MESSINA. Mario Falcone, sceneggiatore e scrittore messinese, terrà un workshop di sceneggiatura in città e sarà poi protagonista dell’incontro letterario del 28 Marzo alla Biblioteca comunale. Falcone è autore di svariate fiction di successo (come Padre Pio, La guerra è finita, Ferrari, Einstein e Francesco) e altrettanti romanzi, l’ultimo dei quali, “La stella spezzata” è stato pubblicato lo scorso novembre per Edizioni Kalós. Si tratta della storia di tre giovani amici e delle discriminazioni che uno di loro è costretto a subire perché ebreo, negli anni immediatamente precedenti alla seconda guerra mondiale.
Il 28, però, si parlerà de “L’alba nera”, romanzo d’esordio dello scrittore, ambientato nella Messina del 1908, nei mesi precedenti allo storico terremoto che, proprio quell’anno, travolse la città.

Sia il suo primo romanzo che quest’ultimo sono fortemente legati ad avvenimenti storici. Quale processo segue quando decide di trattare eventi così importanti?

“Innanzitutto mi informo. Per scrivere ‘L’alba nera’ ho impiegato quattro anni perché, come si può immaginare, il terremoto ha distrutto tutte le fonti, le foto… il libro è del 2008, internet era ancora uno strumento rudimentale. La difficoltà maggiore era nel ricostruire la Messina pre-terremoto, sono stato fortunato perché ho trovato una pianta della città del 1902, per cui ho potuto collocare azioni e personaggi in posti reali. Questa è stata una delle cose che più ha colpito i lettori, trovare una città che non conoscevano, perché Messina era completamente diversa. Per cui è stata importante la ricerca storica. ‘La stella spezzata’ invece è ambientato a Roma, dove ho vissuto per 42 anni, per cui la conosco come Messina. Mi sono basato su avvenimenti storici accaduti realmente che avevo già avuto modo di studiare, sono molto appassionato di storia. A parte la ricerca, mi piace usare quel meccanismo che in gergo è detto ‘la storia vista dal basso’, per cui i grandi avvenimenti sono visti dalle persone comuni come noi. Quello che mi interessa è descrivere il carico morale, emotivo e psicologico sulle persone normali. In quest’ultimo, che è indirizzato ai ragazzi delle scuole medie e del biennio delle superiori, volevo far vedere come gli eventi storici di quegli anni, dal ’38 al ’45, avessero influito sulle vite di due ragazzini di 12 anni e di una ragazzina di 10. Ovviamente gli avvenimenti li costringono a crescere in fretta, ma non scalfiscono molto la loro voglia del bello nonostante la tragedia, dell’amore, dell’amicizia, dei sentimenti, che sono il tema del romanzo e sono l’unico scudo che un ragazzo può frapporre tra sé e le brutture della guerra.”

La storia fa da sfondo e da motore, ma c’è qualcos’altro al centro. Anche ne “L’alba nera”, il focus non è sul terremoto, ma su vicende diverse, una serie di delitti e le indagini del tenente Sestili. Il terremoto di fatto avviene solo alla fine del romanzo, anche se il suo inevitabile arrivo è percepibile dal lettore. Com’è nata l’idea di ambientare una storia prima? Qual è l’intento?

“L’alba nera in effetti non è sul terremoto di Messina, è un affresco di una città bellissima – credo che noi messinesi dovremmo essere orgogliosi della nostra città e di quello che è stata. Era una città cosmopolita, operosa, ricca, con una comunità intellettuale florida. Io racconto l’inconsapevole marcia verso l’abisso di un’intera città e di una popolazione. Quindi persone di tutti i ceti, le cui storie si intrecciano tra di loro in una serie di situazioni, che non si rendono conto che tutto il loro affannarsi a divorare la vita non conta niente di fronte a quello che li sta aspettando, che fu come un’apocalisse che si imbatté su Messina e su Reggio Calabria. È un romanzo, in realtà, sul terremoto dell’anima. Seguo i personaggi fino all’ultimo per far vedere il loro cambiamento. Di fronte a una catastrofe di quel tipo è ovvio subire un cambiamento. Lavoro molto anche sul tema della redenzione che mi è sempre piaciuto.”

Nel romanzo alle indagini di Sestili si intrecciano le storie di numerosi personaggi, ce n’è uno a cui è particolarmente legato?

“Sono particolarmente legato al protagonista, Rosario, che è un ragazzo di 15/16 anni, proveniente dai ceti bassi, non molto acculturato ma sveglio.”

Ne “La stella spezzata” è evidente l’importanza dell’amicizia. Quale ruolo ha questo valore ne “L’alba nera” e nelle sue opere in generale?

“Anche ne ‘L’alba nera’ il protagonista intreccia un rapporto d’amicizia molto bello. Io credo che l’amicizia, quand’è vera, quand’è sincera, sia un collante molto importante, forse più importante dell’amore, perché ha meno vincoli e meno compromessi.”

L’ambientazione messinese gioca un ruolo importante, non solo per via del terremoto, ma anche per gli usi e costumi, le tradizioni, il linguaggio. Si potrebbe dire che è Messina la vera protagonista?

“Assolutamente sì. E si sente la messinesità, non solo di chi scrive, ma dei protagonisti e di tutti i personaggi che sono profondamente legati alla città.”

In passato ha parlato anche di diritti cinematografici sul romanzo, ha in programma una trasposizione?

“I diritti cinematografici non li ho mai ceduti perché l’idea è quella di riuscire a farla diventare una serie tv. Non è facile perché sarebbe una serie costosissima a causa degli effetti speciali necessari. Ci siamo andati molto vicini ma avrebbero voluto ricostruire Messina in quelle zone sul mar Nero dove purtroppo ora c’è la guerra, quindi per ora è impossibile.”

Quali sono le differenze principali tra scrivere un romanzo e scrivere per la televisione? Ha una preferenza?

“Sono due prodotti di narrazione completamente diversi, uno si affida alle immagini e l’altro all’immaginazione di chi legge. In realtà la struttura del racconto è uguale. La sceneggiatura è uno strumento più tecnico e ha molti più vincoli. In una sceneggiatura alcune cose non si possono mostrare, come gli odori, che invece in un romanzo si possono descrivere. Una sceneggiatura è come un recinto, per cui ha dei limiti, un romanzo è una prateria sconfinata. In questo momento sto lavorando a una cosa per il cinema con un amico regista ma sono molto più orientato a scrivere romanzi.”

Tra poco però comincerà un workshop sulla sceneggiatura.

“Sì, per ora sto seguendo un PON ministeriale a Torregrotta con i ragazzi delle scuole medie, sempre sul cinema, poi mi dedicherò a questo laboratorio che è aperto a tutti, dai ragazzi del DAMS che vogliono fare gli sceneggiatori, a chi magari lavora già in banca ma vuole imparare a fare una cosa per divertirsi. Sabato ci sarà una sorta di lezione zero gratuita, una chiacchierata per spiegare su cosa verterà il corso e com’è strutturato.”

Il workshop è organizzato dall’associazione culturale Gruppo ARB e la presentazione sarà questo sabato, 18 marzo, da “Spazio Lilla”, in Via Enrico Martinez 11. L’incontro alla Biblioteca comunale avverrà invece nell’ambito del progetto “Un libro all’ora del tè” e sarà il 28 marzo alle ore 17.

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