendenti in preteso esubero, in quanto dovrà osservare la L.R. 9/2010, il D.lgs. 152/2006 (TULA) ed il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL), che espressamente prevedono la salvaguardia dei livelli occupazionali, cioè in caso di cambio di affidamento/appalto (art. 6 del CCNL) tutti i lavoratori del bacino che devono transitare alla nuova società, pubblica o privata che sia”.

In conclusione, non prima di aver augurato buon lavoro al consiglio d’amministrazione che lo sostituirà, Ginatempo lancia una considerazione amara: “Signor sindaco, se il rendere in tal modo inoperativa MessinaServizi strangolandola, e l’imporre targets di difficilissimo raggiungimento senza gli investimenti facesse parte di un suo disegno complessivo per giustificare la liquidazione e la privatizzazione del servizio, sarebbe legittimo da parte sua ma contrario agli interessi dei messinesi. Oso sperare che così non sia e si possa rimediare, anche con l’intervento del consiglio comunale, a questo vulnus al servizio ed alla città”.

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Alessia
Alessia
8 Agosto 2018 17:48

Alla faccia dei tagli e del risparmio da attuare ora paghiamo un cda per intero