PALERMO. È Lorenzo Sidoti, nato a Roma ma con origini e un forte legame con Messina, il compositore delle musiche del documentario dedicato al sociologo Danilo Dolci, intitolato “Il Profumo delle Zagare”. Il docu-film, prodotto da Alveare cinema e Rai Documentari, verrà trasmesso venerdì 4 novembre alle 15:35 su Rai 3. Il racconto, diretto da Paolo Bianchini e montato da Valeria Tomasuolo, con l’aiuto di filmati dell’epoca, si svolge attraverso il resoconto dei testimoni oculari o indiretti dell’operato di Danilo Dolci, che nel 1952 arriva in Sicilia, a Trappeto.

Lorenzo Sidoti, Foto di IDIO

Lorenzo Sidoti, classe 1990, nasce a Roma ma il suo primo contatto con il mondo della musica lo ha a Messina dove suo padre, Mimì Sidoti, è organizzatore con il Brass Group del Messina Jazz Meeting. Sin da bambino studia pianoforte, poi si appassiona alla chitarra e nel 2013 consegue il diploma di I livello in Chitarra Jazz al Conservatorio di Santa Cecilia. Tra il suo progetto musicale, “So Does Your Mother” e la didattica, Lorenzo Sidoti si diploma nel 2021 al Saint Luis College of Music di Roma in composizione. «E’ stato veramente bello poter scoprire un personaggio come Danilo Dolci. – dichiara Sidoti –  Personaggio che fa parte della Sicilia ma che probabilmente in Sicilia è stato dimenticato, così come in tutta l’Italia. Poterlo scoprire leggere e andare nei suoi luoghi  è stato molto importante, al di là per la scrittura della musica, ma anche proprio per me.»

Oltre alla scelta del regista, Paolo Bianchini, de “Aria sulla quarta corda” di Bach, “Preludio per violoncello” e la “siciliana” di Faurè eseguite dal violoncellista Christian Barraco, Lorenzo Sidoti ha composto una siciliana, ossia è una danza in voga del barocco che si rifà al tema della Sicilia e che si ritiene avere avuto origine nel madrigale. «Per la composizione, ho cercato di ispirarmi al racconto di Dolci e dalla terra: sono sceso in Sicilia con troupe e per me è stato fondamentale sia assistere alle riprese sia conoscere le persone, i luoghi che hanno visto l’operato di questo personaggio. Ho scelto di utilizzare un il “trio Harmonia”, composto da clarinetto, violoncello e pianoforte. In alcune parti ho utilizzato, invece, la chitarra”. Narrare un documentario su Danilo Dolci vuole dire lasciare molto spazio alle parole, alle immagini e vuole dire accompagnare il pubblico lungo un percorso con i giusti silenzi: è importante che le persone riescano ad ascoltare e comprendere bene il messaggio di Dolci, non soltanto dalle parole ma anche dai fatti che sono ancora presenti nelle persone che hanno visto la vita cambiata da Danilo Dolci. Durante la presentazione a Palermo un testimone ha detto che “Dolci è stato un personaggio che ha saputo insegnare a sognare, ma era un sognatore attivo che realizzava i suoi sogni.” E il brano che ho scritto rispecchia il sognante e il reale nello stesso tempo.»

«Il mio legame con Messina è sanguigno essendo la città della famiglia di mio padre. Il mio primo contatto con la musica l’ho avuto in città vivendo i primi festival. Ho dei ricordi stupendi del Messina Jazz Meeting . Musica e Sicilia corrispondono alla stessa cosa. Poter scrivere la musica su un personaggio, non siciliano perché Dolci era triestino, per è stato come riuscire a dare qualcosa indietro ad una terra che mi ha dato tanto. La stessa città di Messina è un posto che per me parla sempre di musica. Sono luoghi che comunicano musica. Penso che la Sicilia sia una terra che abbia dato tanta musica al mondo e tanti musicisti e abbia ispirato molti suonatori. Vuoi o non vuoi, ogni volta che scrivo e compongo parto sempre dalla Sicilia.»

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