MESSINA. Saranno i quaranta consiglieri comunali a decidere se Messinambiente possa avere ancora una chance di non dichiarare fallimento, o se il sipario sulla partecipata che per vent’anni si è occupata malissimo dei rifiuti di Messina, debba calare in maniera ingloriosa, con un crac chiesto dall’Agenzia delle entrate per un debito di trenta milioni circa.

Il consiglio comunale “straordinario e urgente”, convocato per le 18 di oggi pomeriggio, servirà a votare il contributo del Comune di Messina al concordato preventivo per Messinambiente: quei trenta milioni in cinque anni che sono stati portati davanti al al giudice delegato Giuseppe Minutoli ed ai giudici del collegio Antonio Orifici e Daniele Carlo Madia come proposta per evitare il fallimento.

Fallimento che però il pubblico ministero ha richiesto e reiterato per l’ultima udienza, quella decisiva, che si terrà venerdi 15 settembre, data in cui è fissata giorno in cui è fissata l’udienza collegiale per la “dichiarazione di inammissibilità della proposta concordataria e per la conseguente ed eventuale dichiarazione di fallimento di Messinambiente”.

Perchè, come si legge nelle premesse alla fissazione dell’udienza: secondo i giudici, Messinambiente ha risposto “solo in parte alle criticità evidenziate dal tribunale” con il decreto del 18 luglio, e con le integrazioni presentate qualche giorno dopo. “Il tribunale – si legge – non può non evidenziare che tutta l’architettura concordataria si fonda e si regge su un ingente impegno finanziario da parte di un ente pubblico territoriale, il Comune di Messina, terzo rispetto alla società proponente, ed allo stato tutto ipotetico, posto che solo la Giunta comunale ha deliberato il 29 giugno 2017 in merito al bilancio di previsione finanziario 2017-19, a debiti fuori bilancio ed al contributo da trenta milioni di euro per il concordato in esame, mentre la decisione finale compete al consiglio comunale, le cui decisioni – sostiene Minutoli – non possono ipotecarsi da parte di chicchessia, nè tantomeno da Messinambiente”.

“Pertanto la tempistica prospettata dalla società proponente appare del tutto aleatoria”, conclude laconicamente il giudice. Il piano, secondo il collegio, si regge su presupposti che sfuggono “al potere di controllo di Messinambiente”.

Il voto di stasera, se positivo, potrebbe indurre i giudici ad accettare la proposta di concordato preventivo: al fisco andranno i quindici milioni, sui quali le parti hanno raggiunto un accordo transattivo, che dovrebbero estinguere il debito con l’Agenzia delle entrate, il resto sarà diviso in partite da cinque milioni ciascuno per il Tfr dei dipendenti, per i debiti previdenziali con l’Inpdap e per altri debiti, soprattutto coi fornitori. Il Comune dovrà quindi assicurare il pagamento di sei milioni di euro all’anno per cinque anni.

Altrimenti, se il consiglio non dovesse votare favorevolmente, o se il tribunale non dovesse comunque accettare le garanzie fornite dall’amministrazione e respingere la proposta, sarà il chiodo finale nella bara di Messinambiente.

Subscribe
Notify of
guest

0 Commenti
Inline Feedbacks
View all comments