MESSINA. Il prato resiste, le tartarughe prendono il sole ma, vuoi per l’antica cancellata sottratta per esigenze belliche, vuoi per la ridefinizione degli spazi seguita al Piano Borzì, Villa Mazzini stenta a entrare nell’immaginario collettivo come il giardino storico di Messina. Dei suoi 185 anni di vita, sopravvivono alcune alberature secolari, i busti (fra cui quello di Mazzini, celato dalle giostrine) e poco più. Anche la pianta de “La Flora” (o Flora), come si chiamava in origine, non è più distinguibile.

Visitare Villa Mazzini, oggi, si avvicina non poco alla descrizione che se ne fa nel volume “Messina prima e dopo il disastro”: “Ha sofferto moltissimo a causa del disastro per la presenza delle baracche degli scampati… Oggidì presso l’entrata principale sono quasi morti gli arboscelli che dovrebbero essere in fiore… Resistono gli esuberanti palmizi e le piccole palme disseminate a vivai , a cespugli, a boschetti; han sofferto gli enormi ficus beniamina dalla massa verde cupa con riflessi bluastri, conformati a guisa di padiglione denso attorno al pensono Mazzini o sul palchetto dei concerti…”. Dentro Villa Mazzini si trovava anche un tempietto circolare a colonne ioniche progettato da Carlo Falconieri sotto il quale si trovava un  busto di Maurolico. Crollato con il terremoto, non è stato ricomposto.

 

 

LO STATO DELL’ARTE. E oggi, oggi come è Villa Mazzini? Come detto, le tartarughe nuotano tranquille nella vasca alla base del palchetto dei concerti a forma di grotta, ma a scandire l’area sono i giochi per bambini e i casotti dei venditori, che richiamano alla mente le baracche dei sopravvissuti post terremoto. Alcune hanno invaso le aiuole, con tanto di pavimentazione vera e propria. I profili del giardino all’italiana non sono più leggibili a causa delle attrazioni per i più piccoli e lo stesso Mazzini è chiuso da una muraglia colorata e rumorosa. Ad aggravare le cose, anni fa, fu lo spostamento in massa di alcuni giochi più grandi dovuto alla poca pazienza di un Prefetto che mal tollerava la sirena del trenino. Alla Villa c’è anche l’Acquario, che riaprirà a luglio, mentre la gabbia della scimmia Coco è diventata una voliera. Unico segnale di continuità, invece, è la fontanella, la rimasta in centro città a regalare acqua, mentre la lapide che ricorda fatti risorgimentali che ebbero luogo nei giardini è stata sporcata.

 

 

LA GUERRA DI IALACQUA. “Di questa vicenda non se ne può più!”. Daniele Ialacqua, assessore all’Ambiente del Comune, racconta due anni di battaglie contro chioschi e giochi che non hanno portato a niente: “Ho evidenziato il problema nei tavoli tecnici, trovando persino una soluzione: avevamo ridisegnato gli spazi, ricevuto l’okay della Soprintendenza e stabilito che giochi e altre attività sarebbero state spostate lato Prefettura. Il passaggio successivo – spiega – era accertare la titolarità di chi svolge attività in Villa, ma abbiamo scoperto che tutti, tranne uno, sono abusivi. A quel punto, la Polizia Municipale ha notificato lo sgombero, ma non l’ha mai eseguito“. Giostrine e chioschi ci sono da più di venti anni, ma la nuova assegnazione dovrà avvenire attraverso un bando: “Abbiamo intenzione di prevedere un punteggio maggiore per chi svolge attività, ma il punto è che nessuno le ha mai autorizzate, quindi come si fa?”, conclude Ialacqua.

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