MESSINA. È una vita che provo a capire settembre ma non fa per me, cantavano i Fine before you came qualche anno fa. Dato che questa playlist va contro i cliché (anche se accettiamo saltuariamente consigli), la loro Capire settembre non trova spazio questa settimana, con la felice compagnia di Impressioni di settembre, Wake me up when september ends eccetera, eccetera, eccetera. Andiamo con altri suoni, con altre idee, con più brio, speriamo; è un rischio forse, magari volevate altro, ma non è niente rispetto a una vita in cui provo a capire per quale motivo settembre non fa per me.
Judas Priest – Breaking The Law
La prima volta che ho visto il video di Breaking the law ho pensato che per fortuna i tempi cambiano, perché mi provocò una crisi di riso pressocché infinita. Dal punto di vista musicale, invece, c’è ben poco da dire: i Judas sono uno di quei gruppi che ha un solo difetto dal mio punto di vista, cioè che non si sono fermati anni fa in modo da poterli ricordare oggi tra i migliori di sempre. Invece ancora fanno dischi e si può questionare su questa qualità, ma basterebbe pensare al fatto che British steel è del 1980 e voi un album così non l’avete mai fatto (anche se, nota a margine, il mio preferito dei Judas è Sad wings of destiny ma questo ve lo dico solo pour parler).
Alice Cooper – Salvation
Era da qualche settimana che pensavo di mettere Alice Cooper in playlist ma non capivo con che canzone potessi inserirlo. La scelta cade su Salvation, tratta da Along came a spider con cui la critica qualche anno fa non fu prettamente morbida, ma in tutta onestà devo dire che a me piacque parecchio. Salvation è la mia preferita, meriterebbe molto anche l’epilogo, I am the spider, ma quando ho cercato su YouTube ho notato che di quella esiste solo un video in cui un cinquantenne sovrappeso si lascia andare a un imbarazzante playback con dei filtri vintage. E insomma, forse è meglio Salvation.
D12 – How come
Un paio di giorni fa Eminem ha sganciato la bomba rilasciando a sorpresa Kamikaze, il suo nuovo disco solista che segue quella cosa oggettivamente brutta che si chiamava Revival. All’interno del nuovo lavoro il rapper di Detroit inserisce tanto rancore, tante parole di odio ma anche qualche dichiarazione di simil amore come quelle di Stepping Stone, dedicata ai D12, gruppo che proprio con quest’ultimissimo brano vede la fine della sua epopea. Dei D12 ricordo con enorme piacere How come, la mia preferita loro, in cui Proof ha scritto e rappato un capolavoro. Manchi tanto Proof, pugno sul petto e due dita al cielo per te.
Offlaga Disco Pax – Lungimiranza
Questa è difficile e ne sono consapevole. Gli Offlaga disco pax sono stati per anni un fiore all’occhiello della musica in Italia, perché è sempre stata art for art’s sake, senza strizzare in alcun modo l’occhio a tendenze esterne a quelle preferite del trio. Lungimiranza è un brano molto particolare contenuto in Bachelite, quello che ritengo essere il loro migliore lavoro; prima si parlava delle parole di odio di Eminem, questa è un po’ una traslazione di quello spirito in un altro genere, con Collini che canta di quando Capossela si esibiva tra l’indifferenza generale in un circolo ARCI in cui lavorava un giovane (e affamato) Luciano Ligabue.
Rebekah Del Rio – No stars
Ieri ho rivisto Mulholland Drive perché ogni tanto quando sogni, incubi e realtà tendono a toccarsi e spesso coincidere c’è bisogno di arte che ci possa ricordare quanto non siamo soli in questo universo. Nel film di Lynch c’è anche la straordinaria presenza della Del Rio, una cantante meravigliosamente brava che poi il regista ha voluto anche nella terza stagione di Twin Peaks. E noi scegliamo proprio l’esibizione del Roadhouse, la commovente No Stars, per chiudere il quadro di oggi. La ciliegina più bella possibile perché, per quanto possa sembrarlo data la bellezza eterea della sua voce, questa non è un’illusione.