MESSINA. Un milione di interventi già effettuati, altro mezzo milione per il progetto di fattibilità delle bonifiche. Per la Zona Falcata, irrisolto problema e occasione mancata per Messina da decenni, potrebbe essere la volta buona per quell’operazione di pulizia (pulizia da decenni di sconsiderato uso industriale senza praticamente alcun vincolo) e recupero per la cittadinanza.

Non che sia una cosa semplice. “Ci sono punti in cui l’inquinamento è importante“, ha spiegato il presidente dell’Autorità Portuale Mario Mega. “Non è un intervento da poco: di solito gli interventi si fanno in zone industriali che mantengono la loro destinazione, quindi con livelli di inquinamento finali più alti, mentre queste aree saranno destinate alla permanenza delle persone come parchi. Stiamo restituendo un’aria contaminata alla fruizione urbana. E’ possibile che alcuni interventi siano invasivi e importanti. Non potrei mai pensare di aprire al pubblico un’area che presenta ancora dei rischi. Una volta capite le aree contaminate e quelle “pulite” potremo accelerare la fruizione”, ha spiegato Mesa illustrando l’accordo con Sogesid per gli studi di caratterizzazione.

Cosa sarà fatto in concreto? Intanto la collocazione geografica: si tratta della parte esterna della Falce, quella che corre parallela al mare Ionio e che raccoglie le spoglie della real Cittadella, che però non è tutta contenuta nell’area da bonificare: i bastioni interni, che si affacciano sul porto, rimarranno fuori perchè non esistono più (al loro posto sono stati costruiti negli anni gli approdi), mentre il resto della zona Falcata non appartiene all’Autorità portuale, ma è sottoposta alla giurisdizione della marina militare. Le zone “ripulite” diventeranno parco archeologico, Mega ha dimostrato un certo interesse per l’ipotesi di acquario e parco della biodiversità marina.

Mega ha parlato di interventi già attuati per un milione di euro dal 2019. Demolizione di edifici, perlopiù, la maggior parte dei quali in disuso, abusivi, in spregio a qualsiasi norma, che negli anni si sono appropriati di quello che resta della Real Cittadella, ma anche operazioni di scerbatura, e  un intervento più “strutturale” di bonifica nelle vasche dell’ex degassifica.

Prima di proseguire, però, è necessario sapere “come” proseguire: l’accordo con Sogesid serve a questo, e porterà all’aggiornamento del “piano di caratterizzazione” per cui Mega ha ringraziato l’Università di Messina per il lavoro già svolto. Una volta capito dove intervenire, ci saranno tre mesi per lo studio di fattibilità per gli interventi di bonifica di tre aree (A. B e D). Costi? Mega parla di previsioni della regione per settanta o ottanta milioni di euro per ripulire finalmente tutta l’area. ma sono, per l’appunto, previsioni: se non si capisce cosa c’è sotterrato nella zona, una stima dei costi è improbabile.

Cosa ci sarà sotto il terreno? Idrocarburi soprattutto, nonostante sia esclusa l’area dell’ex Eurobunker, titolare di una concezione scaduta, che deve tornare all’Autorità portuale e che prima della riconsegna deve essere pulita. “E questo porterà a un altro contenzioso”, prevede Mega. Sicuramente elementi chimici provenienti dalle attività dell’inceneritore e dai cantieri navali, ma, pur non dichiarandolo esplicitamente, e attendendo il piano di caratterizzazione, Mega sospetta che ci possa essere anche parecchio altro.

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