MESSINA. La disoccupazione è a livelli da paese sottosviluppato, i giovani che non hanno lavoro, non lo cercano e nemmeno studiano sono quasi uno su due: e quando all’orizzonte spunta l’ipotesi di un concorso pubblico, a gettarcisi sopra come api sul miele sono in molti. A Messina, per i 51 posti che il Comune avrebbe dovuto bandire nel corso del 2017 (e ancora non ha bandito), si sono presentati  in 306. Prima ancora che il bando di concorso fosse pubblicato in Gazzetta ufficiale. Uno zelo che è costato a ciascuno di loro i 5,15 euro della tassa di concorso, non rimborsabile, e alle cassi di Palazzo Zanca ha fruttato 1573 euro, e qualche centesimo.

È successo che il 30 dicembre 2016 è stato approvato il bando di concorso pubblico, per titolo ed esami, per cinquantuno assunzioni al Comune: una notizia che ha messo in fibrillazione mezza città. Qualcuno più di altri, che per eccesso di zelo, e per una qualche paura di restare escluso, non ha atteso che il bando fosse pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale – serie speciale concorsi, passaggio che ne determina l’ufficialità. 

Tra i termini del bando, infatti, all’articolo 5 è riportato, riguardo alla domanda di partecipazione, “dovrà essere presentata non prima della data di pubblicazione”. Niente: in 306 hanno comunque proposto domanda, compresa dei 5 euro e 16 centesimi di tassa di concorso. Non rimborsabile.

In tutto sono 1573,80 euro, che a luglio il Comune ha “accertato” nella risorsa “tassa per l’ammissione ai concorsi a posti di ruolo”. Questo nonostante il bando non sia ancora stato pubblicato.

 

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