MESSINA. Messina è la provincia italiana in cui si gioca più d’azzardo, sia online che in maniera fisica. Lo certifica un report elaborato da Federconsumatori e Cgil, secondo cui quella dello Stretto è la provincia italiana in cui è maggiore la raccolta pro-capite online nella fascia d’età tra 18 e 74 anni, con una spesa di 2911 euro. Un triste primato che Messina condivide con altre due province dell’isola, Palermo in seconda posizione e Siracusa in terza.

Una valore che è addirittura più alto se si tiene in considerazione il capoluogo e non l’intera provincia: la spesa pro-capite per il gioco d’azzardo online di Messina città (sempre fascia demografica 18-74) è infatti l’incredibile cifra di 3.182 euro (e non è la peggiore d’Italia, dato che la città dello Stretto si posiziona quarta dietro a Benevento, Crotone e Reggio Calabria).

Un altro record (quasi) assoluto appartiene alla provincia di Messina: Patti è il secondo comune d’Italia in cui per spesa pro-capite per gioco online, l’incredibile cifra di 4.685,74 euro: un indicatore superiore di quasi il triplo rispetto alla media nazionale (1.719 euro) e superato solo da Castel San Giorgio in provincia di Salerno (4.999 euro). Un dato inquietante, questo, che il report imputa a una situazione peculiare: “la possibilità che in alcune aree urbane secondarie si sviluppino importanti poli di generazione dei volumi di gioco legati all’attività di conti online di “giocatori professionisti” che “investono” mensilmente sulle piattaforme decine di migliaia di euro”. Numeri elevatissimi anche per Lipari e Sant’Agata di Militello, entrambe sopra i 3.500 euro pro-capite.

 

Quello del gioco online è un problema, come appare dai dati, che sembra concentrato soprattutto al sud: il motore della raccolta da remoto nazionale è territorialmente collocato nel meridione d’Italia, in particolare in Campania (Caserta, Napoli, Avellino, Salerno, Benevento), in Sicilia (Messina, Palermo, Siracusa, Catania), in Calabria (Reggio C., Vibo Valentia, Crotone, Catanzaro, Cosenza, Potenza) e in Puglia (Lecce, Taranto, Brindisi).

“Un fenomeno che riguarderebbe soprattutto i centri medi e medio piccoli, proprio quelli che evidenziano le maggiori criticità in termini di occupazione e con problematiche significative nel tessuto civile. Esiste una relazione inversa tra la situazione socioeconomica e finanziaria, e l’incremento della raccolta complessiva dei giochi d’azzardo. All’acutizzarsi della crisi (reale o percepita) corrisponde una crescita della propensione al gioco e una conseguente contrazione dei consumi. Motore di questa dinamica, alimentata dalla crescente pubblicizzazione dei giochi d’azzardo legali, è l’idea illusoria di una vincita in grado di garantire la risoluzione “in un colpo solo” dei problemi economici correlati alla crisi”.

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