MESSINA. Quanto costa farsi eleggere al consiglio comunale? Dipende. Può costare quasi centomila euro, come Dino Bramanti, o zero euro, come Salvatore Sorbello del gruppo misto o Ciccio Cipolla dei Cinque stelle. Un divario impressionante, per una campagna elettorale molto strana, e molti diversa dalle precedenti. Come testimoniano le dichiarazioni (obbligatorie per legge) con le quali i consiglieri comunali spiegano quanto hanno speso e come per assicurarsi uno dei trentadue posti in aula.

Il primo in assoluto, con un distacco abissale rispetto ai colleghi consiglieri è Dino Bramanti, candidato sindaco del centrodestra alle scorse amministrative, che surclassa anche i suoi competitors diretti Cateno De Luca e Gaetano Sciacca. Fanalino di coda della “classifica” sono invece Francesco Cipolla e Salvatore Sorbello, eletti nel civico consesso senza aver sborsato nemmeno un euro.

E’ quanto si evince dai dati che i candidati alle scorse amministrative hanno depositato presso il Comune di Messina per “l’assolvimento degli obblighi di pubblicità e trasparenza” relativa alle spese elettorali. A farlo, fino ad oggi, sono stati 23 consiglieri su 32, malgrado il termine ultimo per rendicontare le spese fosse di 90 giorni. E contrariamente alle campagne elettorali precedenti, non solo nessuno dichiara contributi da terzi, ma nemmeno dai partiti d’appartenenza sembra sia arrivato un euro.

A guidare la classifica è il consigliere della Lega Dino Bramanti, ma i numeri sono ovviamente “falsati” in quanto candidato a sindaco. Per ambire alla poltrona più alta di Palazzo Zanca, Bramanti ha sfiorato i 100mila euro di spesa: cinque volte i soldi spesi da Sciacca e circa il triplo rispetto a quelli investiti da De Luca, malgrado l’attuale primo cittadino abbia iniziato la sua lunga campagna elettorale mesi e mesi prima rispetto agli altri contendenti.

Primo di quelli che hanno corso solo per il consiglio comunale è Alessandro Russo di LiberaMe,con un investimento  dicirca 5200 euro, dei quali più di metà spesi per banner e manifesti su tram e autobus. Segue il collega Pietro La Tona, con una spesa di poco superiore ai 1600, tallonato a stretto giro di posta da Dario Zante di Forza Italia. Più staccati Alessandro De Leo e Nicoletta D’Angelo, distanziati da appena due euro (1195 contro 1193). “Altalenanti” invece i dati di Giovanna Crifò, che si attestano fra i 950 e i mille euro, come si evince dalla dichiarazione scritta a penna, senza alcun allegato o “pezza d’appoggio“, esattamente come Benedetto Vaccarino, che ha speso circa la metà della collega (e la cifra la allega come una nota al documento, in tutto cinque parole.

Piuttosto parchi i 5 Stelle, guidati da Serena Giannetto, che ha investito in “santini” appena 437 euro, più del doppio rispetto alla collega pentastellata Cristina Cannistrà, che ne ha sborsati 165.

Fermi a quota zero Cipolla (M5S) e Sorbello (Gruppo Misto), che sono riusciti a garantirsi le preferenze degli elettori senza mettere mani al portafoglio.

Nessun riscontro sul sito del Comune dei dati degli altri 9 consiglieri, ovvero Biagio Bonfiglio, Felice Calabrò, Giovambattista Caruso, Gaetano Gennaro, Giandomenico La Fauci, Antonella Russo, Giovanni Scavello e Salvatore Serra. Aprendo invece le spese elettorali di Nino Interdonato vengono fuori i dati di Giovani, caricati due volte per errore.

 

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