Come ci avevano resi avvertiti tanto tempo fa Georg W. F. Hegel e Carlo Marx (Il 18 Brumaio di Luigi Bonaparte), la storia si ripete sempre due volte: la prima volta come tragedia, la seconda come farsa.

Il recente episodio del Sindaco Cateno De Luca che con un drappello di Vigili Urbani si reca a Piazza del Popolo per sgominare un paio di venditori di libri usati smantellandone le bancarelle è una significativa cartina al tornasole che consente di riflettere su quanto accade in questa città da alcuni anni.

De Luca non è nuovo a sortite del genere, di stampo “Grande Fratello”. Mi limito qui a citare le auto municipali che, in tempo di lockdown, percorrono le vie di Messina scandendo un icastico “dove cazzo vai”, o le periodiche esercitazioni di controllo condotte a mezzo di droni, o le recenti esternazioni sindacali riguardanti l’occhiuta vigilanza sui cittadini inadempienti nel conferimento dell’immondizia… Insomma, c’è stata una serie di episodi denotanti il progressivo affermarsi di un modello “Fahrenheit 451”.

I lettori ricorderanno come nel bel film di Fançois Truffaut tratto da un romanzo distopico di Ray Bradbury in una futura società contrassegnata dallo strapotere mediatico assunto da un Grande Fratello governativo la popolazione si sia piegata a passiva sudditanza nei confronti del potere. In tale contesto i libri appaiono realtà sovversive per definizione, costituendo per quanti se ne nutrono un pericoloso stimolo all’esercizio del pensiero e della critica. Per combattere il rischio che i cittadini-sudditi possano accedere a pericolose letture il corpo dei pompieri viene utilizzato non già per spegnere gli incendi ma per appiccarli ai libri che di volta in volta vengono scovati, nei nascondigli più impensati approntati da quanti intendono ammutinarsi rispetto a tale dittatura.

Il Sindaco De Luca non giunge naturalmente a bruciare i libri. Egli si limita a “rovesciare” le bancarelle dei bouquinistes proprio come, ma in contesto diverso e di segno opposto, il Nazareno rovesciava i banchi dei mercanti nel Tempio di Gerusalemme.

Il problema però non è il nostro Sindaco, che pare si accinga a congedarsi dalla città per candidarsi al governo della Sicilia, con ciò sortendo due dinamiche opposte e complementari (si negherà all’adorazione degli ammiratori locali levandosi al contempo dai cabbasisi di quanti non ne hanno apprezzato l’epopea).

Il problema, dicevo, non è quello di Cateno De Luca, il problema è quello di una città che pare aver raggiunto il proprio equilibrio solo a condizione di esser controllata a vista da un Grande Fratello che assicuri l’ordine e la disciplina.

Piazza del Popolo (il cui toponimo completo è Piazza del Popolo Francesco Lo Sardo, non dimentichiamolo) è stata in anni ormai lontani un luogo di libertà, di comizi, di performances artistiche (vi si esibivano i primi pupari post-terremoto…). Ancora oggi un luogo di mercati, di confluenze etniche, di ammirevoli Associazioni di volontariato sociale (una per tutte, quella capitanata da Saro Visicaro). Che sia adesso divenuta un luogo di intolleranza e di repressione (peraltro di un’attività ritenuta lecita in tutti i paesi civili) non può che lasciare sgomenti quanti, come chi scrive, hanno sempre sognato per Messina un’altra storia.

(foto in copertina tratta dal sito https://www.biebieventi.com/)

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